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lunedì 27 aprile 2009

# Lapa e Santa Teresa

Il simbolo del quartiere di Lapa sono gli "Arcos", enormi arcate doppie con 64 m di altezza e 270 m di lunghezza. L'ex acquedotto in stile romano è stato costruito nel 1750 per distribuire alla popolazione l’acqua dalle sorgenti di Rio carioca, che provenivano da Santa Teresa. Dal 1896 funziona come viadotto per il piccolo tram di Santa Teresa. Lapa era un quartiere residenziale della classe dominante cittadina a fine XIX secolo, mentre ora i suoi palazzi sono quasi completamente trascurati e decadenti. Però è il centro di un vivace panorama bohemien, con tantissimi locali musicali, bar, ristoranti storici e la notte le sue strade e la piazza sotto gl’archi si riempiono di giovani e musica di tutti i tipi, e le sale da ballo di samba sono tornate a ricoprire un ruolo determinante nel panorama sociale. Un altra cosa da non perdere a Lapa è L' Escadaria Selaròn, una scalitata che sale fino a Santa Teresa ricoperta di mattonelle colorate e dipinte, a mo' di mosaico da un artista cileno in omaggio al popolo Brasiliano
L’ultimo degli antichi tram che un tempo percorrevano tutta Rio de Janeiro è il simbolo del quartiere di Santa Teresa.
A Rio de Janeiro è in funzione il sistema tranviario più antico del mondo, risalente addirittura al 1896. E’ singolare l’origine del nome Bonde, comunemente attribuito a tutti i tram brasiliani: deriva dall’inglese bond, azione. Infatti in periodi di carenza di spiccioli le compagnie tranviarie emettevano tranches azionarie corrispondenti a cinque o dieci biglietti di corsa semplice, per consentire altrettanti viaggi senza problemi di moneta e di resto. Il "Bonde", parte da una piccola stazione del centro nei pressi della nuova Cattedrale dietro il bruttissimo palazzo PetroBras, attraversa l'"Arcos da Lapa" e sferraglia lungo i suoi binari sulle le strade acciottolate e in pendenza di Santa Teresa. Arriva al Largo Guimares, dove scendo e dove i binari si biforcano per continuare a salire. Questo quartiere prende il nome da un convento fondato nel 1750 ed è appollaiato su una collina. È un quartiere molto caratteristico con case e strade dall’aria decadente.
Visito il museo Càchara do céu , una moderna casa (penso fine anni ’60) che ospita una collezione d’arte moderna e mobili d’epoca, circondata da un bel giardino e scorci di paesaggio bellissimi sul centro e sulla baia. Passeggio un po’ per il quartiere e visito anche il piccolo museo do Bonde, con alcuni modellini e pezzi (comprese le panche) dei vecchi tram di Rio e una piccola mostra fotografica dei tram nella città. Riprendo il Bonde e torno in centro.

