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giovedì 8 dicembre 2022

I relitti dell'Isola degli Internati

Un giorno di festa in mezzo alla settimana, otto dicembre, giovedì, non si va a lavorare, è una bella giornata, non si può stare a casa a guardare la tv, è meglio andare a fare un giro, magari in mezzo alla natura, sarebbe bello andare al mare ma da qui ci vogliono almeno due ore ed è già pomeriggio. Mi viene l'idea di andare sul Po, il grande fiume, a Gualtieri, meno di un ora di macchina, per scoprire se si vedono ancora emergere dalle acque nei pressi dell'isola degli internati, i relitti della seconda guerra mondiale che le televisioni ogni qualvolta c'è siccità, come nell'estate passata e negli ultimi anni sempre più spesso, urlano che sono affiorati dei relitti dalle acque del Po, come fosse una grande scoperta e una novità. Sono anni che io so che ci sono tre relitti e due li ho già visti e fotografati in passato, il terzo non l'ho mai trovato. In realtà non sono proprio dentro le acque del fiume ma in una lanca, un ansa del fiume dove l'acqua non scorre.

Il relitto dell'Ostiglia, il più bello per me, e l'altro, si trovano poco distanti, sulla sponda opposta del parcheggio dove passano dei sentieri per escursionisti e mountain bike e dove c'è una capanna galleggiante che funge da porticciolo per alcune barchette di pescatori, il posto è molto frequentato e i due relitti sono sempre in vista, forse solo quando il fiume è in piena o esonda non si riescono a vedere. L'isola degli internati è un oasi naturalistica, ormai non più un isola ma un lembo di terra della golena di Gualtieri, una specie di penisola tra il fiume e le acque della lanca. Qua vicino in passato c'era un vecchio porto da dove salpava il traghetto a fune che serviva per raggiungere l'altra riva e il paese di Pomponesco e poco più a est un isola piena di alberi e piante. Finita la seconda guerra mondiale, l'isola fu data in gestione ad una cooperativa di ex prigionieri di guerra sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti, affinché potessero avere una fonte di sostentamento con lo sfruttamento del legname, un occasione per ricominciare a vivere, da allora le è rimasto questo inquietante nome.

Arrivato al parcheggio, c'è solo un altra macchina, in giro non si vede nessuno, mi affaccio subito sulla riva e i due relitti, nonostante non ci sia la secca di quest'estate, si fanno ammirare, cerco un posto sulla riva con pochi alberi e ne approfitto subito per far volare il drone ed ammirarli dall'alto e da vicino, il paesaggio è fantastico, le vecchie navi fanno da padrone alle mie foto e i miei filmati, mi regalano una grande emozione, come quando mi immergo in mare per andare ad esplorare vecchi relitti.


L'Ostiglia è in assetto di navigazione, con la prua rivolta a nord-ovest, e si è sicuri si chiami così perché quando l'acqua è bassa sulla fiancata sinistra della prua si legge chiarissimo il nome. Per quanto riguarda l'altra bettolina, un po' più a est, sbandata sul lato destro sprofondato sulla riva con la prua semi affondata rivolta verso sud-ovest c'è un po' di mistero, almeno per me. Nelle recenti ricerche, su internet lo chiamano Zibello ma su articoli più datati, neanche tanto a dire il vero, le navi tedesche affondate da un attacco aereo americano nel 1944 o nel 1945, che prima le ha mitragliate poi bombardate, si chiamavano Ostiglia, Dosolo e Revere ed erano due bettoline di circa cinquanta metri e un rimorchiatore, in quanto le bettoline erano senza motore e per muoverle era necessario rimorchiarle.

In alcuni articoli sembra che le bettoline fossero l'Ostiglia (e su questo non ci piove) e Dosolo, ma in altri articoli si legge che il Dosolo era il rimorchiatore. Non ho trovato nessun articolo che faccia riferimento al nome Zibello del relitto spiaggiato. Gli articoli non sono tutti molto credibili, noto anche che sembra siano riaffiorati l'estate appena passata mentre sono anni che si vedono e forse erano nascosti dal fango e riemersi dopo alcuni lavori alla golena, come ricordo di aver letto in passato ma che ora non riesco a trovare le fonti per cercare dettagli migliori. Finite le riprese aeree seguo il sentiero per andare dall'altra parte della lanca e ad un certo punto mi immergo tra gli alberi senza foglie e gli arbusti finché non arrivo proprio di fronte all'Ostiglia, non l'avevo mai vista da così vicino e da questo lato, quando la vegetazione è florida credo sia veramente difficile arrivare fino a qua, faccio volare di nuovo il drone e vengono fuori altre immagini spettacolari.

