Da quando ho saputo della sua esistenza, nel 2011, questo relitto ha sempre esercitato un
forte richiamo verso di me, ma dall'estate 2013, la prima volta che avrei potuto, ad oggi, non
sono ancora riuscito ad esplorarlo e mi viene il sospetto che forse non lo vedrò mai da
vicino. Nel 2013 ero a Olbia per altri motivi ma mi ero ritagliato un po' di tempo per fare
immersioni, ero riuscito a farne una con un diving center di Porto San Paolo a Tavolara ed
avevo chiesto se era possibile immergersi anche al relitto del Chrisso, mi risposero di no,
era, per loro e forse la maggior parte dei subacquei, poco interessante e poco profondo, era
un relitto con la prua affiorante e una profondità massima di sette o otto metri. Lo avevo
solo visto in foto e mi feci spiegare come poter andare a vederlo il più vicino possibile, mi
spiegarono la strada ed andai a Punta la Greca, vicino al porticciolo e alla spiaggia di Cala
Finanza. Scattai qualche foto da lontano alla parte emersa circondata dal bellissimo
paesaggio dell'area marina protetta di Tavolara e Punta Coda Cavallo, con l'isolotto rosso
dietro e Molara sullo sfondo. Mi informai se nei dintorni qualcuno noleggiava dei kayak o
dei pedalò, nella prima foto che ho visto e che mi ha acceso la fantasia c'era proprio un
kayak col relitto dietro e Tavolara sullo sfondo, ma nelle vicinanze non trovai nulla.
Per quella volta dovetti abbandonare l'idea ma credevo che l'esplorazione fosse solo rimandata.
Durante l'inverno, lontano dalla Sardegna, cercai più informazioni, un po' di storia del relitto, qualche dettaglio in più, in alcuni siti internet leggevo che distava circa 500 metri dalla costa, sul libro “Relitti e navi sommerse in Sardegna” 600 metri, e così nella mia testa girava l'idea che forse con pinne, maschera e boccaglio potevo raggiungerlo.
L'anno successivo, sbarcato dal traghetto Livorno Olbia, prima di dirigermi verso Carbonia mi ero fermato a Cala Finanza, il relitto era ancora lì, mi sembrava più lontano di come ricordassi, ma ad ogni modo non sarei riuscito a raggiungerlo, nemmeno in kayak, il mare era agitatissimo, la spuma delle onde a volte superava gli alberi che uscivano dalla prua affiorante, il vento era fortissimo, non mi fermai nemmeno per qualche foto.
Questo scenario mi si ripresentò almeno altre due volte nel corso degli anni, una volta ero partito da Carbonia il giorno prima del traghetto per Livorno, volevo fermarmi in un campeggio poco lontano e poi provare ad andare a vedere il Chrisso, le previsioni meteo non erano poi così male, ma una volta arrivato davanti al campeggio trovai un vento di tramontana tanto forte che optai per trovarmi un bed & breakfast, inutile dire che il relitto
era inavvicinabile. Un altra volta, sempre sceso dal traghetto ad Olbia, mi fermai a dormire in macchina vicino alla spiaggia di Porto Taverna, la mattina successiva feci un immersione sempre con un diving di Porto San Paolo a Tavolara poi andai a Cala Finanza, mi riposai un po' in spiaggia, feci il bagno e un po' di snorkelling, il relitto non c'era più, o meglio, era affondato anche l'ultimo pezzo che rimaneva fuori dall'acqua. Tra la spiaggia e gli scogli dell'area marina protetta di Tavolara, dove si era incagliata la nave, passavano tante imbarcazioni e il mare non era calmissimo, rinunciai anche quella volta.
Ed eccomi qua, estate del 2024, scendo dal traghetto, sempre stessa storia, il mare oggi è calmissimo, uno specchio, sono attrezzato con pinne, maschera, boccaglio ed ho pure la boa di segnalazione ma non so dov'è il relitto, non si vede più già da qualche anno e forse un po' perché non ci credevo, non ho guardato le vecchie foto per prendere dei punti di riferimento, forse pensavo di ricordare semplicemente arrivando li, ma nel mare tra me e le isole di Tavolara e Molara ci sono diversi scogli che potrebbero essere quelli dove si era incagliata la nave. Entro in acqua dalla spiaggia, dopo qualche tempo che pinneggio però mi sembra che gli scogli siano davvero lontani, cominciano anche a passare delle imbarcazioni ed ho la sensazione di essere troppo lontano dalla costa.
Due gommoni si fermano vicino a degli scogli e si buttano a mare tante persone armate di maschera e pinne, credo che il Chrisso sia li, ora da Porto San Paolo organizzano uscite in barca per andare a vederlo durante le escursioni a Tavolara e Molara, addirittura due gommoni pieni di gente, ma li vedo distanti, mi sembrano molto lontani, decido di tornare a riva, la distanza mi inquieta un po', con altri gommoni che passano tra me e loro non mi sento tranquillo. Ci rinuncio anche questa volta, nonostante il mare sia favoloso, non tira un filo di vento, sono attrezzato bene, ma forse ho sbagliato il punto di partenza.
