Oggi l’attivista mapuche per i diritti umani Patricia Troncoso ha sospeso il più lungo sciopero della fame nella storia cilena, durato 112 giorni. Uno dei pochi popoli sopravvissuti alla conquista spagnola in Cile, rivendica oggi i propri diritti. In carcere dal 2002, Troncoso e diversi altri attivisti mapuche sono stati condannati a 10 anni di prigione con l’accusa di incendio doloso e atti terroristici. La decisione di interrompere il digiuno è venuta in seguito alla concessione di benefici carcerari.
Nel dicembre 2001, un incendio ha distrutto 100 ettari di pineta che ufficialmente appartengono ad un' impresa forestale nel sud del Cile, di proprietà di una delle famiglie più ricche del paese, ma che sono stati rivendicati dai popoli indigeni in quanto parte del loro territorio ancestrale. Al momento del processo contro gli attivisti, il governo di Ricardo Lagos (2000-2006) ha invocato una controversa legge anti-terrorismo che risale alla dittatura militare di Augusto Pinochet. Secondo i difensori dei diritti umani e le famiglie degli attivisti, è stato un processo farsa. Troncoso insieme ad altri 4 attivisti mapuche, aveva cominciato lo sciopero in ottobre, bevendo solo acqua e mate, il tradizionale infuso di erbe. Ma gli altri avevano sospeso il digiuno dopo due mesi. Chiedevano il rilascio di una ventina di “prigionieri politici” Mapuche, l’allentamento delle pressioni dell’esercito sulle comunità indigene che si battono per le loro terre storiche, e una revisione del processo sul caso dell’incendio.
Quella dei Mapuche è una società millenaria che possiede una lingua, uno stile di vita e un'organizzazione propria. Si è sviluppata come nazione in modo libero, indipendente e regnante in gran parte del territorio ora conosciuto come Patagonia. Formati gli stati di Cile e Argentina i coloni fallirono diversi tentativi di invadere i territori Mapuche, però alla fine del diciannovesimo secolo un'atroce guerra trasformò i Mapuche in una minoranza etnica, oppressa, impoverita e sottomessa alla sovranità dello stato straniero. Solo nel territorio cileno, lo stato dal 1881 fino agli inizi del ventesimo secolo, ha sottratto illecitamente al popolo Mapuche il 95% del territorio storico. Oggi, la maggior parte di queste terre sono proprietà di grandi aziende, come imprese forestali, peschiere, minerarie, petrolifere e idroelettriche. Il popolo Mapuche in lotta per recuperare il suo territorio, la dignità e l'esercizio dei diritti politici, civili e sociali, è vittima di una constante, sistematica e pianificata violazione dei diritti umani.
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giovedì 31 gennaio 2008
sabato 26 gennaio 2008
*Immersione alla Fin del Mundo
venerdì 25 gennaio 2008
*Ushuaia
giovedì 24 gennaio 2008
*Tierra del Fuego
martedì 22 gennaio 2008
*Puerto Natales
I
pullman diretti a Ushuaia sono tutti pieni e prenotati per vari giorni, così decido di fare il viaggio a tappe e da Calafate mi dirigo a Puerto Natales, in Cile. La maggior parte del tragitto si percorre su una strada sterrata. Lungo il cammino si vedono spesso grandi gregge di pecore coperte di spessa lana, qualche mucca e ogni tanto anche qualche mitico gaucho, pastori solitari a cavallo. Da lontano ci accompagna sempre il massiccio del Torre del Paine..JPG)
Varie ore dopo arriviamo al posto di frontiera argentino, scendo cinque minuti, soffia un forte e fastidioso vento, l’ autista mi dice che qui è sempre così. Poco dopo il paesaggio cambia notevolmente, scesi dalla piana meseta patagonica, tutto intorno ci sono verdi colline e i ghiacciai delle montagne si avvicinano sempre di più. Dopo pochi chilometri arriviamo alla dogana cilena, il paesaggio è cambiato ma il vento è lo stesso..JPG)
Ora che ho aggiunto il timbro del Cile al mio passaporto, mi mancano solo quattro timbri per completare il sud america, due stati indipendenti, Guyana e Suriname, e due colonie, Guaiana francese e le isole Falkland, inglesi, ma almeno per il momento non ho intenzione di aggiungerli..JPG)
Il paesaggio si fa sempre più interessante, le montagne si avvicinano, le colline si ricoprono di faggi, i prati sono coperti di bianche margherite, i pascoli sono pieni di vacche pezzate e poi si arriva a Puerto Natales,
incorniciata da picchi innevati e adagiata sullo stretto dell’ ultima speranza, uno specchio d’ acqua turchese, con case in legno e un bel lungomare.
