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sabato 13 giugno 2020

Nicole e Potho a Numana


Ormai sono due settimane che è finito il Lockdown durato quasi due mesi e mezzo, da metà marzo, la quarantena per contenere il contagio del virus Covid 19 che ha scatenato una pandemia mondiale con tantissime vittime, la voglia di andare al mare e immergermi è tanta ma il mare in Liguria è stato mosso lo scorso week end ed anche questo i diving center che ho contattato cancellano le immersioni in programma per lo stesso motivo. Provo a telefonare a Rimini per un immersione al Paguro, in Adriatico le previsioni danno mare calmo, ma per il sabato sono al completo. Mi viene in mente che da qualche anno ho intenzione di andare al relitto della Nicole al Conero, nelle Marche, visto in una puntata di Linea Blu e non ho mai avuto occasione, così provo a telefonare al Centro Sub Monte Conero di Numana e mi confermano che il sabato con la seconda immersione, alle 10:30, andranno al relitto ed hanno l'ultimo posto disponibile, in programma hanno anche un immersione alle 7:30 ma sono al completo e se arrivano ad un numero sufficiente faranno anche la terza alle 14:30, mi spiegano le nuove normative e come comportarsi, sempre per l'emergenza Covid 19, confermo la mia presenza.
Da casa ci vogliono poco più di tre ore se non c'è traffico, quindi mi sveglio alle 5:30, ho già tutto pronto dalla sera prima, carico la macchina, faccio colazione e parto alle 6:00, il viaggio è tranquillo, senza soste, arrivo alle 9:00 e parcheggio vicino al diving che si trova in spiaggia, pochi passi dal porticciolo dove hanno il gommone. Il mare è calmissimo, il cielo splendido e la temperatura ottima. Mi accoglie una luminosa ragazza che mi spiega di nuovo le precauzioni da usare per l'emergenza Covid, ovvero tenere la mascherina, lavarsi spesso le mani, tenere le distanze, posti assegnati, le consegno i moduli che ho scaricato e compilato a casa e mi assegna la mia postazione, numero 10, una sedia e un palo con un appendiabiti, un altra ragazza mi consegna una bombola da 10 litri e assemblo tutta l'attrezzatura. Gli altri sono ancora in mare e arrivano verso le 10:00, carichiamo l'attrezzatura su un ape e mi dirigo al porto a piedi, con gli altri sub. Anche in gommone abbiamo i posti assegnati e distanziati, io sono nell'ultimo posto nel lato di dritta a prua. Dopo circa dieci minuti di navigazione, due miglia dal porto turistico di Numana, ci sono le boe di ormeggio, una a poppa e una a prua del relitto Nicole, il più recente relitto che ho visitato, affondato il 27 gennaio del 2003 a causa di una tempesta, era una motonave da trasporto dalle caratteristiche fluviali, aveva il fondo piatto e le murate basse, proveniva dalla Turchia e andava a Marghera con un carico di materiale per la fabbricazione del vetro, cercava riparo verso il Monte Conero, sperando di trovare un ridosso, invece le onde superarono le murate e le stive si riempirono d'acqua, portando giù, in assetto di navigazione, la motonave, che una volta toccato il fondo si spacco in due tronconi, che le successive mareggiate hanno fatto disassare ma rimangono ancora in assetto di navigazione. Un'altra caratteristica di questo relitto è che si trova a bassa profondità, il punto più alto è a circa sette metri, il più basso, sul fondo a diciassette. La natura del fondale composto da sabbia finissima e fango e la notevole presenza di sospensione riducono molto la visibilità ma mi dicono che sono fortunato e oggi è molto meglio del solito ma per quanto mi riguarda la visibilità per me è scarsa. Le lamiere sono completamente ricoperte di cozze, molluschi, ascidie e spugne, tantissimi nudibranchi e crostacei, circondata da tanti banchi di pesci di piccola taglia. La guardia costiera e agenzia per l'ambiente intervennero subito dopo l'affondamento e il giorno dopo si recuperò il carburante dai serbatoi, si pensò di recuperare la nave con costi molto alti, ma i centri subacquei della zona insistettero per lasciare il relitto a scopo turistico prendendo come esempio il relitto della piattaforma Paguro di Ravenna e praticamente a costo zero. Un relitto di tali dimensioni e a profondità così accessibili costituisce un'oasi di ripopolamento per la fauna ittica ed effettivamente è diventato un polo di attrazione per il turismo subacqueo.
Finita l'immersione ritorniamo al porto e da li al diving, mi confermano che facciamo un altra immersione alle 14:30. Dopo essermi cambiato vado a fare un giro per il paese, con il centro molto carino che si alza sopra la spiaggia e il porto e mi mangio un panino in un bar. Alle 14:00 arrivo al diving e dopo aver assemblato l'attrezzatura ed esserci cambiati ci dirigiamo al porto e risaliamo in gommone che si dirige verso la spiaggia delle “due sorelle” che fa parte del Parco del Conero , chiamata in questo modo per i due scogli bianchi che emergono dal mare limpidissimo e che visti da nord dovrebbero assomigliare a due suore poste in preghiera. Essendo raggiungibile solamente via mare, questo tratto di spiaggia bianca, a ridosso del Conero, è un gioiello di natura incontaminata, senza nessun servizio. Sul fondo del mare davanti alla spiaggia e alle “due sorelle” ci sono i pochi rottami arrugginiti del naufragio del piroscafo da carico Potho, che andò a sbattere contro gli scogli dividendosi in due tronconi una notte di neve e bufera, la poppa affondò davanti ai faraglioni mentre la prua si arenò sulla spiaggia e ci rimase per molto tempo. Era la notte del 14 marzo del 1962, la nave batteva bandiera libanese e ventun marinai di nazionalità greca componevano l'equipaggio, dieci di questi scomparvero tra le onde della tempesta e pochi vennero restituiti dal mare, una croce con scritto "Persona Ignota" e la data del naufragio si trova nel cimitero di Numana mentre altre due vittime sono sepolte nel cimitero di Sirolo. I marinai superstiti restarono aggrappati per diverse ore al troncone di prua. Il guardiano della cava di pietra situata nella piccola baia proprio a nord delle Due Sorelle, Raimondo Barbadoro, invalido di guerra, fu il primo ad accorgersi del naufragio e andò a chiedere aiuto al fratello. Cesare Barbadoro assieme a due nipoti raggiunse la spiaggia e riuscirono a trarre in salvo alcuni marinai.

