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giovedì 29 marzo 2007

Alpahuayo


Con un autobubus urbano, fatto completamente di tavole di legno, riscattato da un vecchio camioncino come tutti qui, raggiungiamo il terminal dei micro (piccoli bus) in belen, per andare alla riserva di Alpahuayo-Mishana, poco meno di una trentina di chilometri da Iquitos. All' entrata ci spiegano il percorso turistico e il lavoro che stanno facendo, in effetti é piú che altro un centro di investigazione di alcune biodiversitá della foresta amazzonica che si incontrano solo qui. Ci danno una piccola mappa e poi ci innoltriamo tra gli alberi. Dopo poche centinaia di metri arriviamo ad un giardino dove sono coltivate alcune piante medicinali e fruttifere. Da lí ci immergiamo nella vegetazione, facendo da colazione alle zanzare. Il sentiero è ben segnalato e nel cammino ci sono tantissimi tipi diversi di alberi, erbe, orchidee, liane e felci ma di animali pochi... anzi... uno scoiattolo, visto perché Gianina ha sbagliato strada e siamo finiti fuori dal sentiero, tanti uccelli di vari colori, farfalle, lucertolone e insetti. Dopo tre ore di full-immersion nella jungla decidiamo di uscire, Dirigendoci verso un complesso di costruzzioni in legno che alberga un ranario e un piccolo negozio di souvenir. É il centro di investigazione di Alpahuayo, a poche centinaia di metri dalla strada...
Sulla strada prendiamo il micro per tornare a casa, con noi c'é anche la direttrice del centro e ci spiega ancora alcune cose, in piú ci ofre un shimbillo: un frutto della zona (una versione mignon della guaba, altro frutto tipico). Comincia a piovere e le strade diventano degli afluenti del rio delle amazzoni, e per tornare a casa sarebbe stato più utile una canoa che il motocarro che ci scarrozza pericolosamente tra le vie del centro.

sabato 24 marzo 2007

Moronacocha








A pochi passi dalla casa della nonna di Gianina c'é il lago Moronacocha, uno specchio d' acqua che proviene dal fiume nanay. A prima vista é un bel lago. In passato, quando Iquitos non aveva la popolazione attuale, era rifugio di una grande biodiversitá di uccelli e di pesci e anche i cittadini andavano a bagnarsi. Con l'aumento della popolazione, negli anni settanta, viene costruita la nuova rete fognaria, e un ramo di questa scarica direttamente, senza nessun trattamento depurativo, nel lago.


Come é uso comune da queste parti, i piú poveri, costruiscono le loro baracche sulle rive, scaricando i loro rifiuti nella laguna.
Adesso si possono vedere solo avvoltoi, sporcizia e nella stagione di acqua bassa, l' odore é fetido e nauseabondo.
Passeggiamo tranquillamente, mentre "ammiriamo" il paesaggio e il quartiere sul lago. Ad un certo punto arriviamo a una segheria... tanti tronchi di alberi galleggiano sull' acqua aspettando che una ruspa li porti, uno dopo l' altro, a finire come tavoloni e segatura.
Secondo il rapporto Fao sullo stato delle foreste del mondo, la deforestazione rallenta. Ma c'è un errore: si confondono le foreste con le piantagioni. Cresce, infatti, il numero di alberi piantati in Paesi che hanno, però, già perso le proprie foreste naturali. Intanto le grandi foreste primarie - soprattutto quelle tropicali - continuano a essere rosicchiate dall'industria del legno. Senza tregua.
In America Latina, l'Amazzonia perde 25.276 chilometri quadrati di foresta, un'area grande quanto la Sicilia. Non si tratta solo di proteggere la biodiversità sempre più minacciata. Secondo la Banca Mondiale 1,2 miliardi di persone hanno bisogno delle foreste per sopravvivere. La perdita delle foreste naturali causerà un incremento della povertà, dell'insicurezza sociale e dell'instabilità.

