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domenica 22 novembre 2020
Il paese fantasma di Craco
venerdì 9 ottobre 2020
Ex base Nato di Monte Giogo

mercoledì 2 settembre 2020
Immersione sul bombardiere Junker 88
Posso senz'altro affermare che sia stata la curiosità di vedere questo aereo sommerso della seconda guerra mondiale che mi ha fatto arrivare in Salento in un viaggio improvvisato, merito di alcune foto su internet che mi sono capitate davanti e di un articolo di qualche anno fa sulla rivista Sub Underwater Magazine che me lo ha fatto inserire nell'elenco virtuale delle immersioni da fare prima o poi. L'idea era di stare in campeggio a Rivabella, qualche chilometro a nord di Gallipoli, tre o quattro giorni ma ho trovato un vento da sud che per qualche giorno non ha permesso di fare l'immersione comunque non voglio andar via senza averlo visto. Prima immersione sul Junker 88 il mercoledì, con un diving di Santa Caterina di Nardò, ovvero il mio sesto giorno in Puglia.
Con questo diving ho già fatto un immersione due giorni prima sul relitto del Neuralia, un relitto che ha fatto la prima e la seconda guerra mondiale di cui rimangono solo tanti rottami e lamiere sparse nel mare davanti a Porto Cesareo, quindi arrivo con un po' di anticipo e so già come muovermi. In pochi minuti di navigazione, col gommone, arriviamo sul punto gps, il relitto non è pedagnato quindi lanciano un pedagno “volante” solo che c'è un po' di corrente e al primo tentativo ci spostiamo troppo e quindi ci si riprova, la seconda volta va meglio. Quando siamo tutti pronti e in acqua, appena la guida ci da il via, io scendo veloce per provare a fare qualche foto senza troppa gente in mezzo, giù ci sono già un fotografo e la sua modella che avevano chiesto di poter immergersi prima di noi proprio per non avere gente in mezzo alle foto.
Comunque la corrente stava spostando il pedagno, il peso sulla sabbia non era abbastanza pesante da contrastarla e si è messo ad “arare” e quando arrivo sul fondo, a 35 metri, non vedo il relitto, non voglio aspettare tutto il gruppo e quindi nuoto contro corrente fino a che non si intravede, arrivo da dietro e vedo i due che fanno foto, mi alzo di qualche metro, volando sopra l'aereo e il colpo d'occhio è veramente emozionante, faccio in tempo a scattare solo qualche foto e poi arriva tutto il gruppo e siamo veramente tanti per questo sito, che è relativamente piccolo, l'apertura alare è di circa venti metri e la fusoliera sarà al massimo una quindicina di metri, sulla sabbia, intorno non c'è altro se non, diversi metri dietro l'ala destra, i resti della coda che si è staccata dalla carlinga, con disegnata una svastica, per alcuni ancora riconoscibile, ma non per me, che faccio veramente fatica ad identificarla tra le alghe che coprono questo pezzo di lamiera, e il ruotino del carrello. La copertura trasparente che chiudeva l'abitacolo non c'è e si vede bene il seggiolino del pilota e quel che resta delle apparecchiature di comando, il tutto ricoperto da incrostazioni e spugne, i due motori sono per metà insabbiati, non ci sono le eliche e anche qui le spugne la fanno da padrone, le ali sono impressionanti e davanti a quella sinistra c'è ancora il fanalino colorato dove la guida mette all'interno la torcia per farci capire che cos'è.
L'articolo su Sub Underwater Magazine di marzo 2017 dice che è stato “scoperto” nel 2009 dal diving con cui faccio l'immersione, gli anziani del posto raccontavano di un aereo caduto in quelle acque ma molti pensavano fosse ormai una leggenda visto che non ci sono documenti che affermino la perdita dell'aereo, ho visto anche un video su youtube dove il proprietario di un altro diving dice di averlo trovato negli anni novanta ma non avendo il gps, in seguito, non è più riuscito a trovarlo. Non si sa né quando è affondato, né il perché, come ho già detto non ci sono documenti o notizie a riguardo ma solo le testimonianze sbiadite dei vecchi abitanti della zona. Si pensa che forse sia ammarato, il fatto che la coda sia staccata e che sia in assetto di volo sembra confermare l'ipotesi, e non essendoci tracce di buchi da proiettili visibili fa pensare ad un guasto tecnico. Non sono stati trovati resti umani tanto meno nessuna targhetta di riconoscimento, né bombe o armi, o ne era sprovvisto e quindi non impegnato in un azione di guerra, o sono state rubate da qualcuno che lo ha trovato in passato e tenuto nascosta la notizia.
