Altre 13 ore di autobus, interrotte dal traghetto per attraversare lo stretto di magellano e il cambio di bus a Punta Arenas, per ritornare a Puerto Natales, da dove avevo intenzione di partire per raggiungere Puerto Montt , per poi sentirmi dire che partono da Punta Arenas. E non finisce qui, gli autobus per i prossimi giorni sono tutti pieni, il primo disponibile è giovedì, così passo il martedì a Puerto Natales, mercoledì mattina vado a Punta Arenas, e finalmente il giovedì parto…. Dopo 35 ore, passando dall’ Argentina, arrivo a Puerto Montt. Il primo giorno è circondato dalla monotona patagonia, mentre il giorno seguente mi sveglio sulle ande, bellissimi paesaggi alpini. Passiamo per El Bolson e Bariloche, costeggiamo il grande lago Nahuel Huapi, rientriamo in Cile, anche qui incontriamo laghi ed il vulcano Osorno è costantemente presente. Puerto Montt sembra un porto in rovina alla fine della panamericana, case in legno decadenti, tutte storte e sverniciate, strade sporche, tubature rotte e lavori in corso, traffico e inquinamento, una stazione degli autobus sempre straripante di gente che mangia hot dog coperti di maionese che sbrodolano da tutte le parti e bambini che piangono. Anche la pensione dove alloggio è una vecchia casa in legno, una scala stretta e ripida, scricchiolando come è d’ obbligo in queste case, mi porta alla mia stanza, il pavimento è in discesa, un tavolino, all’ altezza del pavimento è attaccato al muro, a circa un metro dal suolo è distante otto centimetri dallo stesso muro, sopra c’è un piccolo vaso con delle rose finte, ma non in piedi, sdraiato… provo a metterlo dritto ma sembra impossibile. Il centro è carino, una bella piazza e un bell lungomare. Posso dire che Puerto Montt mi piace.
Questo è un diario di viaggio, senza presunzioni.
Cronache, racconti, appunti, memorie delle mie avventure, a volte con frasi prese in prestito da libri, riviste, giornali o copia-incolla da siti internet.
Continuavo a considerare me stesso normale e folle il resto del mondo, tuttavia con mia grande costernazione a poco a poco mi resi conto che i miei amici pensavano esattamente il contrario. Eppure non mi sentivo turbato da particolari demoni interiori. Conoscevo la verità: il mondo -il nostro mondo occidentale- era folle. Non riuscivo a entusiasmarmi pensando alla carriera o alla pensione. Avevo bisogno di una scintilla capace di accendermi, di uno scopo, di un ideale per cui battermi. Attorno a me vedevo una società che aveva smarrito il senso dell' interesse collettivo, della comunità. Dove il futuro non andava oltre i bilanci per l' anno successivo. Una società "innaturale", nel senso letterale del termine: dove i bambini crescevano senza essersi mai arrampicati su un albero e incapaci di riconoscere le costellazioni. Una società materialista che aveva perduto la percezione della gioia di essere vivi, e l' aveva rimpiazzata con armadi modulari dell' IKEA. Era un mondo incasinato, in cui non riuscivo a trovare né uno scopo, né uno spazio. "Mark Mann" -Sul Gringo Trail-
Da dove mi visitate
"Mille anni fa come adesso, cantastorie e menestrelli, rocker e rapper, sono lì a cantare l'altra storia, quella che la gente vuol sentire e il palazzo vuol far sparire. Ma la musica vola. Inafferrabile e imprendibile. Come si fa a metter in gabbia una canzone? Come si può uccidere un ritmo, una ballata, uno stornello?" DarioFO