Di nuovo in viaggio, mi piacerebbe dire " On the road again", ma le prime tre notti e due giorni li passo "On the river", sul fiume, in un barcone, questa volta con Gianina, contro corrente, in direzione opposta a le altre volte, da Iquitos a Yurimaguas. Partiamo lunedí 2 luglio alle 7 della notte e arriviamo il giovedí alle 8 del mattino. Controcorrente la barca impiega piú tempo, ma soprattutto rallentano le innumerevoli fermate, a volte di pochi secondi per far scendere un passeggero, a volte varie ore per caricare o scaricare merci. Questa volta prendo un "camerote", una piccola cabina con due letti sovrapposti,peró stendiamo anche le nostre hamache, il giorno lo passiamo in hamaca, con i bagagli al sicuro, la notte dormiamo al riparo dalla brezza e dagli insetti. L' "Eduardo VI" é piú economico e piú malmesso del "V" con il quale ho viaggiato da Yurimaguas a Iquitos, il camerote nel "VI" costa quanto l' hamaca nel terzo piano del "V". Ci fermiamo in tantissimi piccoli villaggi e comunitá di capanne di legno col tetto di paglia, le costruzioni in "materiale nobile", come le chiamano qui, sono pochissime. Nella barca ci sono vari animali, ma mi piaciono piú quelli liberi che vedo dalla barca, come tucani, falchi, stormi di paucar e di garzas blancas, ma lo spettacolo sono i delfini, grigi e perfino il "bufeo" o delfino rosato, meno graziato dei grigi ma piú particolare e molto piú grande. La prima volta che li avvistiamo é stata martedí verso l'una e quarantacinque, davanti a un villaggio sulla foce di un fiume con l'acqua nera che si scontra con il Marañon che ha le acque color caffellatte, poi poco piú tardi e anche la sera, il pomeriggio seguente e anche poco prima di arrivare a Yurimaguas. Questa é la stagione dove i fiumi che si buttano in amazzonia calano la partata d' acqua, e la seconda notte ci incagliamo contro il fondo di sabbia, per cercare di disincagliarci, l'equipaggio e l'elica del motore che sbatte sul fondo, fanno un gran casino, svegliando a tutti i passeggeri. Cominciamo a preocuparci immaginando di rimanere lí dei giorni, ma poco dopo ci incrocia un altro barcone che ci tampona di qua e di lá fino a farci uscire dal banco di sabbia, disincagliandoci.
Questo è un diario di viaggio, senza presunzioni.
Cronache, racconti, appunti, memorie delle mie avventure, a volte con frasi prese in prestito da libri, riviste, giornali o copia-incolla da siti internet.
Continuavo a considerare me stesso normale e folle il resto del mondo, tuttavia con mia grande costernazione a poco a poco mi resi conto che i miei amici pensavano esattamente il contrario. Eppure non mi sentivo turbato da particolari demoni interiori. Conoscevo la verità: il mondo -il nostro mondo occidentale- era folle. Non riuscivo a entusiasmarmi pensando alla carriera o alla pensione. Avevo bisogno di una scintilla capace di accendermi, di uno scopo, di un ideale per cui battermi. Attorno a me vedevo una società che aveva smarrito il senso dell' interesse collettivo, della comunità. Dove il futuro non andava oltre i bilanci per l' anno successivo. Una società "innaturale", nel senso letterale del termine: dove i bambini crescevano senza essersi mai arrampicati su un albero e incapaci di riconoscere le costellazioni. Una società materialista che aveva perduto la percezione della gioia di essere vivi, e l' aveva rimpiazzata con armadi modulari dell' IKEA. Era un mondo incasinato, in cui non riuscivo a trovare né uno scopo, né uno spazio. "Mark Mann" -Sul Gringo Trail-
Da dove mi visitate
"Mille anni fa come adesso, cantastorie e menestrelli, rocker e rapper, sono lì a cantare l'altra storia, quella che la gente vuol sentire e il palazzo vuol far sparire. Ma la musica vola. Inafferrabile e imprendibile. Come si fa a metter in gabbia una canzone? Come si può uccidere un ritmo, una ballata, uno stornello?" DarioFO