# Foto di Rio qua e la!







sabato 25 aprile 2009

# Niterói

Con Timoteo prendiamo un autobus per il centro e scendiamo a Praça XV, dove poco lontano c’è il molo dei traghetti per Niterói, il molo sembra più una stazione della metropolitana, si comprano i biglietti, si passa attraverso i tornelli e poi si aspetta che arrivi il traghetto in una sala con delle porte scorrevoli in vetro. Quando tutta la gente è scesa si aprono le porte e raggiungiamo il traghetto. La traversata non è molto lunga. Dal traghetto si ha una bella prospettiva della baia e una vista particolare (dal mare) del centro e dello sfondo di Rio. Niterói è l’unica città brasiliana fondata da un indio nel 1573 con il nome di São Lourenço dos Indios. Nel 1819, il villaggio venne riconosciuto come tale dal governo centrale, e ricevette il nuovo nome di "Vila Real da Praia Grande", il quale occupava solo l'area dell'attuale centro città. Il nome venne ufficialmente cambiato in "Niterói" nel 1835 e in quella occasione venne elevata alla categoria di città (Nictheroi significa "acque nascoste" in linguaggio Tupi ). Agli inizi del XX secolo, la città iniziò la sua espansione industriale. Tra il 1834e il 1975 lo stato di Rio de Janeiro venne diviso in due stati: Rio de Janeiro e Guanabara (Distretto Federale), dove si trovava la capitale nazionale e Niterói servì come capitale dello stato di Rio de Janeiro. Il 15 marzo 1975 Niterói venne riunita allo stato di Guanabara.
Il traghetto sbarca in una zona commerciale non particolarmente interessante, poco distante dal terminal degli autobus, che raggiungiamo in pochi minuti a piedi e dove prendiamo il 57B per andare al Museo di Arte Contemporanea,
considerato il punto di riferimento della città, venne progettato dal famoso architetto brasiliano modernista Oscar Niemeyer costruito su una roccia a picco sul mare della baia di Guanabara con l’insolita forma di disco volante. Il museo è chiuso perché stanno allestendo una nuova mostra, ma per la vista dal promontorio e il paesaggio vale la pena arrivare fino a qui. Dopo qualche foto prendiamo nuovamente il 57B e ritorniamo al terminal degli autobus e saliamo sul 39 per andare alla spiaggia di Piratininga. Dopo 50 minuti di strada arriviamo, non c’è il trambusto delle spiagge di Rio, poca gente, tranquillità, si starebbe bene con una bella ragazza. La spiaggia è divisa in due, nella spiaggia grande il mare è agitato e adatto al surf, nella spiaggia piccola invece è tranquillo e perfetto per un bagnetto. Tra le due spiagge c’è una piccola baracca che prepara da mangiare e così pranziamo lì, con una corvina fritta, riso, patate fritte e insalata, il tutto accompagnato con una Skol. Da sopra le rocce che dividono le due spiagge c’è un ottima vista della baia e delle colline che la circondano. Dopo altri 50 minuti sul 39 ritorniamo a Niterói, e dal terminal prendiamo l’autobus per Rio, collegato a Niterói da un grande ponte, oltre che dai traghetti. Il ponte è stato inaugurato nel ’74 con un estensione totale di 13,29 km e 72 m d’altezza nel suo punto più alto. C’è tanto traffico e ci impieghiamo tanto tempo, ma l’autobus ci lascia a Botafogo, praticamente di fronte all’ostello.
La notte esco con una ragazza bulgara, una ragazza olandese e un suo amico brasiliano, andiamo nel quartiere di Lapa, dove ci sono tantissimi locali, musica in strada di tutti i tipi. E' pieno di gente, bevo tante latine di birra e qualche caipirinha. Balliamo e conosciamo altra gente. Rientriamo in ostello in bus poco prima delle 5 del mattino.

venerdì 24 aprile 2009

# Deltaplano

Il volantino dice, in cinque lingue diverse tra cui l’italiano:
Giornalmente, dall’alba al tramonto, vieni e divertiti con le bellezze naturali dei tropici di Rio de Janeiro, a bordo di un deltaplano con un pilota professionista, abilitato dall’associazione Brasiliana di Deltaplano, con più di 20 anni di esperienza internazionale.
Opzionals: Foto e DVD video durante il volo e trasporto dall’ hotel.
Non richiede esperienza.

