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venerdì 14 marzo 2008
*Nuovamente in Ecuador
Un lungo viaggio fino a Quito, la capitale dell’Ecuador. Le ore d’autobus aumentano perché le piogge degli ultimi giorni hanno causato frane, vicino alla frontiera che fino a pochi giorni fa era chiusa per rotture diplomatiche, dei grossi massi in mezzo alla strada fermano il traffico per qualche ora, la strada è piena di gente che va avanti e indietro, scende dai vari autobus, dai camion e dalle macchine. Quando riescono ad aprire il passo si crea un casino perché tutti vogliono passare e la strada rimane bloccata per almeno un'altra mezzora. Le pietre che son cadute in mezzo alla strada sono enormi, ed hanno distrutto una specie d’area di servizio, spero che non ci fosse nessuno al momento ed un po’ m’intimorisco, pensando che tutto il tragitto è a rischio frane. Nel sedile di fianco al mio c’è una ragazza di Bogotà che sta andando a Guayaquil, un anno fa l’ex marito ha rapito i suoi due figli ed è da allora che non ha notizie dei bambini. Pochi giorni fa gli hanno comunicato che i suoi figli sono a Guayaquil e vuole andare a riprenderseli. Non ha mai viaggiato, non conosce nessuno a Guayaquil, ha pochi soldi ed è molto stressata. L’aiuto a passare la frontiera, gli fanno delle storie perché ha pochi dollari e io dico che viaggiamo insieme, questo mi costa un accurata ispezione degli zaini, ma alla fine tutto fila liscio, e pensare che neanche conosco il suo nome. Pranziamo insieme e poi prendiamo lo stesso pullman, solo che io la notte scendo a Quito, lei continua per altre dieci ore fino a Guayaquil. Spero tutto gli vada bene, mi sembra una brava ragazza, preoccupata e sprovveduta, mi piacerebbe aiutarla, ma non so in che modo