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sabato 18 agosto 2007

* Nuovamente a Casa

Il 15, esco dall' hotel di Caracas verso mezzogiorno, poco dopo mi fermano due poliziotti, abbastanza arroganti, mi chiedono i documenti e mi controllano tutto lo zaino piccolo, minuziosamente, le tasche, il portafogli e il biglietto aereo. Per fortuna lo zaino grande me lo fanno solo aprire e dopo mezz' ora mi lasciano andare. Il caldo e il peso degli zaini sono opprimenti. Cammino fino alla metro, pienissima di gente, ma tanto dopo due fermate devo scendere, cammino per 10 minuti e vado alla stazione degli autobus per l' aeroporto. Dopo una ventina di minuti si parte, c'è molto traffico ed arrivo dopo un' oretta all' aeroporto internazionale, telefono a casa e a Gianina, poi aspetto, buttato in un angolo, fino le sei, vado al check-in, poi a pagare le tasse d' uscita, entro nella zona d' imbarco, e poco dopo salgo sull' aereo. Parte verso le 20-45, il volo è tranquillo, atterra alle 11-15 del 16 a Madrid, dopo 8 ore e mezzo. Alle 2-20 parto alla volta di Milano, dove arrivo alle 4 e qualcosa, aspetto i bagagli poi esco dall' aeroporto e con l' autobus arrivo in poco più di un ora alla stazione centrale e alle 6-20 parte il treno per Reggio Emilia, arrivo alle 8 e viene a prendermi mio cugino Omar. Andiamo a comprare la pizza e la mangiamo a casa sua, dopo varie telefonate ai parenti, mi accompagna a casa. Sono contento e triste allo stesso tempo, non mi sembra esser stato via sette mesi, è come se fossi stato via qualche settimana e mi rendo conto, quando sono solo in casa, che Gianina adesso è veramente lontana.

mercoledì 15 agosto 2007

* Penultimo Giorno


Domani si parte, stavolta per ritornare in Italia.
Un po' ho voglia, un po' no!!!
Comunque è finito anche questo viaggio in Sud America.
Il sesto da questa parte del mondo. Iniziato il 12 Gennaio a Cuba.
Quasi interamente passato in Perù dalla mia bella.
Questi ultimi giorni a Caracas non sono stati un granché,anche se la città è situata in una pittoresca vallata vicino alla costa, forse perché sono un po' triste per star lontano da Gianina, forse perché Caracas non mi stimola più di tanto. Ha perduto quasi del tutto le sue radici coloniali per indirizzarsi verso un aspetto "nordamericano", vanta alcuni degli esempi di architettura moderna più arditi dell'intero Sud America. Caracas è però anche caratterizzata dai ranchos, estese bidonville che occupano le colline circostanti.
Sono andato a visitare la casa natale di Simon Bolivar, il centro storico con la piazza Bolivar e la cattedrale, il consejo municipal, il boulevar di Sabana Grande (tra l' altro alloggio vicinissimo), il giardino zoologico, il mercato della hoyada, la zona di bellas artes e il parque central.
Tutto molto insipido.
Ho visitato città moooooolto più interessanti, almeno dal mio punto di vista.
Praticamente questi giorni stavo solo aspettando il giorno della partenza, e passerò sicuramente tutto il pomeriggio in aeroporto, visto che il check-out dell' hotel è alle 12 e l' aereo dovrebbe partire alle 20.

domenica 12 agosto 2007

* Santa Marta-Caracas

La mattina del 10 agosto, il mio trentatreesimo compleanno, telefono al terminal degli autobus di Sant Marta per chiedere se ci sono posti disponibili negli autobus che vanno diretti a Caracas, ma mi dicono che per il giorno e il giorno dopo non ci sono posti. Il padrone del Miramar mi consiglia di prendere un bus fino a Maicao, e da lì un taxi collettivo per Maracaibo che si ferma e mi aspetta alla frontiera per timbrare il passaporto. Gli dò retta, alle 9-30 sono al terminal e alle 10 sono su un bus diretto a Maicao, passando la regione della Guayra, con paesaggi semi deserti, con arbusti e cactus, indigene vestite con lunghe tuniche di un solo colore e carretti trainati da asinelli. Arrivo a Maicao 4 ore dopo e trovo subito un taxi che va a Maracaibo, la strada è tranquilla, la musica dell' autoradio a tutto volume. Arriviamo alla frontiera e vado a timbrare il passaporto alla migrazione Colombiana, quando ritorno alla macchina il tipo ha tamponato un altra macchina in coda, niente di serio, però la polizia gli blocca l' auto, mi da indietro i soldi e lo zaino e mi dice che devo trovarmi un altro passaggio. Fa caldissimo, il sole è a picco e le strade sono piene di fango, lo zaino è pesante, il sudore mi brucia gli occhi, intorno ci sono solo militari, cambia soldi e baracche che vendono cibo e bibite. Dopo aver timbrato il passaporto anche al controllo Venezuelano, vado avanti e indietro per cercare un passaggio ma i taxi sono tutti pieni, un vecchietto che era in macchina con me, trova un posto ma non so per dove, io passo ore chiedendo ai tassisti se hanno un posto o come fare per raggiungere Maracaibo. Mi dicono che alle 5 (ora colombiana, 6 ora venezuelana) passa un autobus per Caracas, così mi metto ad aspettare, cambiandomi la maglietta completamente sudata, e alle 6-30 salgo sull' autobus, tranquillizzandomi e addormentandomi poco dopo, ma l' autobus viene fermato varie volte durante la notte dai militari e dalla polizia per controllare i documenti e i bagagli. Alle 10 del mattino seguente arrivo al terminal de La bandera, a Caracas. Con la metropolitana raggiungo la zona di "Sabana Grande", dove di solito mi sistemo, ma l'hostal backpakers è pieno, così passo un' oretta a cercare un altro hotel che poi per fortuna trovo, ma devo aspettare un' altra oretta prima che mi diano la stanza.