Dopo averci pensato su qualche giorno e chiesto i prezzi, ho deciso che non potevo farmi sfuggire quest’occasione, così ne ho parlato con la recepcionista dell’ostello e mi ha prenotato.
Il cielo è limpido ed è una magnifica giornata, sono anche fortunato. Anche Timoteo, un altro ragazzo brasiliano che stà in camerata con me ha intenzione di farlo. Passa un ragazzo a prenderci, poco prima di mezzogiorno, con un pick-up verde militare con le panche in legno sui lati del cassone, dove ci accomodiamo. Raggiungiamo una spiaggia più a sud di Rio, spiaggia di Sao Conrado, conosciuta anche come spiaggia do pepino, dove c’è la pista d’atterraggio dei deltaplani e circa ogni dieci minuti ne atterra uno, viene portato fuori dalla pista e smontato per esser portato sulla “Pedra Bonita” da dove decollano.
Io e Timoteo aspettiamo che atterri Claus, il nostro pilota, che è in volo con un altro cliente. Quando atterra facciamo conoscenza poi con il suo nuovo SUV
saliamo fin sulla Pedra Bonita, che fa parte del Parco di Tijuca, e dove c’è una rampa per i deltaplani e poco più giù uno spiazzo da dove decollano i parapendii. Claus ci spiega le poche cose che dobbiamo fare ed il primo a volare è Timoteo, io aspetto quasi un ora che Claus torni a salire. Guardo decollare altri deltaplani e parapendii, passeggio tra gli alberi e tra i tanti curiosi, aspiranti piloti, aiutanti e altre facce che aspettano di volare.
Finalmente arriva il mio turno, mi metto l’imbragatura, legata anche ai polpacci tramite due gambali, indosso il casco, e poi facciamo una prova del lancio, che consiste nel correre di fianco a Claus con la mia mano sinistra sulla sua spalla sinistra e la mia mano destra tiene la bretella sinistra dell’imbragatura. Mi assicura al deltaplano con un moschettone, si assicura lui, e quindi siamo pronti a decollare. Cominciamo a correre sulla rampa, poi finisce e via, un tuffo nel vuoto sorretti dalle ali di quel grande aquilone.
La sensazione è fantastica, si vola dolcemente, si plana senza l’ausilio di nessun mezzo se non di una tela sintetica, un telaio di alluminio governato dal peso del pilota con una barra. La vista è stupenda, l’oceano azzurro, la spiaggia bianca, la foresta verde, automobili e autobus, palazzi e grattacieli colorati, l’aria in faccia come se stessi andando in discesa con una bicicletta. Ogni tanto ci mettiamo in posa per una fotografia, con la macchina fotografica, di fianco alla videocamera, piazzata sull’ala destra del velivolo.
Quando stiamo per atterrare mi slaccia i gambali e la mia posizione passa da orizzontale a verticale, lo stesso vale per lui. Arriviamo a pochi centimetri dalla sabbia della spiaggia poi posiamo i piedi e cominciamo una breve corsa fino a fermarci. Mi sgancio dal deltaplano, raggiungo Timoteo e mentre aspettiamo che l’aiutante di Claus venga a prenderlo e recuperare il mio zainetto, ci ordiniamo un panino e una birretta. Finito di mangiare e recuperato le mie cose e il DVD, salutiamo il mitico Claus poi lo stesso ragazzo dell’andata, con il suo pick-up verde, ci riaccompagna al Alpha Hostel a Botafogo.
Fantastica esperienza.

sabato 18 aprile 2009

# Finalmente a Rio de Janeiro

Ed eccomi arrivato a Rio de Janeiro. 15 aprile, San Paolo Rio de Janeiro, 6 ore e mezzo di autobus. Mi sistemo nel quartiere di Botafogo, una zona residenziale della classe media, relativamente sicura ed economica, uno dei quartieri più tradizionali ma non interessante come Ipanema o Copacabana. Dalla strada davanti all’ostello si ammira il Pan di Zucchero, dalla strada dietro si vede il Cristo Redentore. Il 16 vado a visitare i dintorni e la spiaggia di Botafogo, nel mio girovagare finisco in un centro commerciale che all’ottavo piano ha un balcone da dove si ammira un bel paesaggio con di fronte proprio il Pan di zucchero che fa da sfondo alla spiaggia di Botafogo. Il 17, invece, raggiungo con la metro la stazione Cantagallo, a Copacabana, vado in spiaggia a prendere il sole, poi faccio una passeggiata fino ad Ipanema. Incontro un tipo di New York che ho conosciuto in ostello e con lui percorro le spiagge di Ipanema e Leblon poi torniamo indietro. Io vado a Copacabana, lui rimane a Ipanema. Poco dopo prendo la metro e ritorno a Botafogo. Stamattina, dopo colazione, vado alla fermata degli autobus poco distante dall’ostello. Aspetto per quasi un ora il 583 per andare a Cosme velho, poi, quando stavo per abbandonare, lo vedo passare all’incrocio, lo fermo al volo e salgo senza chiedere la direzione. Infatti, dopo un po’ scopro che sta andando verso Leblon, scendo e dall’altro lato della strada prendo il 570, indicatomi dal bigliettaio del 583. dopo questo avanti e indietro e sali scendi sali, finalmente raggiungo la stazione del treno a cremagliera per andare sul Corcovado. C’è tanta gente, troppa, e il primo trenino disponibile è alle 12:20; cazzeggio un po’ per la stazione che ha tante foto e didascalie sulla statua del Cristo e del picco Corcovado, poi mi metto in fila (per la seconda volta, la prima per comprare il biglietto) e salgo in carrozza, che in una ventina di minuti si arrampica fino alla cima, passando tra un groviglio di alberi e vegetazione tropicale. Dalla stazione alla cima ci sono ancora 220 gradini, poi la statua emerge maestosa, sembra quasi che si voglia tuffare nella baia. Il panorama della baia e della città, che sembra non avere un senso logico per quanto è frastagliata ed irregolare, è fantastico. Si vedono le favelas, i grattacieli, le spiagge di ipanema e copacabana, la laguna, le montagne ricoperte di verde, elicotteri che sorvolano la cima del Corcovado, parapendii, deltaplani, in lontananza lo stadio Maracanà, il ponte Niteròi, vari piccoli arcipelaghi, l’oceano. C’è troppa gente, tantissima, e come sempre questo mi da un po’ fastidio. Il Corcovado è in pieno territorio cittadino ma fa parte del parque nacional de Tijuca. Il Corcovado è alto 710 metri, la statua sta su un podio alto 8 metri con all’interno una cappella, è alta 30 metri e la lunghezza da mano a mano è di 28 metri. Pesa 1145 tonnellate. La statua del Cristo Redentore è stata inaugurata il 12 ottobre 1931 e nel 2007 è stata eletta una delle nuove sette meraviglie del mondo. Verso le 2:45 mi metto in fila per prendere il treno per scendere e alle 3.30 raggiungo la stazione di Cosme Velho. Aspetto un po’ sulla strada (rua Cosme Velho) e poi, quando passa, salgo sul 583, questa volta però prima di salire chiedo se passa a Botafogo. Alle 4:30 sono già in ostello.