L'aereo è un Junker 88, o come lo chiama Wikipedia, Junkers Ju 88, era un bombardiere bimotore ad ala bassa prodotto in Germania dalla metà degli anni trenta ed è stato il velivolo più versatile della Luftwaffe, l'aeronautica nazista. Fu prodotto ininterrottamente dal 1936 al 1945 in dozzine di versioni per un totale di circa 16000 aerei. Veniva usato soprattutto come bombardiere, aereo da ricognizione, caccia notturno, aerosilurante, aereo da attacco al suolo e poteva raggiungere gli oltre 600 km/h. A detta di molti, forse, l'aereo più performante della seconda guerra mondiale.
Un immersione tuttavia facile, ma il fatto che un relitto aereo della seconda guerra mondiale sia così ben conservato e quasi integro, con un gran bel colpo d'occhio e l'aura di mistero che lo avvolge, la rendono molto avvincente ed entusiasmante.
venerdì 28 agosto 2020
Il Peschereccio di Gallipoli
Nel briefing pre immersione non mi hanno dato tante notizie riguardo il relitto ma su internet sono riuscito a trovare qualche informazione. Fu varato in Italia nel 1969 col nome “Andreina” ma negli anni settanta fu rinominato “Frangì”. Il peschereccio è affondato nel dicembre 2008 mentre rientrava in porto dopo la solita battuta di pesca giornaliera, a causa dello speronamento da parte di uno yacht “impazzito” che c'è finito letteralmente sopra, delle tre persone dell'equipaggio una rimase gravemente ferita. Il forte vento e il mare mosso hanno impedito il recupero immediato del motopeschereccio che si è inabissato dopo oltre un ora durante le operazioni di rimorchio delle due imbarcazioni incagliate tra loro, mentre lo yacht fu portato a Porto Gaio, a nord di Gallipoli, e posto sotto sequestro. Dal serbatoio dell'imbarcazione fuoriuscirono circa 200 litri di gasolio che le panne galleggianti, disposte dai mezzi antinquinamento riuscirono a contenere consentendone l'aspirazione, nei giorni successivi si riusci a recuperare tutto il carburante e per fortuna non ci furono conseguenze inquinanti e si decise di non recuperare il relitto. Per chi era alla guida dello yacht si ipotizzò il reato di naufragio colposo, ma non ho trovato notizie di come sia finita la vicenda.
sabato 8 agosto 2020
Necropoli Etrusca di Monterozzi a Tarquinia
giovedì 6 agosto 2020
Relitto dell'Anna Bianca a Giannutri
Durante le ferie forzate di agosto ne ho approfittato per visitare l'Argentario, campeggiando per poco più di una settimana a Feniglia e fare anche qualche immersione nel mare azzurro del promontorio e all'isola di Giannutri. Dopo aver preso parte, qualche giorno prima, ad un full day con due immersioni presso la costa sud dell'Argentario, oggi in previsione c'è un full day all'isola di Giannutri, partendo da Porto Ercole con una grande barca, comoda, dove a prua c'è la sala comando e la cucina e a noi clienti, che siamo in tanti, non è permesso entrare. L'isola è un area naturale protetta e fa parte del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano con una riserva marina su gran parte delle sue coste. Il mare è un po' mosso con vento da nord ma la piccola isola a forma di C possiede diversi luoghi ridossati per quasi tutti i venti. Una volta arrivati a Cala Ischiaiola e ormeggiati alla boa del parco mi aspetta una piacevole sorpresa: quando chiedo quale sarà il mio gruppo e la mia guida, mi chiedono se mi va di fare l'Anna Bianca ed io accetto senza condizioni, felicissimo e un po' incredulo visto che non mi aspettavo di fare il relitto, non avevo chiesto e loro non lo avevano neanche accennato.