domenica 18 marzo 2007

Domenica mattina

Ieri sono andato a dormire presto, così stamattina mi sveglio alle quattro, mi giro e mi rigiro sulla mia hamaca fino alle sei ma non riesco a riprender sonno, così, vedendo che il sole è già spuntato, mi infilo una maglietta e i jeans e mi dirigo verso il malècon.
Il fiume è sempre più alto, e ormai il rio amazonas ha inglobato nelle sue acque il rio itaya, diventando un tutt'uno.
Sotto al malècon poche case galleggianti; le gente che le abita è già sveglia o si stà svegliando:
alcuni uomini si allontanano con delle barchette a motore, probabilmente vanno a pescare, due signore, in due case-zattera diverse, lavano i panni nell'acqua marrone del fiume, una signora accompagna un ragazzino, con una canoa, al margine proprio sotto di me, lui si arrampica fino al
muretto e quando lo scavalca mi lancia, senza volerlo, del terriccio.
Comincia a spuntare gente da un pò tutte le parti, gente con gli occhi gonfi che comincia la giornata. Sugli alberi nella sponda del fiume ci sono tanti uccelli di specie e colore diversi, grigi, gialli, marroni, gialli e marroni, azzurri; tutti con un canto diverso.
Cominciano a vedersi anche i primi motocarro-taxi e i primi autobus, l' aria comincia ad appesantirsi con i loro gas di scarico densi e grigiastri. Comincia a far caldo, e il canto degli uccelli è soppraffatto dalle prime radio e dai rumori della strada. Aprono le prime botteghe, mi fermo in una a comprare il latte, torno a casa a fare una doccia e prepararmi la colazione.

Poi mi straio sul hamaca.

sabato 17 marzo 2007

Nauta



Sempre con un motocarro-taxi, raggiungiamo il "paradero" degli autobus per Nauta, a belèn. Da lì, in poco meno di due ore, sulla "carrettera Iquitos-Nauta" ( ovvero l' unica strada extraurbana che c'è da queste parti ) ci arriviamo. Lungo il cammino incrociamo vari villaggi, tra cui quistococha, dove c'è la laguna omonima e il piccolo zoo, cruz del sur, dove la zia di Gianina ha la "chacra" (fattoria, casa di campagna...), varie lagune, assemblamenti turistici, il ponte itaya, la riserva nazionale alpahuayo-mishana, zone di studio dell' ambiente e della fauna dell' università etc.
Nauta dista circa 115 chilometri da Iquitos, ed è ubicata sulla riva sinistra del Rio Marañon, a circa sette miglia dalla sua confuenza con il Rio Ucayali.
È stata fondata nel 1830, ed è uno dei centri popolati più antichi della amazzonia peruviana.
Con un matocarro andiamo al porto... Lì troviamo una guida, Johan, che ci propone una gita in barca (che poi era quello per cui siamo venuti fin qui) fino alla unione dei due fiumi e alla conseguente nascita del Rio delle Amazzoni.
Dopo un'ora e mezzo di peque peque, navigando sul Rio Marañon, incrociando canoe, altri peque peque, imbarcazioni più grandi e qualche villaggio sulle due rive, arriviamo alla confluenza, impressionante, un' immensa distesa d'acqua, stranamente il Rio Ucayali (che è il più "piccolo"dei due) è più alto di quasi una spanna il Marañon e questo fa sì che non si noti il diverso colore dei due fiumi, crea mulinelli e increspa l'acqua... in alcuni punti l'acqua è calma e piatta come uno specchio, macchie circondate da onde e increspature. Da lì navighiamo un pò sul Rio Ucayali, più calmo, sperando di vedere i delfini, ma non siamo fortunati.
Dopo andiamo verso il villaggio di "Grau", di fronte a dove nasce il Rio delle Amazzoni, dove si alza un mirador (un alta torre in metallo) di circa 45 metri, da dove è possibile ammirare la confuenza dei "tre" fiumi, o meglio... la nascita del Rio delle Amazzoni.
Una breve visita al villaggio, poi con poco più di due ore (perchè adesso andiamo controcorrente ) di Peque-peque, ritorniamo a Nauta, salutiamo Johan, facciamo un giretto per la piccola Plaza de Armas, poi davanti alla laguna di biri biri, alla vista di tante tartarughe, mangiamo un pò d' aguaje (il frutto di una palma), rosquillas (biscotti di yuca) , e due arance mentre aspettiamo che parta il pulman per Iquitos.