Varie ore dopo arriviamo al posto di frontiera argentino, scendo cinque minuti, soffia un forte e fastidioso vento, l’ autista mi dice che qui è sempre così. Poco dopo il paesaggio cambia notevolmente, scesi dalla piana meseta patagonica, tutto intorno ci sono verdi colline e i ghiacciai delle montagne si avvicinano sempre di più. Dopo pochi chilometri arriviamo alla dogana cilena, il paesaggio è cambiato ma il vento è lo stesso.
Ora che ho aggiunto il timbro del Cile al mio passaporto, mi mancano solo quattro timbri per completare il sud america, due stati indipendenti, Guyana e Suriname, e due colonie, Guaiana francese e le isole Falkland, inglesi, ma almeno per il momento non ho intenzione di aggiungerli.
Il paesaggio si fa sempre più interessante, le montagne si avvicinano, le colline si ricoprono di faggi, i prati sono coperti di bianche margherite, i pascoli sono pieni di vacche pezzate e poi si arriva a Puerto Natales,
lunedì 21 gennaio 2008
*Ghiacciaio Perito Moreno
domenica 20 gennaio 2008
*Punta Tombo
Bruce Chatwin, nel suo libro "In Patagonia", riassume la storia dei gallesi che si stabilirono in questa valle così:
Nel 1865 centocinquantatre coloni gallesi sbarcarono a Puerto Madryn dal brigantino Mimosa. Erano poveracci, in cerca di un nuovo Galles, emigrati dalle loro valli perchè le miniere di carbone si erano esaurite, e inoltre a causa di un fallito motto d'indipendenza e per il veto posto dal Parlamento all'insegnamento del gallese nelle scuole. I loro capi avevano cercato in tutto il mondo un pezzo di terra libera e non inquinata dagli inglesi. Avevano scelto la Patagonia per il suo totale isolamento e il pessimo clima; non desideravano arricchirsi.
Il governo argentino concesse loro dei terreni lungo il rio Chubut: a 40 miglia di marcia da Puerto Madryn, attraverso un deserto di cespugli spinosi. Quando finalmente raggiunsero la valle, ebbero l'impressione che Dio, più che il governo argentino, avesse dato loro la terra.
venerdì 18 gennaio 2008
*Puerto Madryn
La città di Puerto Madryn, col suo bel lungomare e le varie proposte ecoturistiche a lei vicine, viene considerata la località
turistica estiva della Patagonia. Si presenta con belle spiagge, ed è anche la via d’ accesso per visitare la penisola di Valdez , a nord, la colonia di pinguini di Punta Tombo e le cittadine fondate dai coloni gallesi ed ancora legate alle loro tradizioni a sud, Puerto Madrin è stato il loro primo approdo. Viene anche considerata la capitale argentina delle immersioni,
infatti son venuto fin qui proprio per farmi due immersioni. La prima è stata la più bella, a poco meno di trenta metri di profondità, a circa due chilometri e mezzo dalla costa, si trova la Miralles, un peschereccio di sessanta metri, affondato nel 2004 per creare un attrattiva per i subaquei. Una volta equipaggiati, con un motoscafo raggiungiamo il posto, in mare aperto, scendiamo seguendo un cavo che arriva sulla prua della nave, ammiriamo per completo uno dei lati, arrivando fino in poppa, dove entriamo in una cabina, un breve percorso e poi usciamo da dove siamo entrati, poco dopo ci infiliamo in un buco ed entriamo in quella che era la stiva, un grande salone pieno di pesci, nei lati della stiva sono stati praticati dei buchi per far entrare la luce ed esser visitata comodamente. Usciamo dall’ alto e percorriamo un breve spazio dove si vedono gli scacchi rossi e bianchi di quello che una volta era il pavimento della coperta, poi entriamo nella cabina di prua, l’ imbarcazione è quasi per completo rivestita da alghe, molluschi, stelle marine ed altri abitanti sub marini, i pesci entrano ed escono indisturbati.