sabato 25 luglio 2020
Il Mohawk Deer
sabato 13 giugno 2020
Nicole e Potho a Numana
Ormai sono due settimane che è finito il Lockdown durato quasi due mesi e mezzo, da metà marzo, la quarantena per contenere il contagio del virus Covid 19 che ha scatenato una pandemia mondiale con tantissime vittime, la voglia di andare al mare e immergermi è tanta ma il mare in Liguria è stato mosso lo scorso week end ed anche questo i diving center che ho contattato cancellano le immersioni in programma per lo stesso motivo. Provo a telefonare a Rimini per un immersione al Paguro, in Adriatico le previsioni danno mare calmo, ma per il sabato sono al completo. Mi viene in mente che da qualche anno ho intenzione di andare al relitto della Nicole al Conero, nelle Marche, visto in una puntata di Linea Blu e non ho mai avuto occasione, così provo a telefonare al Centro Sub Monte Conero di Numana e mi confermano che il sabato con la seconda immersione, alle 10:30, andranno al relitto ed hanno l'ultimo posto disponibile, in programma hanno anche un immersione alle 7:30 ma sono al completo e se arrivano ad un numero sufficiente faranno anche la terza alle 14:30, mi spiegano le nuove normative e come comportarsi, sempre per l'emergenza Covid 19, confermo la mia presenza. Da casa ci vogliono poco più di tre ore se non c'è traffico, quindi mi sveglio alle 5:30, ho già tutto pronto dalla sera prima, carico la macchina, faccio colazione e parto alle 6:00, il viaggio è tranquillo, senza soste, arrivo alle 9:00 e parcheggio vicino al diving che si trova in spiaggia, pochi passi dal porticciolo dove hanno il gommone. Il mare è calmissimo, il cielo splendido e la temperatura ottima. Mi accoglie una luminosa ragazza che mi spiega di nuovo le precauzioni da usare per l'emergenza Covid, ovvero tenere la mascherina, lavarsi spesso le mani, tenere le distanze, posti assegnati, le consegno i moduli che ho scaricato e compilato a casa e mi assegna la mia postazione, numero 10, una sedia e un palo con un appendiabiti, un altra ragazza mi consegna una bombola da 10 litri e assemblo tutta l'attrezzatura. Gli altri sono ancora in mare e arrivano verso le 10:00, carichiamo l'attrezzatura su un ape e mi dirigo al porto a piedi, con gli altri sub. Anche in gommone abbiamo i posti assegnati e distanziati, io sono nell'ultimo posto nel lato di dritta a prua. Dopo circa dieci minuti di navigazione, due miglia dal porto turistico di Numana, ci sono le boe di ormeggio, una a poppa e una a prua del relitto Nicole, il più recente relitto che ho visitato, affondato il 27 gennaio del 2003 a causa di una tempesta, era una motonave da trasporto dalle caratteristiche fluviali, aveva il fondo piatto e le murate basse, proveniva dalla Turchia e andava a Marghera con un carico di materiale per la fabbricazione del vetro, cercava riparo verso il Monte Conero, sperando di trovare un ridosso, invece le onde superarono le murate e le stive si riempirono d'acqua, portando giù, in assetto di navigazione, la motonave, che una volta toccato il fondo si spacco in due tronconi, che le successive mareggiate hanno fatto disassare ma rimangono ancora in assetto di navigazione. Un'altra caratteristica di questo relitto è che si trova a bassa profondità, il punto più alto è a circa sette metri, il più basso, sul fondo a diciassette. La natura del fondale composto da sabbia finissima e fango e la notevole presenza di sospensione riducono molto la visibilità ma mi dicono che sono fortunato e oggi è molto meglio del solito ma per quanto mi riguarda la visibilità per me è scarsa. Le lamiere sono completamente ricoperte di cozze, molluschi, ascidie e spugne, tantissimi nudibranchi e crostacei, circondata da tanti banchi di pesci di piccola taglia. La guardia costiera e agenzia per l'ambiente intervennero subito dopo l'affondamento e il giorno dopo si recuperò il carburante dai serbatoi, si pensò di recuperare la nave con costi molto alti, ma i centri subacquei della zona insistettero per lasciare il relitto a scopo turistico prendendo come esempio il relitto della piattaforma Paguro di Ravenna e praticamente a costo zero. Un relitto di tali dimensioni e a profondità così accessibili costituisce un'oasi di ripopolamento per la fauna ittica ed effettivamente è diventato un polo di attrazione per il turismo subacqueo. Finita l'immersione ritorniamo al porto e da li al diving, mi confermano che facciamo un altra immersione alle 14:30. Dopo essermi cambiato vado a fare un giro per il paese, con il centro molto carino che si alza sopra la spiaggia e il porto e mi mangio un panino in un bar. Alle 14:00 arrivo al diving e dopo aver assemblato l'attrezzatura ed esserci cambiati ci dirigiamo al porto e risaliamo in gommone che si dirige verso la spiaggia delle “due sorelle” che fa parte del Parco del Conero , chiamata in questo modo per i due scogli bianchi che emergono dal mare limpidissimo e che visti da nord dovrebbero assomigliare a due suore poste in preghiera. Essendo raggiungibile solamente via mare, questo tratto di spiaggia bianca, a ridosso del Conero, è un gioiello di natura incontaminata, senza nessun servizio. Sul fondo del mare davanti alla spiaggia e alle “due sorelle” ci sono i pochi rottami arrugginiti del naufragio del piroscafo da carico Potho, che andò a sbattere contro gli scogli dividendosi in due tronconi una notte di neve e bufera, la poppa affondò davanti ai faraglioni mentre la prua si arenò sulla spiaggia e ci rimase per molto tempo. Era la notte del 14 marzo del 1962, la nave batteva bandiera libanese e ventun marinai di nazionalità greca componevano l'equipaggio, dieci di questi scomparvero tra le onde della tempesta e pochi vennero restituiti dal mare, una croce con scritto "Persona Ignota" e la data del naufragio si trova nel cimitero di Numana mentre altre due vittime sono sepolte nel cimitero di Sirolo. I marinai superstiti restarono aggrappati per diverse ore al troncone di prua. Il guardiano della cava di pietra situata nella piccola baia proprio a nord delle Due Sorelle, Raimondo Barbadoro, invalido di guerra, fu il primo ad accorgersi del naufragio e andò a chiedere aiuto al fratello. Cesare Barbadoro assieme a due nipoti raggiunse la spiaggia e riuscirono a trarre in salvo alcuni marinai.
