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domenica 22 novembre 2020

Il paese fantasma di Craco

Sul numero 61 di Giroinfoto magazine di novembre un altro mio articolo fotografico sul paese fantasma di Craco, visitato quest'estate.














La stretta strada comunale è tutta in salita, solitaria, dissestata quanto basta, piena di crepe e buche, comunque asfaltata, circondata da vegetazione incolta dai colori di fine estate, brulle collinette di argilla e, in lontananza, dei grigi calanchi, curve, contro curve e tornanti, pochi resti di qualche rudere, le alte mura di un cimitero, dei vecchi ulivi che qualcuno cura. All'improvviso, eccolo, come la punta di una lancia, sulla cima del colle che sembra il più alto, dritto, davanti alla strada, freno e mi fermo, lo ammiro emozionato nonostante sia un immagine che ho visto e rivisto decine di volte in questi giorni mentre programmavo questa visita. Mancano ancora alcuni chilometri ma lo spettacolo è quello, i buchi neri che hanno fatto posto alle vecchie porte e finestre sembrano tanti occhi che guardano incuriositi con aria ostile. Mi riprendo, riparto e dopo qualche metro accosto in uno spiazzo dove posso lasciare la macchina e scendere per fare qualche foto, l'angolazione è quella, su internet si possono trovare decine di foto scattate da li, nonostante non sia un classico luogo turistico, ha un forte magnetismo che attira tanta gente. Craco, il paese fantasma. Proseguo. Sulla sinistra della strada c'è il vecchio convento di San Pietro dei frati minori, una struttura costruita a partire dal 1620, la porta di accesso al paese che dopo anni di abbandono, ristrutturato e messo in sicurezza, ora ospita il “Museo Emozionale di Craco” che con alcuni filmati, didascalie e foto d'epoca, ripercorre la storia di questi luoghi. Da qualche anno il paese è diventato un Parco Museale Scenografico, una specie di museo all'aperto, e si visita il centro storico con un biglietto e accompagnati lungo un percorso messo in sicurezza, purtroppo la notte tra il 21 e 22 agosto hanno incendiato un tunnel del percorso di visita e non essendoci le condizioni di tutela della pubblica incolumità tutte le visite al Centro Storico sono sospese fino a data da destinarsi, lo sapevo, letto sul sito del Parco Museale Scenografico, ma ormai nella mia testa c'era già la visita e non sono riuscito a rinunciarvi nonostante una delle mie passioni è fotografare edifici abbandonati e ruderi ma mi consolo pensando che le foto più interessanti sono fatte al paese visto nel complesso ed in lontananza. Ciò che ha reso Craco un paese fantasma, un attrattiva insolitamente turistica ed un set cinematografico per diversi film, è stato una serie di eventi calamitosi solo in parte dovuti all'incuria e al comportamento umano, una disastrosa frana nel 1963 ha costretto la maggior parte della popolazione ad abbandonare le proprie case, poi nel 1972 un alluvione peggiorò la situazione con altri smottamenti e dopo il terremoto del 1980 tutto il paese venne completamente evacuato. Gli abitanti negli anni sessanta erano circa duemila e si trasferirono prima in una baraccopoli ai piedi del colle e poi nel nuovo paese di Craco Peschiera costruito più a valle. La struttura del borgo antico sembra che risalga al periodo compreso tra il 1154 e il 1168 ma le prime testimonianze relative al nome “Graculum” sono del 1060 forse un insediamento di monaci italo-bizzantini che iniziarono a sviluppare l'agricoltura nella zona il secolo precedente. Durante il medioevo il borgo era un importante centro strategico militare e sede universitaria. Il piccolo paese Lucano non fu nemmeno estraneo al fenomeno del brigantaggio nel corso del decennio napoleonico e delle rivolte post-unitarie. Dalle terrazze panoramiche del convento, toccando le antiche pietre, aspettando come se mi dovessero raccontare una storia, scatto alcune foto, ancora emozionato dalla vista dei ruderi rimasti arroccati sotto la torre normanna che sovrasta tutto. Mi incammino seguendo la strada asfaltata che costeggia la rete messa intorno al paese per evitare di entrare e dopo pochi passi mi si presenta un asino che si avvicina, un bellissimo soggetto da fotografare con lo sfondo della gost town, mi guarda, si gira verso le vuote finestre come se qualcuno lo avesse chiamato, mi riguarda, si mette a brucare. Proseguo e arrivo al cancello, è chiuso e c'è un ragazzo con pettorina e cartellino che sembra fare da guardia, provo a chiedergli se posso entrare, la risposta, anche se con un sorriso, è categorica: non si può. Continuo e seguo la strada a destra che va dietro il paese in salita, fino ad arrivare sotto la torre ed arrivo alla fine, tutto recintato, non si può andare avanti, seguo la rete per un po' in mezzo alle erbacce per ammirare un po' più da vicino alcune grotte, non so se scavate dall'uomo o dall'acqua e il tempo. Torno indietro e costeggio di nuovo il paese dal basso, prendo la strada che va in discesa poi un sentiero che sale fino al paese, in mezzo a dei campi e una ripida salita franosa che salgo con l'aiuto delle mani ed arrivo all'inizio delle rovine, qui non ci sono reti ma si capisce che non ci si può inoltrare, per terra tante macerie e detriti, i ruderi sono a pochi passi, ci penso un po' su ma decido di tornare indietro e appena mi giro sento un forte belato, mi rigiro e noto che poco lontano ci sono delle capre arrampicate sul terreno franato sotto la torre che mi guardano, rimango a guardarle per qualche secondo e cerco di capire se mi stanno invitando o mandando via, un altro belato e un incornata al cielo mi bastano per capire che non sono il ben venuto. Una volta arrivato sulla strada asfaltata mi metto nuovamente ad ammirare il paese incastonato nel bellissimo paesaggio che lo circonda e mi fermo a fissare quei buchi scuri che una volta avevano le imposte, aspettando una bambina vestita di bianco che si affaccia e mi saluta con la mano, come in un film horror, ma non succede, risalgo in macchina e me ne vado, fermandomi poco più avanti per un ultimo sguardo, e un saluto, dallo specchietto retrovisore. Visitato Craco il 3 settembre 2020 Scritto il 11 Ottobre 2020

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