Era da tanto tempo che non dormivo in macchina, e devo dire che non è stato poi così
terrificante. Mercoledì sera mi hanno confermato che da giovedì sarei stato nuovamente in
cassa integrazione. Subito la notizia mi ha buttato un po' giù, anche perché il meteo previsto
nei posti vicino a casa per fare immersioni era molto brutto. Pensa e ripensa mi viene un
idea malata. Preparo il borsone da sub, la tenda e metto un po' di magliette e mutande in uno
zaino, carico le batterie delle fotocamere e alle 17 in punto parto direzione Gallipoli, le
previsioni meteo dicono che al sud continua l'estate. Mi fermo a Modena a fare il pieno e al
Decathlon a comprare un tavolino (l'ultima volta ne ho sentito la mancanza). C'è traffico in
autostrada, soprattutto da Bologna a Imola. Alle 20 esco a Senigallia per cenare, niente di
che, un panino all'America Graffiti e una passeggiata lungo la spiaggia fino alla rotonda sul
mare e poi rientro alla macchina dal lungomare. Riprendo la strada alle 21 e dopo 2 ore e
mezzo mi fermo in un autogrill, abbasso i sedili di dietro e mi metto a dormire. Alle 6
riparto e faccio diverse soste per caffè, colazione, un po' di gasolio. Alle 10:30 arrivo a
Rivabella, dove c'è un camping, e chiedo se c'è posto per me, una bella piazzola a meno di
venti metri dal mare. Monto tutto, gonfio il materassino, mando qualche messaggio per far
sapere dove sono finito a qualche amico e a mamma & papà poi provo a fare qualche
telefonata ai diving della zona, nessuno ha posto per me per domani, forse domenica
pomeriggio, piccola delusione. Non mi arrendo e continuo a cercare diving su internet e mi
accorgo che uno mi è sfuggito. Neanche loro hanno posto per domani, però se voglio c'è
posto il pomeriggio alle 15... non so che ora è e chiedo a lui, le 14:30, gli dico dove sono e
mi risponde che il diving è a 4/5 chilometri e che se voglio, comunque, mi può aspettare un
po'. Sono stanco e già sdraiato sull'asciugamano di fianco alla tenda sotto la pineta ma non
ci penso due volte e butto tutto dentro la tenda e corro alla macchina. Arrivo puntuale al
diving, monto gav e erogatori, mi preparano la zavorra e seguo il furgone fino al molo,
saliamo sul gommone e in circa 5 minuti siamo sopra il relitto di un peschereccio. Alle 16
inizia la discesa nel blu. Il relitto è su un fondale di 25 metri, immersione semplice ma
molto bella, il vecchio barcone in legno è pieno di vita ed è molto scenografico. La rete a
strascico, la luce e la strana visibilità gli danno un aria molto misteriosa e cupa. Dopo 45
minuti sono in superficie, ho preso 3 minuti di deco ma va bene lo stesso, tutto è successo
molto in fretta ma alla fine sono molto soddisfatto.
Nel briefing pre immersione non mi hanno dato tante notizie riguardo il relitto ma su
internet sono riuscito a trovare qualche informazione.
Fu varato in Italia nel 1969 col nome “Andreina” ma negli anni settanta fu rinominato
“Frangì”. Il peschereccio è affondato nel dicembre 2008 mentre rientrava in porto dopo la
solita battuta di pesca giornaliera, a causa dello speronamento da parte di uno yacht
“impazzito” che c'è finito letteralmente sopra, delle tre persone dell'equipaggio una rimase
gravemente ferita. Il forte vento e il mare mosso hanno impedito il recupero immediato del
motopeschereccio che si è inabissato dopo oltre un ora durante le operazioni di rimorchio
delle due imbarcazioni incagliate tra loro, mentre lo yacht fu portato a Porto Gaio, a nord di
Gallipoli, e posto sotto sequestro. Dal serbatoio dell'imbarcazione fuoriuscirono circa 200
litri di gasolio che le panne galleggianti, disposte dai mezzi antinquinamento riuscirono a
contenere consentendone l'aspirazione, nei giorni successivi si riusci a recuperare tutto il
carburante e per fortuna non ci furono conseguenze inquinanti e si decise di non recuperare
il relitto. Per chi era alla guida dello yacht si ipotizzò il reato di naufragio colposo, ma non
ho trovato notizie di come sia finita la vicenda.
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