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martedì 4 marzo 2008

*Leticia

Il 25 mattina con una barchetta piena di piccoli studenti vado a Leticia, in Colombia, con un mototaxi raggiungo l’aeroporto dove faccio il check-in e lascio lo zaino grande, vado in centro a fare un giro, a parte qualche negozio d’artigianato indigeno la città non offre nulla d’interessante, però mi da una sensazione piacevole camminare per le sue strade male asfaltate, un alone di porto di contrabbando dove tutto e tutti sembrano non rispettare a pieno le leggi. La frontiera con il Perù è chiara, bisogna attraversare il fiume, ma la frontiera col Brasile è una pura linea immaginaria, si arriva ad un certo punto e una specie di lapide con le bandiere dice da che parte stai, una via, poco lontano ha le case da una parte della strada che sono colombiane e dall’altra parte brasiliane. Si può passare tranquillamente da uno “stato” all’altro senza controlli di nessun genere. Purtroppo ho la batteria della macchina fotografica scarica e non posso fotografare nemmeno la brutta chiesa, tanto meno la brutta piazza… in ogni caso non c’è niente da fotografare, tutto il fascino sta nell’atmosfera che si respira e nella sua poco tranquilla storia.
La zona dove si trova Leticia era peruviana ed è stata fondata come porto fluviale nel 1827 dal governatore della regione Loreto (Perù, dove si trova Iquitos che è il capoluogo) con il nome di San Antonio. Alla fine dello stesso anno la ribattezzano Leticia in onore ad una certa Leticia Smith, residente ad Iquitos ma che ignoro chi fosse. All’inizio del ventesimo secolo comincia ad acquisire importanza come porto e si realizza la dogana, parallela al porto brasiliano di Tabatinga. Nel 1922 un trattato quasi segreto cede un pezzo di territorio peruviano alla Colombia con la città di Leticia inclusa. Nonostante i suoi abitanti erano coloni peruviani, cambiarono forzatamente nazionalità. Il trattato rimase segreto fino alla caduta del dittatore peruviano Leguia, nel 1930.
Nel 1932 la Colombia non rispettò il trattato ostacolando la navigazione ed il commercio nei fiumi putumayo e amazonas (rio delle amazzoni) al Perù e occupando territori peruviani. Un commando di 48 uomini, quasi tutti civili di Iquitos, assaltò Leticia e la occupò, catturando le autorità e la guarnigione colombiana che contava con quasi 200 uomini. Le truppe colombiane furono disarmate e insieme alle autorità espulse e mandate in Brasile. Il commando insorse spontaneamente e quando il presidente del Perù lo viene a sapere invia le truppe della fanteria di Iquitos a Leticia per supportare il commando. Nella regione c’è petrolio e quindi il governo colombiano invia una divisione di tremila uomini per riprendere Letizia. Inizia una guerra per fiumi, terra e aria, sconfitte e vittorie per entrambi i fronti. La Colombia aveva aerei più moderni, pilotati da mercenari tedeschi reduci della prima guerra mondiale, che disertarono quando fu abbattuto il primo di loro, oltre all’ospitalità del Brasile che permetteva alle barche da guerra di navigare sul suo territorio. L’ esercito colombiano non arrivò mai a Leticia, la vittoria militare sembra sia stata peruviana, ma alla firma della pace, nel maggio ’34 Leticia e tutto il territorio ceduto alla Colombia con il trattato del 22 ritorna ad essere colombiana.
Com’è d’obbligo l’aereo per Bogotà parte in ritardo, due ore di volo e dall’aeroporto, con un taxi, raggiungo la stazione degli autobus. Mezz’ora dopo, alle 19, salgo sul bus per Santa Marta e il mar dei carabi. Ennesima notte passata in Autobus.

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