28 MAGGIO
Dalla stazione degli autobus di "Cumandá", nel centro storico di Quito, a pochi passi dalla plaza de Santo Domingo, alle 8-30 del mattino, parto con un autobus vecchio e sgangherato con destino Puerto Francisco de Orellana, meglio conosciuta come "El Coca", giú dalle ande, a est, nell´amazzonia ecuadoriana, sulle rive del rio Napo, con l'idea di prendere una barca fino a Nueva Roccaforte al confine con il Perú, passare il confine con una barca, una canoa un peque-peque o chissa che mezzo, arrivare all'avamposto peruviano di Cabo Pantoja e lí trovare una barca per continuare a discendere il rio Napo fino a Mazan e poi raggiungere Iquitos con un "deslizador" o magari una diretta per Iquitos.
La strada che da Quito va a El Coca non é delle migliori, e oltre alle curve per scendere dalle montagne, per alcuni lunghi tratti é soltanto uno sterrato con molti piccoli ponti in ferro che permettono di attraversare gli innumerevoli piccoli fiumi che scendono in amazzonia. Nel pomeriggio, prima di uno di questi dobbiamo fermarci, per parecchio tempo, sotto il sole, perché ci sono degli operai che lo stanno aggiustando, con tanto di saldatrice e chiavi a brugola gigantesche, probabilmente le piogge dei giorni scorsi hanno ingrossato il piccolo fiume e lo hanno danneggiato. Davanti a noi c'é solo un camion, dietro e dalla parte opposta del ponte si sono formate code, di automezzi, lunghissime. Quando il ponte, che é a senso unico alternato perché strettissimo, é sistemato, per fortuna fanno passare prima la nostra fila.
L'unica cittadina degna di nota che passiamo é Lago Acrio che non presenta nessuna attrattiva. Per tutto il tragitto, di fianco alla strada, ci accompagnano i grossi tubi di un oleodotto, a volte nascondendosi per brevi tratti sotto terra, a volte volando appesi di fianco ai ponti, dove il loro color ruggine o zincato stona nello scenario di abbondante vegetazione tropicale naturale.
Arrivo a El Coca che é giá buio, all'agenzia dell' autobus chiedo dov'é il molo e per fortuna é solo a 4 "cuadras", mi avvio per chiedere informazioni. Qualcuno c'é, le barche che trasportano passeggeri a Nueva Roccaforte salpano il lunedí e il giovedí mattina, alle sette. Oggi é lunedí, ma é giá notte. Mi dicono che forse qualche lancha privata o che trasporta merci puó portarmi, peró devo chiedere al capitano prima che salpi, magari la mattina presto... peró sono solo forse e puó darsi. Chiedo anche se da Nueva Roccaforte ci sono trasporti per Cabo Pantoja. Mi dicono che é probabile, che qualcosa posso trovare ma che son cari e non regolari, in piú non só quando ci son barche tra Cabo Pantoja e Iquitos. Tutto questo mi deprime, sono arrivato fin qui ma stó pensando di prendere un autobus per Guayaquil e tornare in Perú via terra e poi raggiungere Iquitos con una barca da Yurimaguas.
Mi sistemo in un hotel vicino al molo, che poi é vicinissimo al malecon e a poche "cuadras" dalle agenzie degli autobus e a una dalla via principale. Telefono a Gianina e anche lei pensa che é meglio se rientro in Perú via terra, tra l'altro tra pochi giorni iniziano sli scioperi generali e rischio di rimanere bloccato chissá dove. Cosí, rammaricato, vado a chiedere informazioni per l' autobus per Guayaquil, che parte il giorno dopo alle 4-30 del pomeriggio.
Il mio stomaco stá ancora male ma decido ugualmente di mettere qualcosa sotto i denti e poi passo in farmacia a comprare delle pastiglie.
Tornato in hotel, mentre guardo la televisione ma non la vedo, decido che é meglio prendere l' autobus per Guayaquil e magari navigare sul Rio Napo in un altra occasione, risalendolo da Iquitos con piú sicurezza e certezze. Con piú tempo, con piú soldi e piú spirito d' avventura. In realtá non mi manca niente di questo, solo che ho voglia di tornare il prima possibile da Gianina, tra due mesi e mezzo torno in Italia a lavorare, e staró tantisimo tempo senza vederla. Penso che é meglio stare insieme il piú possibile adesso che si puó.
