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sabato 9 febbraio 2008

*Seconda fermata... Antofagasta

La mattina molto presto mi sveglio ad Antofagasta, è ancora buio, ma per fortuna la biglietteria di una compagnia d’autobus è aperta e posso comprare il biglietto per Arica. La ragazza dietro lo sportello mi dice che non ci sono posti per oggi, poi però quando controlla trova un unico posto libero per le sei di sera. Il terminal degli autobus è a solo due isolati dalla piazza, una bella piazza alberata con un orologio in mezzo regalato dagli inglesi per qualche anniversario. Lascio lo zaino grande in custodia e vado a sdraiarmi su una panchina, mi addormento con lo zainetto come cuscino fino a che il sole non mi sbatte in faccia. Mi riprendo un attimo poi vado alla ricerca di un posto per far colazione. Vado a fare un giro al mercato, nella piazza di fronte c’è un monumento dedicato ai 200 anni d’indipendenza del Cile … niente di strano se non che il Cile non ha ancora compiuto 200 anni d’indipendenza, che dovrebbero scoccare nel 2010 (anche se l’indipendenza vera e propria arriva nel 1818).
Con un pulmino vado a visitare la “portada” sedici chilometri a nord del centro passando per quartieri periferici, trasandati e decadenti che potrebbero essere il suburbio di qualsiasi città del sud america. La portada è un arco naturale creato dall’erosione marina, alto 43 metri. Le spiagge di fronte sono chiuse per lavori di “miglioramento”, così mi accontento di ammirarlo dall’alto, perché le spiagge sono sotto, giù dagli strapiombi.
Tornato in centro passo un po’ di tempo in internet e telefono a Gianina, poi vado al terminal ad aspettare l’autobus che arriva un’ora dopo… seconda notte di fila che dormo in autobus. Il Perù si avvicina.

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