Dall'altra parte dell'isola, Phuket Town non ha spiaggia, ma la città è più tranquilla e più caratteristica, trovo un ostello nella old town, la città vecchia, piena di edifici antichi e coloniali, la sera molti locali dove suonano ma indirizzati soprattutto agli abitanti del luogo. Phuket Town è anche più economica rispetto a Patong, che più che una città vera e propria mi è sembrata più un attrattiva turistica. Camminare per Phuket Town mi piace, ha quell'aria di trasandato e mi ricorda un po' Iquitos, i colori, gli odori, forse un po' anche gli edifici, più che altro alcune vecchie case malandate, quelle un po' strette ma molto profonde, che si sviluppano verso l'interno e che per la prima volta ho visto in Perù. Una cittadina calda e afosa. Qualche tempio buddhista e cinese qua e là e un dragone dorato in una piazza. Con un camioncino con le panche montate sul cassone raggiungo Chalong, guardo un po' la spiaggia e la baia poi con un altro camioncino (che poi è lo stesso) vado al tempio di Chalong, uno dei più grandi dell'isola e dopo la visita ritorno a Phuket Town. La mattina presto si vedono i monaci vestiti d'arancione che vanno in giro per le vie.
Questo è un diario di viaggio, senza presunzioni.
Cronache, racconti, appunti, memorie delle mie avventure, a volte con frasi prese in prestito da libri, riviste, giornali o copia-incolla da siti internet.
Continuavo a considerare me stesso normale e folle il resto del mondo, tuttavia con mia grande costernazione a poco a poco mi resi conto che i miei amici pensavano esattamente il contrario. Eppure non mi sentivo turbato da particolari demoni interiori. Conoscevo la verità: il mondo -il nostro mondo occidentale- era folle. Non riuscivo a entusiasmarmi pensando alla carriera o alla pensione. Avevo bisogno di una scintilla capace di accendermi, di uno scopo, di un ideale per cui battermi. Attorno a me vedevo una società che aveva smarrito il senso dell' interesse collettivo, della comunità. Dove il futuro non andava oltre i bilanci per l' anno successivo. Una società "innaturale", nel senso letterale del termine: dove i bambini crescevano senza essersi mai arrampicati su un albero e incapaci di riconoscere le costellazioni. Una società materialista che aveva perduto la percezione della gioia di essere vivi, e l' aveva rimpiazzata con armadi modulari dell' IKEA. Era un mondo incasinato, in cui non riuscivo a trovare né uno scopo, né uno spazio. "Mark Mann" -Sul Gringo Trail-
Da dove mi visitate
"Mille anni fa come adesso, cantastorie e menestrelli, rocker e rapper, sono lì a cantare l'altra storia, quella che la gente vuol sentire e il palazzo vuol far sparire. Ma la musica vola. Inafferrabile e imprendibile. Come si fa a metter in gabbia una canzone? Come si può uccidere un ritmo, una ballata, uno stornello?" DarioFO