A tarda sera del 15 marzo sul relitto rimaneva ancora il direttore di macchina. Quando finalmente si decise ad abbandonare la nave e si buttò nelle gelide acque, rimase impigliato ad un cavo, Cesare si gettò in mare, lo raggiunse, lo liberò e lo portò a riva nonostante le numerose ferite riportate. La mattina dopo, a giorno inoltrato, giunsero finalmente i soccorritori. Il gruppo di marinai superstiti riuscì a risalire il monte Conero e arrivare a Sirolo attraverso il "Passo del Lupo" un sentiero già arduo, reso ancora più duro dalla neve, mentre il direttore di macchina ferito venne trasportato all’ospedale di Ancona via mare. Cesare Barbadoro per il suo coraggio fu insignito della Medaglia di Bronzo al valor civile. Il Potho era una nave da carico costruita in Olanda nel 1916 lunga circa 90 metri e larga 12 e la notte del naufragio trasportava un grosso carico di legname che si riversò sulla spiaggia sotto il paese di Sirolo che venne completamente coperta di tavole, in alcuni punti con cataste anche di tre metri e leggenda vuole che molto del legname in seguito fu usato per costruire le baracche dei pescatori. L'immersione è facile e poco profonda, ma la visibilità scarsissima, siamo tre clienti e tre guide, quindi mi affiancano una guida, poco dopo esserci immersi io mi fermo a fotografare e la guida non si ferma, continua imperterrito a pinneggiare come se stesse facendo una gara, io mi fermo li a continuare a fare i cavoli miei e dopo cinque minuti che vedo che lui non ritorna o non mi trova, riemergo, in sicurezza e lancio anche il pedagno come d'accordo durante il briefing, la scarsa visibilità della zona probabilmente fa si che ci si perda facilmente, anche se si è relativamente vicino alla spiaggia e le preoccupazioni non esistono.
Riemergiamo praticamente insieme a una ventina di metri di distanza, io praticamente ero sotto il gommone, chiarisco che io non devo fare una gara di velocità ma solo qualche foto e che se vuole che stiamo insieme mi deve aspettare. Sott'acqua sembra che mi abbia capito e mi sta praticamente sempre attaccato. Lo scafo è chiaramente completamente distrutto, lamiere sparse qua e la che ormai si sono perfettamente integrate al fondale che ospitano fauna di scogliera. Si distinguono ancora un albero, forse di carico, della nave, dei verricelli, la grossa elica quadripala sdraiata e le due grosse caldaie, una in verticale e una orizzontale, vicine che nei numerosi buchi ospitano tanti animali, da gronghi a murene, crostacei, molluschi, granchi di varie specie e nudibranchi, tanti animali da fango, immersione molto particolare e avvincente con quella scarsa visibilità che da una sensazione di avventura e mistero ma che poi quando si esce dall'acqua ti affascina con la bellissima vista di questo scorcio selvaggio di adriatico. Dopo un altro breve viaggio in gommone di circa tre miglia sbarchiamo nuovamente sulla banchina del porto di Numana e dopo aver riposto tutta la mia attrezzatura ed essermi cambiato al diving, torno in paese a prelevare denaro perché non gli funziona.
Prima di andar via però mi fermo al bar dello stabilimento balneare davanti al diving, dove ho lasciato in custodia il borsone, e mi bevo una birra Icnusa non filtrata alla spina bella fresca seduto su un divanetto mentre guardo i bagnanti. Poi tre ore di strada e autostrada e la notte la passo nel mio letto. Soddisfatto.