Continuo a camminare tra le erbacce costeggiando la riva e arrivo anche all'altro relitto, che come già detto è spiaggiato e quindi riesco a salirci su ed arrivare fin dove la nave sprofonda in acqua. Camminarci sopra, toccarlo con le mani, fotografare dei dettagli ed ammirarlo da così vicino accorgermi persino che è spezzato in due, mi da un senso di compiacimento incredibile, un emozione unica. Purtroppo non trovo tracce di un nome, se si può leggere ancora deve essere sott'acqua ma ne dubito fortemente. Sono arrivato davanti ai due relitti seguendo pseudo sentieri tra la boscaglia visti su Google Maps e grazie alla vista satellitare noto una specie di fossa ancora più a est del secondo relitto da dove sembra spunti fuori qualcosa, continuando a camminare tra le sterpaglie e il fango arrivo in un punto dove, verso l'interno, tra il fiume e la lanca, tra gli alberi, come si vede dalla mappa satellitare, c'è un piccolo laghetto da dove escono i rottami di una nave, sono arrivato anche al terzo relitto, si vede poco ma è chiarissimo sia un imbarcazione, che tipo purtroppo non sono in grado di dirlo.


Questo laghetto circolare mi da ancora più l'idea che sia una fossa, scavata proprio per cercare il relitto, forse mi sbaglio ma la mia impressione è proprio questa. Purtroppo il drone ha la batteria scarica e mi devo accontentare di fotografarlo con la reflex, faccio il giro del laghetto per vederlo da ogni lato e cercare di scoprire qualcosa in più ma come già detto si vedono pochi resti uscire dall'acqua. Poco lontano dal laghetto passa il sentiero che porta sulla riva del fiume e poi mi porta al parcheggio, tra gli alberi spogli del paesaggio invernale. Le prime incursioni aeree degli alleati che interessarono i territori del fiume Po, ancora in mano ai tedeschi ed ai fascisti, sono riconducibili al 1944 ed avevano come obbiettivo la distruzione di depositi di carburante, stazioni ed officine, ponti stradali e ferroviari che collegavano le due sponde del grande fiume. Con il passare del tempo anche i traghetti e le altre imbarcazioni divennero obbiettivi degli aerei anglo-americani che partivano dalla Corsica, poi anche dalla Romagna e dalla Toscana.

Per tutto l’inverno 1944 e 1945 le Divisioni anglo-americane mantennero posizioni difensive lungo l’Appennino settentrionale ed in Romagna. Solo a primavera la situazione si sbloccò ed a partire dal 20 aprile 1945 l’avanzata incominciò ad interessare i territori della valle del fiume Po che risultò molto rapida grazie alla progressiva diminuzione di approvvigionamenti alle linee nemiche ed all’appoggio dell’aviazione che poteva godere della completa supremazia nei cieli.
L’avvicinamento al fiume Po fu caratterizzato sempre più da episodi di distruzione e di abbandono di mezzi ed equipaggiamenti da parte dei tedeschi che trovarono il loro apice lungo la riva meridionale del fiume. Inoltre le retroguardie dei reparti tedeschi in ritirata furono decimate da numerose rese e diserzioni. L’arrivo al fiume dei contingenti alleati fu omogeneo e si concentrò nei giorni 22, 23 e 24 aprile 1945. Nonostante le tante ricerche fatte su internet non ho trovato quando sono state affondate le tre imbarcazioni, sembra però che siano state mitragliate e poi bombardate lo stesso giorno, o, più probabilmente, la stessa notte. Da un articolo sembrerebbe siano state costruite nei cantieri navali della Giudecca a Venezia con del metallo donato dall'Austria come debito di guerra ma anche su questo non trovo riscontri attendibili.

gigipeis

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