Arriviamo sul punto d'immersione nella zona B dell'Area Marina Protetta di Capo
Carbonara, precisamente sul relitto della Egle.
La Egle era un piroscafo da carico lungo circa settanta metri del compartimento marittimo
di Genova, varato nel 1893, requisito nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, dalla
Regia Marina e adibito al trasporto di rifornimenti.
Il 29 marzo 1943 partiva da Cagliari per portare carbone a La Maddalena ma a circa un
miglio da Capo Carbonara incrociava il sottomarino Olandese Dolfijn che lo centrò con tre
siluri, facendolo affondare.
Scendo lungo la catena che tiene la boa legata ad un grosso verricello. Il mare è un po'
mosso e in superficie, fino ad una discreta profondità, c'è una forte corrente. Il relitto è
adagiato su un fondale detritico tra i trentacinque e i trentotto metri, molto deteriorato, la
poppa distrutta dai siluri e il resto della nave finito schiacciato e collassato dal peso del suo
carico. L'immersione è comunque molto affascinante, non posso farci nulla, mi piacciono i
relitti ed i rottami, scatto foto a caso e guardo da tutte le parti, tante castagnole, saraghi,
donzelle, una cernia si nasconde velocemente, un grosso scorfano sotto un anello in metallo
rimane li a farsi guardare, flabelline, spugne e qualche rara gorgonia.
Ciò che rimane della
prua è quasi del tutto insabbiato, il resto della nave è un insieme di lamiere e travi, dove si
distinguono bitte, scale a pioli, tubi, ma vista dall'alto, mentre si risale, si riconosce ancora
la sagoma di una nave in assetto di navigazione.
Risaliti in gommone dopo trentacinque minuti sott'acqua, ci dirigiamo verso il secondo
punto d'immersione, riparati dall'isola dei Cavoli il mare è più che calmo. Mentre
aspettiamo, per dare al nostro corpo un adeguata sosta in superficie, facciamo merenda.
Siamo in zona A dell'Area Marina Protetta, tra degli scogli a est dell'isola dei Cavoli. Anche qui c'è quello che rimane di un relitto, il Costante, chiamato il relitto dei tubi, perché trasportava grossi tubi in cemento per fognature che sono ancora sparsi sul fondale. La poca profondità e le forti mareggiate hanno fatto a pezzi e sparso su una vasta area ciò che rimane della nave e del suo carico, affondata negli anni settanta. Oltre tante lamiere irriconoscibili, si trovano i resti della prua, del blocco motore, tubi e tanti rottami intriganti.
La vita qui è anche più interessante che sulla Egle, oltre le castagnole, tante salpe, i saraghi, le orate e le corvine, tra le lamiere, murene, scorfani, tante cernie, e cosa curiosa, dei coloratissimi pesci pappagallo, che non avevo mai visto. Dopo un ora d'immersione risaliamo sul gommone e guardando il faro dell'isola dei cavoli rientriamo in porto, scarichiamo il gommone e carichiamo il carrello attaccato alla Jeep e con questa torniamo al Diving.
Dopo lavato l'attrezzatura e bevuto un bicchiere di birra mentre aspetto che sgoccioli un po' facendo delle chiacchiere con Simone e Margherita, carico tutto in macchina e me ne torno a Carbonia.