A tarda sera del 15 marzo sul relitto rimaneva ancora il direttore di macchina. Quando finalmente si decise ad abbandonare la nave e si buttò nelle gelide acque, rimase impigliato ad un cavo, Cesare si gettò in mare, lo raggiunse, lo liberò e lo portò a riva nonostante le numerose ferite riportate. La mattina dopo, a giorno inoltrato, giunsero finalmente i soccorritori. Il gruppo di marinai superstiti riuscì a risalire il monte Conero e arrivare a Sirolo attraverso il "Passo del Lupo" un sentiero già arduo, reso ancora più duro dalla neve, mentre il direttore di macchina ferito venne trasportato all’ospedale di Ancona via mare. Cesare Barbadoro per il suo coraggio fu insignito della Medaglia di Bronzo al valor civile. Il Potho era una nave da carico costruita in Olanda nel 1916 lunga circa 90 metri e larga 12 e la notte del naufragio trasportava un grosso carico di legname che si riversò sulla spiaggia sotto il paese di Sirolo che venne completamente coperta di tavole, in alcuni punti con cataste anche di tre metri e leggenda vuole che molto del legname in seguito fu usato per costruire le baracche dei pescatori. L'immersione è facile e poco profonda, ma la visibilità scarsissima, siamo tre clienti e tre guide, quindi mi affiancano una guida, poco dopo esserci immersi io mi fermo a fotografare e la guida non si ferma, continua imperterrito a pinneggiare come se stesse facendo una gara, io mi fermo li a continuare a fare i cavoli miei e dopo cinque minuti che vedo che lui non ritorna o non mi trova, riemergo, in sicurezza e lancio anche il pedagno come d'accordo durante il briefing, la scarsa visibilità della zona probabilmente fa si che ci si perda facilmente, anche se si è relativamente vicino alla spiaggia e le preoccupazioni non esistono.

Riemergiamo praticamente insieme a una ventina di metri di distanza, io praticamente ero sotto il gommone, chiarisco che io non devo fare una gara di velocità ma solo qualche foto e che se vuole che stiamo insieme mi deve aspettare. Sott'acqua sembra che mi abbia capito e mi sta praticamente sempre attaccato. Lo scafo è chiaramente completamente distrutto, lamiere sparse qua e la che ormai si sono perfettamente integrate al fondale che ospitano fauna di scogliera. Si distinguono ancora un albero, forse di carico, della nave, dei verricelli, la grossa elica quadripala sdraiata e le due grosse caldaie, una in verticale e una orizzontale, vicine che nei numerosi buchi ospitano tanti animali, da gronghi a murene, crostacei, molluschi, granchi di varie specie e nudibranchi, tanti animali da fango, immersione molto particolare e avvincente con quella scarsa visibilità che da una sensazione di avventura e mistero ma che poi quando si esce dall'acqua ti affascina con la bellissima vista di questo scorcio selvaggio di adriatico. Dopo un altro breve viaggio in gommone di circa tre miglia sbarchiamo nuovamente sulla banchina del porto di Numana e dopo aver riposto tutta la mia attrezzatura ed essermi cambiato al diving, torno in paese a prelevare denaro perché non gli funziona.

Prima di andar via però mi fermo al bar dello stabilimento balneare davanti al diving, dove ho lasciato in custodia il borsone, e mi bevo una birra Icnusa non filtrata alla spina bella fresca seduto su un divanetto mentre guardo i bagnanti. Poi tre ore di strada e autostrada e la notte la passo nel mio letto. Soddisfatto.

gigipeis

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