Dopo tre ore di minibus, con il mare, spesso a strapiombo, a destra e, in lontananza, montagne innevate a sinistra, arrivo a Antalya, grande città turistica sul mediterraneo. Ho a disposizione solo qualche ora, perchè nella notte viaggerò verso la Cappadocia. Dal grande Otogar (stazione degli autobus) raggiungo Kaleiçi (il centro storico) con la AntRay, un nuovo e moderno sistema tramviario che assomiglia ad una linea metropolitana all'aperto. Lungo la via che dalla stazione del Ant Ray porta al Kaleiçi c'è una bella mostra fotografica all'aperto, con foto di vari fotoreporter famosi (un esempio su tutti Steve McCurry). Il quartiere storico è assediato dai turisti. Mi bevo una fresca spremuta d'arancia. Do uno sguardo veloce alle varie attrattive principali: il simbolo di Antalya, un minareto scanalato molto caratteristico, entro nella moschea adiacente, un occhiata distratta alla torre dell'orologio, altro simbolo della città, un giro nella piazza dove c'è la statua di Ataturk.
Scendo le ripide stradine acciotolate fino al porto turistico e mi faccio convincere a fare un giro in barca di una quarantina di minuti per vedere cascate, torri, grotte e altre cose vagamente interessanti nei dintorni del porto. Continuo con una passeggiata tra le strette stradine chiuse tra vecchie case ottomane ristrutturate e diventate negozi di cianfrusaglie per turisti. Ritorno al Otagar col moderno tram, ceno in un ristorantino all'interno, e poco dopo le nove parte l'autobus notturno diretto a Goreme. Dopo una giornata veloce ed a ritmo serrato, ritrovarmi seduto ad aspettare che passi la notte mi disorienta e mi sento perplesso e un po' confuso.
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