Dalla stazione degli autobus di "Cumandá", nel centro storico di Quito, a pochi passi dalla plaza de Santo Domingo, alle 8-30 del mattino, parto con un autobus vecchio e sgangherato con destino Puerto Francisco de Orellana, meglio conosciuta come "El Coca", giú dalle ande, a est, nell´amazzonia ecuadoriana, sulle rive del rio Napo, con l'idea di prendere una barca fino a Nueva Roccaforte al confine con il Perú, passare il confine con una barca, una canoa un peque-peque o chissa che mezzo, arrivare all'avamposto peruviano di Cabo Pantoja e lí trovare una barca per continuare a discendere il rio Napo fino a Mazan e poi raggiungere Iquitos con un "deslizador" o magari una diretta per Iquitos.
La strada che da Quito va a El Coca non é delle migliori, e oltre alle curve per scendere dalle montagne, per alcuni lunghi tratti é soltanto uno sterrato con molti piccoli ponti in ferro che permettono di attraversare gli innumerevoli piccoli fiumi che scendono in amazzonia. Nel pomeriggio, prima di uno di questi dobbiamo fermarci, per parecchio tempo, sotto il sole, perché ci sono degli operai che lo stanno aggiustando, con tanto di saldatrice e chiavi a brugola gigantesche, probabilmente le piogge dei giorni scorsi hanno ingrossato il piccolo fiume e lo hanno danneggiato. Davanti a noi c'é solo un camion, dietro e dalla parte opposta del ponte si sono formate code, di automezzi, lunghissime. Quando il ponte, che é a senso unico alternato perché strettissimo, é sistemato, per fortuna fanno passare prima la nostra fila.
L'unica cittadina degna di nota che passiamo é Lago Acrio che non presenta nessuna attrattiva. Per tutto il tragitto, di fianco alla strada, ci accompagnano i grossi tubi di un oleodotto, a volte nascondendosi per brevi tratti sotto terra, a volte volando appesi di fianco ai ponti, dove il loro color ruggine o zincato stona nello scenario di abbondante vegetazione tropicale naturale.
Arrivo a El Coca che é giá buio, all'agenzia dell' autobus chiedo dov'é il molo e per fortuna é solo a 4 "cuadras", mi avvio per chiedere informazioni. Qualcuno c'é, le barche che trasportano passeggeri a Nueva Roccaforte salpano il lunedí e il giovedí mattina, alle sette. Oggi é lunedí, ma é giá notte. Mi dicono che forse qualche lancha privata o che trasporta merci puó portarmi, peró devo chiedere al capitano prima che salpi, magari la mattina presto... peró sono solo forse e puó darsi. Chiedo anche se da Nueva Roccaforte ci sono trasporti per Cabo Pantoja. Mi dicono che é probabile, che qualcosa posso trovare ma che son cari e non regolari, in piú non só quando ci son barche tra Cabo Pantoja e Iquitos. Tutto questo mi deprime, sono arrivato fin qui ma stó pensando di prendere un autobus per Guayaquil e tornare in Perú via terra e poi raggiungere Iquitos con una barca da Yurimaguas.
Mi sistemo in un hotel vicino al molo, che poi é vicinissimo al malecon e a poche "cuadras" dalle agenzie degli autobus e a una dalla via principale. Telefono a Gianina e anche lei pensa che é meglio se rientro in Perú via terra, tra l'altro tra pochi giorni iniziano sli scioperi generali e rischio di rimanere bloccato chissá dove. Cosí, rammaricato, vado a chiedere informazioni per l' autobus per Guayaquil, che parte il giorno dopo alle 4-30 del pomeriggio.
Il mio stomaco stá ancora male ma decido ugualmente di mettere qualcosa sotto i denti e poi passo in farmacia a comprare delle pastiglie.
Tornato in hotel, mentre guardo la televisione ma non la vedo, decido che é meglio prendere l' autobus per Guayaquil e magari navigare sul Rio Napo in un altra occasione, risalendolo da Iquitos con piú sicurezza e certezze. Con piú tempo, con piú soldi e piú spirito d' avventura. In realtá non mi manca niente di questo, solo che ho voglia di tornare il prima possibile da Gianina, tra due mesi e mezzo torno in Italia a lavorare, e staró tantisimo tempo senza vederla. Penso che é meglio stare insieme il piú possibile adesso che si puó.