Mi han detto che sarei arrivato all’incirca all’una, dopo 5 ore di autobus, invece arrivo alle tre, due ore di autobus in più, ma che in un viaggio così lungo non si fanno sentire più di tanto. Compro subito il biglietto per antofagasta che parte alle 6 e ha un solo posto disponibile. Lascio lo zaino dalla gentilissima ragazza del chiosco delle informazioni e vado a visitare il centro, ma più che altro voglio visitare il museo dove c’è un Moai, questo e quello di Viña del Mar dovrebbero essere gli unici due Moai nel Cile continentale, in totale, secondo il museo, sono 12 i Moai portati fuori dall’isola di Pasqua. Anche questo museo ha un interessante sala dedicata a Rapa-Nui, più una collezione di ceramiche precolombiane Diaguita. Anche qui, però in forma permanente, ci sono due teste rimpicciolite Jibaros. La Serena ha un bel centro coloniale ben conservato, ed è la seconda città fondata dagli spagnoli in Cile nel 1544. Cinque anni più tardi un’insurrezione indigena provocò la morte della maggior parte degli spagnoli, distruggendo e incendiando la città. Poco dopo Valdivia ordinò di rifondare la città. Ritorno a piedi al terminal degli autobus e dopo pochi minuti salgo sul bus diretto ad Antofagasta.
Questo è un diario di viaggio, senza presunzioni.
Cronache, racconti, appunti, memorie delle mie avventure, a volte con frasi prese in prestito da libri, riviste, giornali o copia-incolla da siti internet.
Continuavo a considerare me stesso normale e folle il resto del mondo, tuttavia con mia grande costernazione a poco a poco mi resi conto che i miei amici pensavano esattamente il contrario. Eppure non mi sentivo turbato da particolari demoni interiori. Conoscevo la verità: il mondo -il nostro mondo occidentale- era folle. Non riuscivo a entusiasmarmi pensando alla carriera o alla pensione. Avevo bisogno di una scintilla capace di accendermi, di uno scopo, di un ideale per cui battermi. Attorno a me vedevo una società che aveva smarrito il senso dell' interesse collettivo, della comunità. Dove il futuro non andava oltre i bilanci per l' anno successivo. Una società "innaturale", nel senso letterale del termine: dove i bambini crescevano senza essersi mai arrampicati su un albero e incapaci di riconoscere le costellazioni. Una società materialista che aveva perduto la percezione della gioia di essere vivi, e l' aveva rimpiazzata con armadi modulari dell' IKEA. Era un mondo incasinato, in cui non riuscivo a trovare né uno scopo, né uno spazio. "Mark Mann" -Sul Gringo Trail-
Da dove mi visitate
"Mille anni fa come adesso, cantastorie e menestrelli, rocker e rapper, sono lì a cantare l'altra storia, quella che la gente vuol sentire e il palazzo vuol far sparire. Ma la musica vola. Inafferrabile e imprendibile. Come si fa a metter in gabbia una canzone? Come si può uccidere un ritmo, una ballata, uno stornello?" DarioFO