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venerdì 13 maggio 2022

Museo Atlantico di Lanzarote


Una piccola vacanza di cinque giorni nella bellissima e vulcanica Lanzarote, l'isola più vicina al continente africano dell'arcipelago delle Canarie, in pieno Oceano Atlantico. Un isola incredibilmente affascinante, piena di vulcani, mari di lava solidificata, bellissime spiagge e tanti scorci meravigliosi. Una delle cose che mi hanno spinto a venire fin qui per una breve vacanza, oltre al basso prezzo del biglietto aereo della Ryanair, è l'opportunità di fare un immersione in un luogo molto suggestivo e particolare, ovvero il Museo Atlantico, opera dell'artista Jason DeCaires Taylor, famoso per le sue creazioni subacquee. L'immersione l'ho prenotata da casa, venerdì 13 alle 9:30 devo essere al Diving, quindi lascio l'ostello dove alloggio ad Arrecife, il capoluogo di Lanzarote, verso le 8:00, e con la macchinina presa a noleggio in aeroporto, anche quella prenotata da casa come pure l'ostello, mi dirigo verso Playa Blanca, una cittadina turistica più ad ovest, che raggiungo in circa quaranta minuti. Il diving è molto ben fatto e l'organizzazione eccellente, a pochi gradini da una piccola spiaggetta di ciottoli, vi lavorano anche due ragazzi ed una ragazza italiani, con uno di loro sbrigo tutte le formalità mentre l'altro mi prepara l'attrezzatura e mi fa un ottimo briefing dell'immersione, in solitaria visto che sono l'unico cliente italiano, dove spiega egregiamente il significato artistico del museo in modo che capisca a fondo ciò che l'artista intendeva esprimere con i vari gruppi di statue sommerse, ovvero il “viaggio” dell'essere umano, dalla nascita, alla morte, all'emigrazione, alla sconnessione di molti dalla realtà, a quanto sia piccolo l'uomo rispetto alla natura e che quasi inconsciamente ci stiamo avvicinando ad un punto di non ritorno, al fatto che i potenti che potrebbero far qualcosa per migliorare questo mondo in realtà giocano e peggiorano la situazione.

Dopo che l'istruttore inglese ha finito il briefing anche agli altri clienti, con tutta l'attrezzatura addosso e le pinne in mano, scendiamo nelle piccola spiaggetta dove a pochi metri di distanza ci aspetta il gommone, quindi entriamo in acqua, ci infiliamo le pinne e lo raggiungiamo, salpata l'ancora, in una decina di minuti raggiungiamo il gavitello dove ci ormeggiamo, e uno alla volta, con la capriola all'indietro, entriamo in acqua. In totale siamo otto subacquei più o meno esperti e a parte all'inizio che qualcuno ha qualche problema a scendere, l'immersione scorre tranquilla e entusiasmante tra le statue che hanno i volti, ricavati con degli stampi, delle persone residenti a Lanzarote. L'artista ha vissuto più di due anni sull'isola per studiare e completare il progetto e le persone del posto hanno imparato ad apprezzarlo e considerarlo uno di loro.

Il museo è stato inaugurato nel 2017. L'acqua è blu ed è molto pulita anche se la ragazza italiana mi dice che solitamente la visibilità è di gran lunga migliore e in effetti si nota parecchia sospensione, non so a cosa sia dovuta e non indago, forse mal tempo i giorni precedenti, anche la vita subacquea è interessante, belle cernie, pesci pappagallo, scorfani, ai soliti piccoli pesci che ci sono anche in mediterraneo si aggiungono altri pesci tipici dell'oceano come ad esempio le anguille da giardino (su internet ho trovato che si chiamano così ma non so se è solo la traduzione di garden eel), strani pesci serpentiformi che sbucano dalla sabbia e sembrano delle piante ma se ti avvicini si rintanano velocemente. In circa cinquanta minuti completiamo il percorso e risaliamo in superficie dove ci attende il gommone, ci togliamo le pinne e saliamo a bordo con tutta l'attrezzatura. Prima di arrivare alla spiaggetta davanti al diving ci fermiamo pochi minuti al porto dove il barcaiolo, che era il ragazzo italiano che mi ha aiutato a sbrigare le formalità, scende e prende il comando l'istruttore inglese che ci ha anche fatto da guida subacquea.