Arrivato a terra ed asciugato mi avvio verso gli scogli della punta esterna della spiaggia e faccio volare il drone, volo sui vari scogli poi mi dirigo sopra i gommoni fermi vicino alle persone che fanno snorkelling, il relitto è proprio li. L'acqua è cristallina e dall'alto ciò che rimane sott'acqua della nave si ammira benissimo, effettivamente è lontano, il drone segna circa 850 metri da me, ed ora sono anche più vicino rispetto al punto in cui sono entrato in acqua, forse dall'altro lato della cala è più vicino.
Da una parta mi sento sconfitto, mi dispiace non esserci arrivato nonostante le ottime condizioni ma dall'altro sono anche contento di averlo “ritrovato” con il drone ed averlo ammirato completamente dall'alto, un po' come se in un immersione vedi un relitto profondo mentre stai scendendo in acque limpide.
Sono passati quasi cinquant'anni dal giorno, il 31 dicembre 1974, che si incagliò, salendo letteralmente sugli scogli. La nave stazionava in rada in quel tratto di mare, forse proprio per non farsi trovare in navigazione durante il fortunale, ma la tempesta si rivelò più violenta, tanto che l'equipaggio non riuscì a salpare le ancore per andare a cercare miglior riparo verso l'isola di Tavolara. Gli uomini dell'equipaggio si salvarono tutti e nemmeno la nave subì grossi danni e i primi tempi a bordo rimase un custode, poi però il tempo e le mareggiate cominciarono a danneggiarla e l'armatore riuscì a venderla ad una ditta di recuperi ma poco dopo a bordo divampò un incendio che distrusse buona parte delle attrezzature utili e finì per essere abbandonata al suo destino.
Era una nave da carico lunga circa 92 metri e larga 12 con una stazza lorda di 1930 tonnellate, fu costruita nel 1958 a Oldenburg in Germania col nome di Sorteklint per una compagnia Danese, cambiò diversi proprietari e varie volte nome, nel 1960 Jacqueline, nel 1964 Coral Bay, nel 1966 gli furono apportate modifiche importanti e venne allungata, nel 1968 cambio di nuovo nome in Inalote Bluementhal, il 25 giugno 1971 durante un viaggio da New York City a Santo Tomas de Castilla in Guatemala, la nave si incagliò nel mare del Belize e poi recuperata il 10 luglio, infine nel 1972 venne acquistata da un armatore cipriota che la ribattezzò Chrisso. Due anni dopo, in viaggio da Skikda, in Algeria, verso La Spezia, naufragò, ponendo fine alla sua storia di nave e dando inizio a quella di Relitto.
Poco prima di pranzo lascio la spiaggia e comincio a dirigermi verso Carbonia ma ho un
altra tappa in mente che raggiungo dopo circa due ore di strada e dopo aver mangiato un
panino in un bar bottega che vende solo prodotti sardi.
La seconda tappa della giornata è a Mari Ermi, una spiaggia sulla costa ovest in provincia di
Oristano, dove a un centinaio di metri dalla battigia ci sono i resti di un altro relitto. Questo
relitto è molto più facile da trovare e l'ho già visitato nel 2022, una mattina di fine settembre
mentre andavo da Carbonia ad Olbia per un ennesimo traghetto. L'ho scoperto tardi, solo
qualche giorno prima di andare a cercarlo, su internet non ci sono molte notizie, se non che
è un attrazione ideale per far snorkelling in quella magnifica spiaggia, alcune informazioni
sono confuse, contraddittorie, non viene nemmeno citato nel libro “Relitti e navi sommerse
in Sardegna”.
Il relitto è quello della “Carla Velcich”, anch'essa una nave da carico che trasportava derrate alimentari, per alcuni siti era un postale che faceva spola tra Oristano, Bosa e Alghero fin dai primi anni del 1900, in altri siti ho letto che era in navigazione da Torregrande, nel golfo di Oristano, a Civitavecchia e che il 2 agosto 1959 andò in avaria durante una mareggiata di maestrale. Le venne in soccorso il peschereccio “Monte Argentario” che cercò di trainarla fino ad un porto sicuro ma il vento e le onde aumentarono, per evitare l'affondamento di entrambe le imbarcazioni tagliarono la fune di traino e la Carla Velcich fu abbandonata ai marosi e venne spinta ed affondò vicino alla spiaggia di Mari Ermi, dove le forti e ricorrenti mareggiate distrussero lo scafo disseminando le varie parti sul fondale ad un centinaio di metri dalla spiaggia dove la profondità sarà al massimo di quattro o cinque metri.
Oltre queste notizie, che a dire il vero non mi convincono molto, su internet non ho trovato altro materiale, non so quanto era lunga, quanto era larga, né le tonnellate di stazza, non so dove è stata costruita né quando, se prima ha avuto altri nomi né se Carla Velcich fosse effettivamente il suo nome. Un relitto molto visitato dai bagnanti con maschera e boccaglio ma altrettanto misterioso.