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martedì 25 maggio 2021

Relitti della Seconda Guerra Mondiale

La mostra fotografica "I relitti della seconda guerra mondiale" esposta a La Gargotta del Popol Giost, un osteria in centro a Reggio Emilia, con qualche foto e racconto in più, è diventata anche un articolo sulla rivista "Giroinfoto Magazine" numero 67 di Maggio da pagina 66 a pagina 78

mercoledì 5 maggio 2021

Il relitto della Vomv Gaz

Al porto di Ravenna, in una zona che sembra dimenticata da tutti tranne che dai gabbiani, in fondo alla zona industriale della “Pialassa” all'imbocco del canale Piomboni, c'è quello che sembra a tutti gli effetti un cimitero di navi, col cielo un po' nuvoloso e a tratti plumbeo e un vento fortissimo che alza sabbia e polvere, l'atmosfera è molto tetra.
Parcheggiamo la macchina nel parcheggio dell'ultima ditta prima che la strada finisca in un cancello da cantiere spalancato, poi ci inoltriamo a piedi, sulla sinistra tanti rimorchi di camion uno dietro l'altro, sulla destra un campo con una distesa di gabbiani con nidi, uova e pulcini, appena ci notano, molti si alzano in volo e cominciano a stridere sempre più forte. La stradina arriva ad una specie di collinetta che sembra artificiale con un piccolo canale con acqua disgustosa che ci interrompe l'avanzamento, quindi proseguiamo paralleli al canale e alla collinetta entrando nel campo a destra, dove finisce la recinzione, strapieno di gabbiani, anche quelli che rimangono a terra ci urlano contro e quelli in volo si avvicinano paurosamente, scendendo in picchiata per poi risalire rapidamente, mi ricorda vagamente il film “Gli Uccelli” di Alfred Hitchcock, per terra tanti nidi con uova e mamme coi pulcini, in aria probabilmente i maschi che vogliono spaventarci e mandarci via. Arrivati al mare, il piccolo canale è prosciugato e possiamo attraversare, oltre la collina, si vede l'inquietante paesaggio, una prima nave, la Orenburggaz Prom, semi affondata, appoggiata al fondo e piegata sulla sinistra, dietro di noi, dove finisce la banchina in cemento, probabilmente della ditta del parcheggio, fuori dall'acqua si notano i resti affioranti della poppa di un altra grande nave, continuando davanti a noi la Vomv Gaz, ormeggiata con delle gomene a dei corpi morti e le catene delle ancore non in tiro con le ancore insabbiate, appoggiata al basso fondo e praticamente attaccata a terra e facilmente raggiungibile, subito dopo quello che rimane di una piccola nave tutta arrugginita, forse una piccola chiatta o un rimorchiatore, qualche rottame e dei vecchi pneumatici ricoperti di alghe, in fondo, più lontano, un altra grande nave, la V. Nikolaev. La Vomv Gaz è una delle tre navi, insieme alla Orenburggaz Prom e alla V. Nikolaev, della flotta di grosse navi cargo russo-ucraine portanti bandiera maltese riconducibili ad un unico armatore che facevano la spola tra la Croazia e Ravenna con ghiaia e materiale per l'edilizia, nel 2006 furono abbandonate nella banchina del porto di Ravenna per alcune controversie legali e poi nel 2009 spostate in una zona dove non danno fastidio al traffico portuale, in attesa di essere vendute o demolite. Dalla fiancata della Vomv Gaz cala una vecchia e malmessa scala a pioli di corda legata ad una bitta, per arrivarci un cumulo di rottami di cemento, legno, ferro e vecchi pneumatici fanno da ponte sul pavimento fangoso e pozzanghere. La scaletta è molto insicura e pericolante ma salire si rivela più semplice di quello che sembra. Una volta a bordo basta scavalcare la battagliola arrugginita e ci troviamo davanti a due porte
stagne spalancate, quella a sinistra si apre su un ambiente pieno di bombole di CO2 in fila sui due lati, collegate a piccole tubazioni, la porta frontale entra nella pancia della nave, dove si trovano la cucina, la mensa, la sala ricreativa e le cabine dei marinai. Ormai la decadenza fa da padrona, tutto è arrugginito, vandalizzato, piccioni e colombi ne hanno fatto casa loro e gli escrementi sono dappertutto, si trovano anche tante uova, molti vetri e oblò sono rotti, i materassi e i mobili economici ormai sono marci, dei libri rovinati e quasi illeggibili, con caratteri in cirillico, un tavolo da bigliardo senza piedi e ammuffito giace ancora nella sala relax insieme a divanetti e poltrone marcescenti. Un grosso quadro elettrico in uno stanzone alto almeno due piani, con delle ringhiere e aperto in centro con diversi strumenti e altri quadri elettrici, scale che scendono alla sala macchine che è ormai allagata. Si esce a poppa, un argano e diverse bitte color ruggine e due relitti fanno inquietante figura sullo sfondo.
Saliamo i vari piani del castello di poppa fino ad arrivare al ponte di comando, vandalizzato, col pavimento in legno ormai marcio e sfondato in alcuni punti. Gli strumenti e i telegrafi di bordo sono stati rotti, una poltrona e dei computer, un libro aperto mangiucchiato dai topi, uno dei tanti telefoni a cornetta, la sala radio con qualche strumento vandalizzato, delle scale portano al piano di sotto, con altre cabine, probabilmente quella del capitano, che ha il bagno, il televisore e qualche vaso con i resti di piantine secche, continuiamo ad andare su e giù per i vari piani, corridoi bui e pieni di escrementi di uccelli e piume, altri telefoni in altre cabine e nei corridoi. Sgabuzzini con dei ricambi elettrici o idraulici. Passiamo all'esterno, seguendo la battagliola arriviamo alla grande coperta di carico, sembra un campo da calcio in metallo, con il castello di poppa che si staglia alto verso il cielo come un palazzo di periferia, arriviamo a prua, per salirci un corridoio buio e delle scale ormai sfondate dalla ruggine, i grandi argani salpa ancora, bitte, grossi rotoli di gomene, una grossa ancora di rispetto, un pulcino di gabbiano impaurito tra due lamiere. Scendiamo sotto la prua, alcuni ambienti completamente bui, forse un officina e scaffali con ricambi e altre gomene.
Anche scendere dalla nave con la scaletta di corda si rivela più semplice di quello che sembrava guardando la discesa dalla battagliola. Una volta a terra vado dietro il relitto per ammirare la poppa da terra, si notano le pale dei timoni e le eliche fuori dall'acqua. Il rientro all'auto è più impressionante che raggiungere le navi, il vento è più forte e continua ad alzare polvere e sabbia, i gabbiani sono molto più aggressivi, si avvicinano pericolosamente, stridono forte, ci girano intorno a pochi metri di distanza, salgono e scendono in picchiata virando vicinissimi lanciando escrementi. Finalmente arriviamo alla macchina e andiamo a Marina di Ravenna a pranzare con una piadina romagnola e bere una birra.
La nave è lunga centonove metri e larga sedici, su internet trovo che è stata varata nel 1995 in Ucraina, anche se altri siti dicono che le tre navi “russe”, sono della metà degli anni ottanta.

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