Per il terzo giorno è prevista un’escursione alla bahia, un giro in motoscafo ed alcune piccole camminate nei dintorni della baia di Puerto Ayora. Un ragazzo arriva in hotel mentre facciamo ancora colazione poi ci accompagna a piedi al molo, dove saliamo su una “panga” (un motoscafo). Con me e Mabel ci sono anche i membri di una famiglia che avevamo già conosciuto alla stazione scientifica Charles Darwin il primo giorno. Su alcune barche si vedono delle otarie che pigrano tranquille, poi poco fuori dal molo la prima attrattiva che incontriamo sono i piqueros patas azules, in italiano Sule dai piedi blu (o azzurri), su delle scogliere. Da li ci dirigiamo verso la loberia, dove in teoria dovremmo fare snorkeling tra la colonia di otarie, ma di otarie ne avvistiamo poche e il mare è molto agitato e quindi non possiamo buttarci in mare. Piccola delusione ma il mare fa quello che vuole quando vuole. Dopo tanti su e giù sulle alte onde raggiungiamo un piccolo molo da dove inizia la nostra prima camminata, tra pietre vulcaniche e un sentiero tortuoso. La nostra direzione è un luogo chiamato “las grietas”, dove il paesaggio è costituito da figure di lava che formano due pareti giganti. Il sentiero passa di fianco a delle saline poi tra cactus di varie forme e colori e finisce su una frana di rocce che scendono in una spaccatura del terreno dove c’è una pozza d’acqua limpida dove quasi tutti ci buttiamo, l’acqua è fredda, però dopo la camminata sotto il sole è una vera goduria. Ritornati alla panga, andiamo a Punta Estrada e qui mi butto in acqua dal motoscafo e faccio un po’ di snorkeling, il mare è un po’ mosso anche qui ma c’è una buona visibilità e i fondali sono belli, con tanti pesci, ma neanche uno squalo né una tartaruga marina. Un'altra camminata sotto il sole cocente e arriviamo ad una spiaggia di pietre nere con tante iguane marine, tra paesaggi vulcanici e desertici, poi tornando indietro ci fermiamo, passando per delle passerelle ad un posto d’osservazione sul canal de los tiburones, poi scendiamo e risaliamo sulla panga che attraversa il canal del’amor e quindi si rientra al molo.Il pomeriggio è libero, così io e Mabel andiamo alla Playa de los Alemanes, che ora chiamano playa Estrada, dal molo prendiamo un “taxi acuàtico”, una piccola barca gialla a motore che scarrozza la gente tra le varie imbarcazioni che non possono entrare al molo o alcuni posti raggiungibili solo via mare, come ad esempio l’inizio del sentiero per arrivare alla Playa de los Alemanes, una piccola e calma spiaggiavicino a Punta Estrada, ideale per riposare e fare una nuotatina. Prima delle sette devo rientrare in hotel, e poi andare a misurarmi la muta e l’attrezzatura da immersione per domani, ma prima andiamo a vedere anche la laguna de las ninfas, poco lontano dal centro di Puerto Ayora, una piccola e calma laguna circondata da vegetazione e da mangrovie, pero ormai è già buio e non si vede gran chè, in più è pieno di zanzare.Esther mi accompagna al negozio dove mi prendono i dati e mi cercano l’attrezzatura che mi va bene, poi vado a cenare con Mabel, andiamo a bere qualcosa e fare un giro al mercato dell’artigianato e sul lungomare, poi ci salutiamo perché lei domani rientra a Guayaquil, io invece alle sette del mattino devo andare al negozio per le immersioni.
Questo è un diario di viaggio, senza presunzioni.
Cronache, racconti, appunti, memorie delle mie avventure, a volte con frasi prese in prestito da libri, riviste, giornali o copia-incolla da siti internet.
Continuavo a considerare me stesso normale e folle il resto del mondo, tuttavia con mia grande costernazione a poco a poco mi resi conto che i miei amici pensavano esattamente il contrario. Eppure non mi sentivo turbato da particolari demoni interiori. Conoscevo la verità: il mondo -il nostro mondo occidentale- era folle. Non riuscivo a entusiasmarmi pensando alla carriera o alla pensione. Avevo bisogno di una scintilla capace di accendermi, di uno scopo, di un ideale per cui battermi. Attorno a me vedevo una società che aveva smarrito il senso dell' interesse collettivo, della comunità. Dove il futuro non andava oltre i bilanci per l' anno successivo. Una società "innaturale", nel senso letterale del termine: dove i bambini crescevano senza essersi mai arrampicati su un albero e incapaci di riconoscere le costellazioni. Una società materialista che aveva perduto la percezione della gioia di essere vivi, e l' aveva rimpiazzata con armadi modulari dell' IKEA. Era un mondo incasinato, in cui non riuscivo a trovare né uno scopo, né uno spazio. "Mark Mann" -Sul Gringo Trail-
Da dove mi visitate
"Mille anni fa come adesso, cantastorie e menestrelli, rocker e rapper, sono lì a cantare l'altra storia, quella che la gente vuol sentire e il palazzo vuol far sparire. Ma la musica vola. Inafferrabile e imprendibile. Come si fa a metter in gabbia una canzone? Come si può uccidere un ritmo, una ballata, uno stornello?" DarioFO