Un indimenticabile avventura sottomarina nelle fredde acque del canale di Beagle.
Ad Ushuaia, all'estrema punta meridionale del Sud America, un altro bellissimo e particolarissimo posto, dove le Ande si incontrano con l’oceano per avventurarmi in un altro mondo alla “fine del mondo”.
Una volta arrivato al diving, il proprietario, nonché la guida per l'immersione, mi trova una muta stagna e le pinne della mia taglia, una maschera, mi prepara una giberna con una zavorra esagerata, mi da bombola, gav e erogatori che assemblo in poco tempo. Oltre me c'è un ragazzo uruguaiano. Con un gommone, chiuso da un telone in plastica che fa da cabina, per ripararci almeno un po' dal freddo, dal molo poco distante raggiungiamo una spiaggia di ciottoli vicino alla punta della penisola dove si trova l'aeroporto più a sud del mondo. In realtà pochissimi minuti di navigazione. Ci immergiamo dalla spiaggia. La temperatura dell’acqua non supera i sei gradi, e qui ci si immerge con la muta stagna e i vestiti sotto, una cosa nuova per me, che mi crea anche qualche problema, due risalite forzate, perché l’ aria che ho immesso nella muta mi si accumula nei piedi ed è come se un gigante mi prende con le dita e mi tira dalle pinne fuori dall’acqua. Comunque imparo presto e così riesco a godermi l’ immersione. Il freddo neanche si sente.
Un veliero, il Mañana, una piccola barca in legno, affondato da una ventina d'anni di cui riesco a percepire solo la cabina di pilotaggio e poco più, ad una profondità di circa 12 metri e quasi completamente coperto da alghe, spugne e ascidie. L’equipaggio, proveniente dal nord Europa, aveva attraccato al molo di Ushuaia, mentre faceva baldoria in un qualche bar e si ubriacava, il veliero, non si sa come, prende il largo da solo, lo cercano per mesi, ma lo ritrova un sub diversi anni dopo.
La cosa più accattivante è stato nuotare tra la foresta di kelp, le enormi alghe, come in un fitto bosco, circondato da meduse, grosse stelle marine, granchi ragno, centolla (Granchio Reale Australe, grossi granchi ricoperti di punte), gamberetti, altri piccoli crostacei e un universo di minuscole e colorate creature.
Questo è un diario di viaggio, senza presunzioni.
Cronache, racconti, appunti, memorie delle mie avventure, a volte con frasi prese in prestito da libri, riviste, giornali o copia-incolla da siti internet.
Continuavo a considerare me stesso normale e folle il resto del mondo, tuttavia con mia grande costernazione a poco a poco mi resi conto che i miei amici pensavano esattamente il contrario. Eppure non mi sentivo turbato da particolari demoni interiori. Conoscevo la verità: il mondo -il nostro mondo occidentale- era folle. Non riuscivo a entusiasmarmi pensando alla carriera o alla pensione. Avevo bisogno di una scintilla capace di accendermi, di uno scopo, di un ideale per cui battermi. Attorno a me vedevo una società che aveva smarrito il senso dell' interesse collettivo, della comunità. Dove il futuro non andava oltre i bilanci per l' anno successivo. Una società "innaturale", nel senso letterale del termine: dove i bambini crescevano senza essersi mai arrampicati su un albero e incapaci di riconoscere le costellazioni. Una società materialista che aveva perduto la percezione della gioia di essere vivi, e l' aveva rimpiazzata con armadi modulari dell' IKEA. Era un mondo incasinato, in cui non riuscivo a trovare né uno scopo, né uno spazio. "Mark Mann" -Sul Gringo Trail-
Da dove mi visitate
"Mille anni fa come adesso, cantastorie e menestrelli, rocker e rapper, sono lì a cantare l'altra storia, quella che la gente vuol sentire e il palazzo vuol far sparire. Ma la musica vola. Inafferrabile e imprendibile. Come si fa a metter in gabbia una canzone? Come si può uccidere un ritmo, una ballata, uno stornello?" DarioFO