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sabato 27 agosto 2022

Il relitto Margaret a La Spezia

Era una notte buia e tempestosa, questo racconto può veramente cominciare così.
Era la notte tra il 2 e il 3 novembre 2005. Il violento vento da sud ovest soffiava a quasi 50 nodi, 90 chilometri orari, una di quelle mareggiate che ormai stanno diventando sempre meno rare nella Liguria di levante. 

 La nave cementiera, ovvero un cargo portarinfuse specializzata nel trasporto di cemento, battente bandiera Georgiana, era partita vuota, dopo aver scaricato, dal porto di Genova con destinazione il porto di Varna in Bulgaria. Trovandosi in difficoltà per le forti raffiche di libeccio, chiese alla capitaneria di porto di La Spezia l'autorizzazione ad entrare nel golfo per ripararsi ed aspettare che le condizioni meteorologiche migliorassero. La capitaneria dà il permesso alla nave di mettersi alla fonda fuori dalla diga foranea di La Spezia ma il capitano della nave non rispetta esattamente le coordinate che gli vengono fornite e forse per questo che la mareggiata strappa gli ancoraggi e le onde la spingono inesorabilmente verso i massi della diga. Troppo vicina, impossibile evitare l'urto, la nave affonda e viene continuamente sbattuta contro la rocce.

L'equipaggio era composto da 13 uomini, due marinai si buttano a mare, o cadono, uno riesce a raggiungere la diga a nuoto, l'altro rimane in mare, gli altri raggiungono le parti della nave ancora emerse e cercano di aggrapparsi a qualsiasi cosa, qualcun altro cade a mare, vengono tutti salvati e recuperati dagli uomini dell'elicottero della guardia costiera, ci sarà solamente un ferito grave, un salvataggio aereo che sembra il clou di un film d'azione, tra le onde, le raffiche di vento, la nave che urta continuamente sugli scogli e i marinai sbattuti da una parte all'altra, il tutto ripreso da telecamere grazie alla vicinanza a un importante città portuale e alle prime luci della mattina. 

Faccio spesso immersioni nel golfo dei poeti, uno dei diving center più vicino a casa, poco meno di due ore, è quello di San Terenzo vicino a Lerici, le loro classiche immersioni sono tutte oltre la città di La Spezia, tra le isole dell'arcipelago Spezzino, Portovenere e Rio Maggiore e quindi passiamo sempre davanti alla diga foranea di La Spezia, ho chiesto spesso di portarmi a fare un immersione al Margaret ma evidentemente non è un sito che reputano interessante per i normali subacquei e nonostante le solite promesse non mi sembra abbiano intenzione di portarmici. Dopo l'ennesima immersione a Grotta Byron, Portovenere, nella bellissima cornice di Cala Arpaia, con la chiesa di San Pietro sul piccolo promontorio a destra, guardando dal mare, e il castello Doria sull'altura rocciosa a sinistra, una volta rientrati a terra e messo via l'attrezzatura, dopo una birra e una focaccia davanti alla spiaggia di San Terenzo, dalla spiaggetta dietro il castello del borgo noleggio una canoa e mi dirigo verso le rocce della diga costeggiando la zona. La giornata è un classico sabato di fine agosto, il sole, caldo, una piccola ondina giusto per dire che il mare non è liscio come l'olio, leggera brezza dal mare, tante barche e bagnanti anche nelle insenature più nascoste. In circa mezz'ora, come mi han detto i ragazzi che mi hanno noleggiato la canoa, raggiungo lo spiazzo dietro la diga dove c'è il fanale rosso e un vecchio rudere e dove porto a terra la canoa.

Provo a raggiungere a piedi il relitto che si trova a circa metà dello sbarramento, verso il mare aperto, ma non esiste un sentiero e i grossi massi che lo creano sono impraticabili, dopo un po' decido di mettere maschera e pinne e raggiungere il Margaret a nuoto, trovo una corrente contraria che mi crea molta fatica ma che poi mi aiuterà al rientro, sembra non arrivare mai, sembra sempre lontanissimo, anche quando sono a pochi metri dal relitto non riesco a scorgere la sua sagoma ma per fortuna emerge la parte alta dell'albero dove erano posizionati gli strumenti per le radio comunicazioni, almeno credo, che virtualmente mi indica il traguardo e finalmente arrivo, è stata dura ma ce l'ho fatta, riesco a vedere il relitto e a fare alcune foto, lo tocco, sono soddisfatto, anche se preferirei avere le bombole e riuscire a vederlo anche dal basso verso l'alto ed esplorare e toccare alcune cose che dalla superficie riesco solo a vedere da lontano, come ad esempio una gru, delle scale, un argano, dei boccaporti dove mi piacerebbe affacciarmi, e magari fluttuare lungo il corridoio sotto il castello di poppa, ma mi accontento ugualmente di esserci arrivato ed aver fatto qualche scatto dalla superficie e farmi un selfie con la parte che emerge sullo sfondo.

Quello che c'è sotto di me è la poppa col suo castello, la prua dovrebbe essere molto più avanti, la nave era lunga ottantaquattro metri ma non so se effettivamente esiste ancora, se è stata distrutta, rimossa o è sprofondata completamente nella sabbia del fondale, non vedo la fiancata che prosegue, probabilmente si è staccata o la visibilità è talmente pessima che mi viene nascosta quindi rinuncio, almeno per questa volta, a fare un altra faticaccia per poi forse non trovare nulla.
  Ritorno alla canoa abbastanza facilmente, nuoto con la corrente a favore, scavalco qualche scoglio, do un occhiata al vecchio rudere, la rimetto in mare e mi godo la bella pagaiata fino a San Terenzo, dove raggiungo la mia macchina per poi avviarmi verso casa.

gigipeis

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