giovedì 15 marzo 2007

Il Golpe del 24 marzo

Argentina
Il 24 marzo 1976 una giunta militare composta dal generale Jorge Videla, comandante in capo dell'esercito, dall'ammiraglio Emilio Eduardo Massera, comandante della marina militare, e da Orlando Ramon Agosti, comandante dell'aeronautica, prese il potere, destituendo la "Presidenta" Maria Estela Martinez, vedova di Juan Domingo Peron e meglio conosciuta come Isabelita. La "Presidenta" sali' al potere alla morte del marito (1 luglio 1974) ma a guidarla fu in realta' l'ambiguo Jose' Lopez Rega, artefice dello squadrone della morte denominato "Triple A" (Alleanza Anticomunista Argentina): cominciarono qui i sequestri e le torture. Veniva fatto "sparire" ("desaparecer") non solo chiunque facesse attivita' sovversiva ma anche coloro i quali erano impegnati nel sociale o nell'attivita' sindacale. Il Golpe militare argentino fu subdolo e non ostentato, come fu invece quello di Augusto Pinochet in Cile, tre anni prima. A Buenos Aires tutto, o quasi, sembrava scorrere come prima. La gente continuava a fare la fila per entrare al cinema, ad esempio. A differenza di quanto avvenne a Santiago del Cile, nessuno vide immagini di prigionieri rinchiusi in uno stadio. Ma in Argentina si stava consumando uno sterminio silenzioso e a lungo taciuto: dal 1976 al 1983 circa 30 mila persone sono "desaparecidas" e circa 500 bambini sono stati sottratti alle madri, sequestrate e poi sistematicamente uccise dopo il parto, e affidati alle famiglie dei militari. Spesso questi figli sono cresciuti con gli assassini dei veri genitori, senza saperlo. Da anni in Argentina alcune associazioni hanno contribuito al riconoscimento di molti figli, nipoti e fratelli "rubati". Si tratta, ad esempio, delle "Abuelas de Plaza de Mayo" (le nonne di Plaza de Mayo, il luogo di Buenos Aires - davanti al palazzo presidenziale - dove ogni giovedi' pomeriggio, dal 1977, le Madri sfilano con il fazzoletto bianco in testa e chiedono giustizia) e "Hijos" ("Figli e Figlie per l’Identita’ e la Giustizia contro l’Oblio e il Silenzio"). Ma il processo che porta a sottoporsi, sospettando una storia familiare cosi' tragica, ad un esame del Dna non e' semplice. I rappresentanti di Hijos spiegano infatti che e' quasi sempre necessario il supporto di uno psicologo per accettare l’idea che quelli che si credevano i propri genitori siano in realta’ assassini o che, comunque, i veri genitori siano morti in modo cosi' atroce. In Argentina molti trentenni, sebbene abbiano dubbi sulla propria identita', preferiscono infatti non sapere.

ROMA
La Corte d'Assise di Roma ha condannato all'ergastolo cinque ex ufficiali della Marina argentina accusati di omicidio volontario plurimo premeditato in relazione alla morte di Angela Aieta, Giovanni e Susanna Pegoraro, tre cittadini di origine italiana scomparsi nel Paese sudamericano durante la dittatura (1976-1983). In quegli anni sparirono circa un migliaio di nostri connazionali. I cinque condannati sono Jorge Eduardo Acosta, Alfredo Ignacio Astiz, Jorge Raul Vildoza, Hector Antonio Febres e Antonio Vanek. Un fragoroso applauso del pubblico ha accolto il verdetto.
"la condanna anche di Vanek - dimostrato essere il coordinatore dei voli della morte - fa salva la memoria di tutte le vittime e fa salva la sofferenza di tutti i vivi".
( ANSA 14/03/07)