* Simon Bolivar

Volere la rivoluzione è come arare il mare
Bolivar nacque a Caracas da una famiglia aristocratica di origini spagnole (basche) nel luglio 1783. In seguito alla morte dei genitori, si trasferì in Spagna per completare gli studi. In Spagna sposò Maria Teresa ma, in occasione di un breve ritorno in Venezuela nel 1803, lei si ammalò di febbre gialla e morì. Così ritorna in Europa, viaggiò in Italia e in Francia e fu colpito dalle riforme politiche francesi napoleoniche e in un viaggio a Roma giura, sul monte sacro di liberare l' America Latina dalla Spagna. Rientrato in Venezuela aderì alla Giunta di Caracas nel 1810 che scatenò l' insurrezione contro la Spagna, ma nel luglio del 1812, il comandante della Giunta, Francisco de Miranda, si arrese e Bolivar dovette fuggire a Cartagena in Colombia. Nel 1813 guidò l'invasione del Venezuela. Entrò a Mérida il 23 maggio e fu proclamato El Libertador, "il liberatore". Caracas fu ripresa e venne proclamata la Seconda Repubblica Venezuelana. Bolivar allora prese il comando della "Armada Nacional de Colombia" e, nel 1814, conquistò Bogotà. Dopo un rovescio militare, nel 1815, scappò in Giamaica dove chiese aiuto ad Haiti. Nel 1816, con l'aiuto di Haiti, Bolivar ritornò a combattere, conquistando Angostura (adesso Ciudad Bolivar). La vittoria di Boyacá nel 1819 liberò la Colombia dal dominio spagnolo e, in dicembre, Bolivar creò la Gran Colombia (Venezuela, Colombia, Panama, ed Ecuador) e se ne proclamò il presidente. Nel 1822 arrivò in Perù, che era stato liberato dalla Spagna dal generale argentino José de San Martin nel 1821. Bolivar, con l'aiuto di Antonio José de Sucre sconfisse definitivamente gli spagnoli nel dicembre del 1824. Nel 1825, la Repubblica di Bolivia fu creata in onore di Bolivar. Ma nel 1827, le divisioni interne provocarono dei conflitti e la coalizione Sud Americana si ruppe. Bolivar si dimise dalla presidenza nel 1828 e morì di tubercolosi il 17 dicembre 1830, con pochi amici intorno a Santa Marta in Colombia, deluso dalle lotte intestine tra i vari aspiranti dittatori, dagli avvenimenti e dal comportamento degli uomini.

