Finito di pranzare torno in camera, mi rilasso un attimo, poi dopo la doccia un ultimo giretto per PuertoLopez, soddisfatto di aver visto le balene, un buon frullato di melone e ananas, e alle 7 di sera parto con un autobus per Quito, dove arrivo alle 3-30 del mattino, fa freddo e trovo immediatamente un altro autobus che va a Tulcan, vicino alla frontiera con la Colombia, dove arrivo alle 10, dal terminal prendo un autobus urbano che mi lascia in una piazza da dove partono i taxi collettivi per la frontiera, arrivato in frontiera faccio un oretta di coda per timbrare il passaporto, poi passo il ponte e arrivo in Colombia, qui faccio solo 10 minuti di coda, poi con un taxi mi faccio accompagnare al centro di Ipiales dove faccio un prelievo di "pesos colombianos" col bancomat e poi al terminal dove pranzo e alle due parto per Bogotà. Arrivo 22 ore dopo, passando per le Ande e superbi, stupendi paesaggi. Non esco dal terminal, da dove poi prendo un altro autobus per Santa Marta, partendo alle tre del pomeriggio e arrivando il giorno dopo alle 9 del mattino, scendendo dalle montagne con un innumerevole quantità di curve, fino alla città di Honda, dove poi la strada si "addrizza" fino a destinazione. Con un "combi" arrivo alla spiaggia, e da lì al classico hotel miramar. Poco più tardi vado a fare un giro a "elrodadero", una località poco distante con una bella spiaggia bianca, il mare calmo e caldo, grandi e moderni edifici, hotel e mercati artigianali. A Santa Marta, poi, vado a chiedere informazioni per fare immersioni all' "AtlanticsDiver", dove ho preso il brevetto "advanced" nel 2005 poi vado in un internet point a chattare con Gianina. Ritornato al miramar incontro un altro italiano, Luca, di Torino ma che gli ultimi anni ha lavorato in Spagna, anche lui viaggia da gennaio. Ci beviamo due birrette al miramar poi andiamo a fare un giro per le strade di Santa Marta a mangiare un Hamburger e bere un altra birra. In Colombia c'è una nuova legge, chiamata "zanaoria" (carota) che obbliga i locali a chiudere a mezzanotte, dopo vari fatti di sangue successi nei mesi scorsi. La mattina del 9, il giorno dopo, vado alla "tienda de buceo" a confermare che faccio le immersioni, vado a fare colazione poi a preparare l'attrezzatura per il "buceo" e alle 10 saliamo, io e il dive master ( che non ricordo il nome) sulla piccola barchetta guidata dal tipo che c' era anche nel 2005 e che chiamano "mono", scimmia, e la prima immersione, dopo 2 lunghi anni la faccio nella parte esterna al morro, lo scoglio dove c'è il faro, proprio davanti alla spiaggia di Santa Marta. Tutto va benone, la visibilità è buona, e anche se sono un po'arrugginito mi godo a pieno questa avventura. Dopo 35 minuti sott' acqua, ammirando coralli, pesci tropicali, un' aragosta, gamberetti, conchiglie, anemoni etc. etc. risaliamo sulla barca e ci dirigiamo verso il parco Tayrona, il tempo di cambiare bombola e rivestirci, poi di nuovo dentro le calde acque del mar dei Caraibi. Qui la visibilità è ancora meglio e io comincio già a tornare in confidenza con l' attrezzatura e con il mare. All' 1-30 rimettiamo piede sulla spiaggia di Santa Marta, e con un gran sorriso ritorno al miramar, pienamente soddisfatto anche di quest' ultima attività.
Questo è un diario di viaggio, senza presunzioni.
Cronache, racconti, appunti, memorie delle mie avventure, a volte con frasi prese in prestito da libri, riviste, giornali o copia-incolla da siti internet.
Continuavo a considerare me stesso normale e folle il resto del mondo, tuttavia con mia grande costernazione a poco a poco mi resi conto che i miei amici pensavano esattamente il contrario. Eppure non mi sentivo turbato da particolari demoni interiori. Conoscevo la verità: il mondo -il nostro mondo occidentale- era folle. Non riuscivo a entusiasmarmi pensando alla carriera o alla pensione. Avevo bisogno di una scintilla capace di accendermi, di uno scopo, di un ideale per cui battermi. Attorno a me vedevo una società che aveva smarrito il senso dell' interesse collettivo, della comunità. Dove il futuro non andava oltre i bilanci per l' anno successivo. Una società "innaturale", nel senso letterale del termine: dove i bambini crescevano senza essersi mai arrampicati su un albero e incapaci di riconoscere le costellazioni. Una società materialista che aveva perduto la percezione della gioia di essere vivi, e l' aveva rimpiazzata con armadi modulari dell' IKEA. Era un mondo incasinato, in cui non riuscivo a trovare né uno scopo, né uno spazio. "Mark Mann" -Sul Gringo Trail-
Da dove mi visitate
"Mille anni fa come adesso, cantastorie e menestrelli, rocker e rapper, sono lì a cantare l'altra storia, quella che la gente vuol sentire e il palazzo vuol far sparire. Ma la musica vola. Inafferrabile e imprendibile. Come si fa a metter in gabbia una canzone? Come si può uccidere un ritmo, una ballata, uno stornello?" DarioFO