domenica 11 marzo 2007

Pilpintuwasi






Con un motocarro-taxi, io e Gianina, andiamo al molo di Bellavista, a Nanay. Da lí ci imbarchiamo su un Peque-peque, imbarcazione tipica di questa zona, un lungo e stretto barcone portapasseggeri con un motore, cui il rumore che fa richiama al nome, e in 20 minuti sul Rio Nanay, afluente del Rio delle Amazzoni, giungiamo al villaggio di Padre Cocha, dal villaggio, in 15 minuti di cammino, arriviamo al mariposario "Pilpintuwasi", dove ci spiegano e fanno vedere il ciclo di vita completo delle farfalle. (Mariposa, in spagnolo, significa farfalla).
In amazzonia ne esistono circa venticinquemila specie, qui ne studiano e allevano solo quarantadue specie.
Qui si riscattano e aiutano anche animali selvatici feriti e maltrattati, in pericolo d' estinzione. Ci sono varie scimmie, piccoli alligatori, tartarughe, un giaguaro, un formichiere, due bradipo, ara macao, pappagalli, un tapiro e perfino un lamantino.

Finita la visita torniamo al molo di Padre Cocha ad aspettare che ci sia abbastanza gente perché il peque-peque possa partire per Nanay e quindi ritornare a casa.

venerdì 2 marzo 2007

Belén




Ieri sono andato al villaggio e mercato di Belén, sulla riva sinistra del rio Itaya, a sudest di Iquitos, peró giá inglobata dalla cittá. Le sue origini risalgono all' inizio del XX secolo ed é formato da case costruite sopra zattere di "topa", un legno molto leggero, che galleggiano nella stagione di "crescita" del fiume, e stanno apoggiate al suolo, per lo piú fangoso e insalubre, quando il fiume si ritira. É uno stile classico di questa regione.


Con il tempo e l'aumento della popolazione del villaggio sono spuntate anche case fisse, palafitte, sopra piloni di legno da due piani. Quando il fiume é basso si usano entrambi i piani, quando é alto solo il secondo piano. Quando la zona bassa rimane inondata gli abitanti si muovono in canoa o barche di legno, la zona alta ospita il mercato, dove si puó vedere e comprare di tutto: Lumache giganti, vermi grossi quanto un mignolo che bollono in pentola, aligatori,tartarughe e armadilli fatti a pezzi per essere cucinati, frutti tropicali mai visti neanche in foto o di dimensioni enormi, masato (una bibita fatta in casa: la manioca masticata e sputata e lasciata fermentare), pesci che forse non sono neanche catalogati in biologia, vari distillati e ingredienti per i riti degli shamani.
Non avevo mai visto lumache cosí grandi....

Iquitos







Iquitos é stata fondata verso la meta' del diciottesimo secolo da una missione gesuita, conobbe una reale prosperita' con il boom del caucciú dal 1900 al 1914 circa, arricchendo i grandi speculatori a discapito degli indios della regione, utilizzati come mano d' opera a bassissimo costo. Peró il boom fu solo un fuoco di paglia. Forse prenderá piede quello del petrolio.


Si vive al ritmo del fiume, in genere lentamente, con qualche sporadica piena. Dista circa 3700 chilometri dalla foce del Rio delle amazzoni ed é collegata al resto del mondo solo per via fluviale o via aerea.


in cittá non c'é gran ché da vedere o da fare, Iquitos é piú che altro una buona base di partenza per le escursioni nella giungla, Ma a me piace anche camminare su e giú per le sue vie a scacchiera, guardando il quieto vivere degli abitanti e cercando di non farmi investire dal trafico di moto e motocarri-taxi.

Humbisha





Domenica 25 sono andato con Gianina a casa della nonna, dove, di fronte, si festeggiavala fine del carnevale. c'é un alto palo con dei regali appesi in cima, bacinelle, secchi, palette amazzamosche, magliette e cose simili, la gente balla ( e si fa gavettoni) intorno al palo, colpendolo a turno con un machete, fino a che non lo tagliano e cade, cosí i partecipanti prendono i regali. chi lo taglia lo fara' il prossimo anno.

tutto dura circa 2 o 3 ore, i partecipanti mangiano, bevono, si ubriacano, ballano nel fango, si tirano secchiate d' acqua, scivolano, colpiscono il palo, si divertono, il tutto accompagnato

da musica tradizionale della selva.

gigipeis

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