mercoledì 15 aprile 2009

# San Paolo, Brasil

Ormai sono a San Paolo, in Brasile già da una settimana, mi sono fermato così tanto perché dovevo sfebbrare, e non avevo voglia di mettermi in viaggio. L’idea iniziale era di fermarmi solo due o tre giorni poi dirigermi a Rio de Janeiro, ma la febbre e un inizio di bronchite prese in Italia al rientro dal viaggio in Egitto, l’International hostel con la sua megacolazione e il personale molto accogliente e la curiosità di vedere un po’ di questa immensa megalopoli, mi hanno convinto a rimanere qualche giorno in più a riposare e passeggiare per la città.
Ho visitato poco, in effetti San Paolo non offre grandi o interessanti attrattive, ma sensazioni controverse. È piena di grattacieli, il traffico è ben regolato (a differenza de Il Cairo, dove praticamente non esiste un codice stradale e la precedenza ce l’ha chi se la prende, dove i pedoni sono solo fastidiosi insetti che attraversano, senza averne diritto, la strada). È una città moderna di stampo occidentale, con tanti ristoranti, pizzerie, mc donald’s, centri commerciali, semafori, cavalcavia, sottopassaggi, treni, autobus, tram, chiese, piazze, pochi musei, una spruzzatina di piccoli parchi, hotel, birrerie, moto, automobili, barboni di ogni età che dormono per la strada nell’indifferenza della gente che va a scuola o lavora.

In centro c’è un centro commerciale con tantissimi laboratori di tatuatori, negozi di Cd e magliette di gruppi rock, piercing, attrezzatura e colori per tatuatori, e il venerdì e sabato si è riempito di punk e metallari, non soltanto all’interno ma anche nelle vicine strade e nella piazzetta di fronte. Invece, la strada che da piazza della repubblica porta all’ostello dove alloggio, la notte si riempie di gay, lesbiche ed eccentrici personaggi.

mercoledì 1 aprile 2009

Fine viaggio in Egitto 09

Richmondo hotel, Il Cairo
Preparo lo zaino, vado a mangiarmi la mia solita pasta al cioccolato che compro nella solita pasticceria tutte le mattine, vado in un caffè a bermi un te, poi passo due ore in un internet point, faccio l'ultima passeggiata per le strade del centro vicino a piazza Orabi e all'hotel, mi fermo a mangiare due falafel per strada.
Alle tre prendo un taxi per l'aeroporto, 50 pound. C'è traffico ma arrivo prima delle quattro, sono in anticipo, il volo è previsto per le 19:45. Aspetto.
Alle sei meno un quarto faccio il check-in, come al solito c'èun tipo che ha la valigia più pesante dei venti chili permessi e non vuole pagare il sovraprezzo.
L'aereo parte puntuale, e sorprendentemente arriva a Milano in anticipo, alle 23:30 sono già a Malpensa. Passo la notte in aeroporto. Alle 5:30 prendo il primo bus per la stazione centrale e il treno arriva a Reggio Emilia alle 8:40, alle 9:20 prendo l'autobus per Scandiano e arrivo a casa prima delle 10.
Finito il viaggio in Egitto.

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