La seconda immersione la facciamo in un parco naturale, Punta Cuevas, poco distante dalla costa e poco profondo, più che altro per vedere la tipica vita del mare patagonico. Però si alza un forte vento e anche se siamo sott’ acqua ci disturba, l’ acqua si intorpidisce e la visibilità cala parecchio.
mercoledì 16 gennaio 2008
*Destinazione Patagonia
Mi vien da dire che fuori dal finestrino c’è solo il niente, però, qualcosa c’è. L’ autobus cammina su una lingua di strada asfaltata da chissà quanto tempo, di rado incrociamo qualche vettura, i tralicci dell’ alta tensione corrono di fianco alla carreggiata, non si allontanano mai tanto. Tutto intorno bassi cespugli, circondati da erbacce gialle e pietrisco. Paralleli alla strada anche dei bassi pali che sostengono una rete, che chiude il niente, come se a qualcuno interessasse entrare o come se dall’orizzonte a qualcuno o a qualche animale interessasse attraversare la strada. A dire il vero la recinzione è alta, a occhio, un metro, quindi se tu vuoi entrare puoi tranquillamente scavalcare. Nessuno ci farà caso.
Niente da raccontare, nulla da fotografare. Solo la sensazione di attraversare un altro posto che definirei suggestivo: la Patagonia.
Niente da raccontare, nulla da fotografare. Solo la sensazione di attraversare un altro posto che definirei suggestivo: la Patagonia.
martedì 15 gennaio 2008
*Piccola parentesi in Uruguay
lunedì 14 gennaio 2008
venerdì 11 gennaio 2008
*Buenos Aires
La storia di Buenos Aires inizia nel 1536, quando l'esploratore spagnolo Pedro de Mendoza si accampò su un promontorio sopra il Rio de la Plata. Da quel momento l'insediamento crebbe lentamente, ma in modo costante, grazie alle mandrie selvatiche di bestiame e di cavalli che proliferavano nelle Pampas. L'importanza di Buenos Aires, favorita dal suo grande porto per l'esportazione dei beni che offriva molte opportunità di lavoro, divenne tale che nel 1776 fu proclamata capitale del vicereame del Rio de la Plata. Nel 1816 a Tucuman, sotto il comando del generale José San Martin, le Province Unite del Rio de la Plata, dichiararono la propria indipendenza dalla Spagna. Verso la fine del XIX secolo Buenos Aires fu rimodernata e grazie all'immigrazione dall'Europa, in breve tempo raddoppiò la sua popolazione e fu ufficializzata come capitale federale.
Distinguo Buenos Aires
dal resto delle altre capitali del Sud America dalle facce della gente. La stragrande maggioranza della popolazione è chiaramente di origine europea, proveniente da ogni angolo del vecchio continente, anche se per le strade, nei mercati e alle fermate degli autobus si notano tante facce "andine".
Anche architettonicamente ricorda le capitali europee. L' Argentina non è esotica quanto i paesi con cui confina al nord, proprio perché l' Europa ha svolto un influenza fondamentale sulla nazione. Buenos Aires è famosa anche per il Tango ed il Calcio ma non nasconde pittoreschi quartieri con le vie acciottolate, negozi alla moda, un ottima cultura culinaria, cinema, gallerie d'arte, teatri e bar pieni di atmosfera.
A colpo d' occhio sembra voler nascondere la crisi economica che ha messo in ginocchio lo stato, e se non fosse per le madri-di-plaza-de-mayo, l' oscena dittatura militare e i suoi desaparecidos, ritornerebbero nell' ombra.
Distinguo Buenos Aires
mercoledì 9 gennaio 2008
*Inizia un Altro Viaggio in Sud America
Ieri mattina Rudy mi ha accompagnato in stazione a Reggio, da lì ho preso il treno per Bologna e quindi l' autobus per l' Aeroporto. Alle 12,30 parte l' aereo per Madrid e poco prima delle 5, da qui, parte l' aereo per Buenos Aires. L'aereo atterra circa all' 1, 30 della notte ma tra una cosa e un altra arrivo in centro alle 5, aspetto che arrivi il giorno e poi mi dirigo a San Telmo
alla ricerca di un ostello, chiedo qualche informazione in giro e mi sorprendo a vedere come sono gentili e disponibili i "porteños", solitamente gli argentini che ho conosciuto sono stati sempre un po sbruffoni e arroganti. Mi sistemo in un piccolo ostello pieno di turisti, "el Hostal de San Telmo"
dove dormo fino all' 1,30 poi esco a fare un giretto nei dintorni e mangiarmi un buon "Churrasco con marrones", innaffiato con del vino argentino, in una bettola del quartiere che in passato deve esser stato un bel bar, a me ricorda un po "Cacciapaglia", il dopolavoro di Carbonia dove andavo da ragazzino, e l' arredamento probabilmente é ancora Più vecchio. Continuo il giro ma c'é un caldo opprimente cosi decido di tornare in ostello a riposare.
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