venerdì 10 agosto 2007

* Puerto Lopez-Santa Marta

Finito di pranzare torno in camera, mi rilasso un attimo, poi dopo la doccia un ultimo giretto per Puerto Lopez, soddisfatto di aver visto le balene, un buon frullato di melone e ananas, e alle 7 di sera parto con un autobus per Quito, dove arrivo alle 3-30 del mattino, fa freddo e trovo immediatamente un altro autobus che va a Tulcan, vicino alla frontiera con la Colombia, dove arrivo alle 10, dal terminal prendo un autobus urbano che mi lascia in una piazza da dove partono i taxi collettivi per la frontiera, arrivato in frontiera faccio un oretta di coda per timbrare il passaporto, poi passo il ponte e arrivo in Colombia, qui faccio solo 10 minuti di coda, poi con un taxi mi faccio accompagnare al centro di Ipiales dove faccio un prelievo di "pesos colombianos" col bancomat e poi al terminal dove pranzo e alle due parto per Bogotà. Arrivo 22 ore dopo, passando per le Ande e superbi, stupendi paesaggi. Non esco dal terminal, da dove poi prendo un altro autobus per Santa Marta, partendo alle tre del pomeriggio e arrivando il giorno dopo alle 9 del mattino, scendendo dalle montagne con un innumerevole quantità di curve, fino alla città di Honda, dove poi la strada si "addrizza" fino a destinazione. Con un "combi" arrivo alla spiaggia, e da lì al classico hotel miramar. Poco più tardi vado a fare un giro a "el rodadero", una località poco distante con una bella spiaggia bianca, il mare calmo e caldo, grandi e moderni edifici, hotel e mercati artigianali. A Santa Marta, poi, vado a chiedere informazioni per fare immersioni all' "Atlantics Diver", dove ho preso il brevetto "advanced" nel 2005 poi vado in un internet point a chattare con Gianina. Ritornato al miramar incontro un altro italiano, Luca, di Torino ma che gli ultimi anni ha lavorato in Spagna, anche lui viaggia da gennaio. Ci beviamo due birrette al miramar poi andiamo a fare un giro per le strade di Santa Marta a mangiare un Hamburger e bere un altra birra. In Colombia c'è una nuova legge, chiamata "zanaoria" (carota) che obbliga i locali a chiudere a mezzanotte, dopo vari fatti di sangue successi nei mesi scorsi.
La mattina del 9, il giorno dopo, vado alla "tienda de buceo" a confermare che faccio le immersioni, vado a fare colazione poi a preparare l'attrezzatura per il "buceo" e alle 10 saliamo, io e il dive master ( che non ricordo il nome) sulla piccola barchetta guidata dal tipo che c' era anche nel 2005 e che chiamano "mono", scimmia, e la prima immersione, dopo 2 lunghi anni la faccio nella parte esterna al morro, lo scoglio dove c'è il faro, proprio davanti alla spiaggia di Santa Marta. Tutto va benone, la visibilità è buona, e anche se sono un po' arrugginito mi godo a pieno questa avventura. Dopo 35 minuti sott' acqua, ammirando coralli, pesci tropicali, un' aragosta, gamberetti, conchiglie, anemoni etc. etc. risaliamo sulla barca e ci dirigiamo verso il parco Tayrona, il tempo di cambiare bombola e rivestirci, poi di nuovo dentro le calde acque del mar dei Caraibi. Qui la visibilità è ancora meglio e io comincio già a tornare in confidenza con l' attrezzatura e con il mare. All' 1-30 rimettiamo piede sulla spiaggia di Santa Marta, e con un gran sorriso ritorno al miramar, pienamente soddisfatto anche di quest' ultima attività.

martedì 7 agosto 2007

* Le balene ad agosto

Il 3 agosto, dopo una notte insonne perché oggi io e Gianina ci separiamo, alle 6 usciamo di casa per accompagnarla all’ aeroporto militare per cercare di procurargli il volo per Iquitos. Riesce a trovare posto nell aereo della Fuerza Aerea e alle 9 si imbarca, salutandoci con sorrisi che mascherano la tristezza, lasciandoci per chissà quanti mesi. Con la mamma, dopo aver pranzato in un ristorante economico a San Roque, ritorno a casa a prendere il mio zaino e vado a prendere il bus per Tumbes che parte alle 4 del pomeriggio. Arrivo alle 10 del mattino seguente, passo la frontiera ad aguas verdes- huanquillas e a mezzogiorno prendo il bus per Guayaquill, 5 ore, dal Terminal prendo immediatamente un bus per JipiJapa, 3 ore e mezza, e in un incrocio aspetto l’autobus per Puerto Lopez, dove arrivo verso le 10 di notte, faccio un po' fatica a trovare un hotel ma alla fine un motocarrista mi accompagna in uno dove organizzano anche un tour per vedere le balene il giorno dopo. Così domenica 5 alle 10 con un gruppo di turisti ci imbarchiamo in una piccola barca e andiamo al largo per cercare le balene. Ne incontriamo tre a circa 12 miglia dalla costa, sono enormi, bellissime, escono dall' acqua, saltano, giocano tra di loro e spruzzano. Un' altra grande, emozionante, esperienza Sud Americana. Qui le chiamano "ballenas jorobadas", in italiano si chiamano "megattere" e raggiungono i 12-15 metri, la loro caratteristica è che hanno le pinne laterali molto lunghe, a volte anche un terzo della lunghezza del corpo. Da giugno a settembre viaggiano dall' Antartide fino alle coste dell' Ecuador per accoppiarsi e dare alla luce i piccoli.
Dopo ci dirigiamo verso la costa e facciamo un po' di snorkelig, maschera e boccaglio e giù in mare vicino ad uno scoglio che chiamano "horno del pan" e prima di ritornare a Puerto Lopez ci mostrano anche una parete rocciosa dove annidano vari uccelli marini. Arrivati in spiaggia tutti in agenzia a mangiare il cevice.

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