Una volta davanti al Diving ci infiliamo le pinne e ci buttiamo in acqua per raggiungere la spiaggia. Sciacquo l'attrezzatura, mi faccio una doccia, metto a posto le mie cose e dopo salutato mi avvio alla macchina per andare a cercare un posto davanti al mare per pranzare.

Il Relitto del Telamon - Lanzarote

Dopo l'emozionante immersione al “Museo Atlantico de Lanzarote” e dopo aver pranzato sul lungomare di Playa Blanca ed essermi steso sull'asciugamano nella bellissima spiaggia, mi metto in macchina e mi inoltro nella zona della Geria, peculiare luogo di vigneti e cantine dove le viti sono piantate singolarmente in dei buchi nella nera sabbia vulcanica e protette dal vento da muretti a secco semicircolari, poi mi trovo sopra il riarso paesaggio delle saline di Janubio, le più estese delle isole Canarie, e sulla nerissima spiaggia che hanno di fronte ma prima di rientrare in ostello ho in testa un'altra tappa che mi gira in testa da casa. 

In una piccola caletta a est di Arrecife emerge dal mare il relitto abbandonato della nave da carico Telamon, chiamato anche “el barco fantasma” La nave fu costruita nel 1953 a Dundee, in Scozia e varata l'anno successivo col nome di Temple Hall, nome che si legge ancora chiaramente sulla poppa, per la Temple Steam Ship Company del porto di Londra. Nel 1969 venne venduta ad una compagnia Greca e ribattezzata Pantelis, dopo altri cambi di proprietà, nel 1977, per un altra compagnia Greca, cambiò nuovamente nome in Telamon. La nave era lunga circa 140 metri, larga circa 18 e con un pescaggio di 9 e una stazza di 8000 tonnellate. Fuori dall'acqua emerge in quasi tutta la sua altezza, merito anche della bassa marea di oggi, la metà nave poppiera con la grande pala del timone totalmente in vista e l'elica assente, durante una mareggiata, non so quando, la nave si è divisa in due e la metà della prua è sprofondata completamente. 

Fino a qualche anno fa i turisti e non solo, salivano a bordo per curiosare e tuffarsi dalle sue strutture, all'interno, una delle stive a cielo aperto si è trasformata in una grande piscina. Adesso il relitto è molto degradato e pericolante quindi le autorità per evitare eventuali incidenti hanno deciso di vietarne l'avvicinamento, in acqua lo hanno circondato con delle reti e delle boe rosse e vi hanno attaccato dei cartelli come quello che c'è anche sulla spiaggia, che avvisano che è proibito avvicinarsi e salire. La nave era partita dalla Costa d'Avorio, uno stato africano nel golfo della Guinea, con un carico di legni pregiati con destinazione la città portuale greca di Salonicco ma mentre attraversava il canale di Bocaina, tra l'isola di Fuerteventura e Lanzarote, si imbatté in una forte tempesta tropicale che, complice la scarsa manutenzione della nave, le fece imbarcare acqua. Il capitano chiede aiuto al porto di Arrecife, Lanzarote, ma le autorità portuali, valutate le pessime condizioni della Telamon, invece di farla entrare in porto, dove potrebbe affondare e bloccare le attività portuali, la fanno rimorchiare con un peschereccio in una zona relativamente riparata ma si incaglia nel basso fondale dove si trova ancora oggi. Era il 31 ottobre 1981 e tutti i membri dell'equipaggio furono tratti in salvo. 

Due giorni dopo il naufragio arriva a Lanzarote il proprietario della nave per verificarne i danni, non so cosa decise e come le cose siano andate ma sta di fatto che la Telamon e i suoi legni pregiati, scaricati e accatastati a terra, non furono mai recuperati, però arrivò una squadra specializzata per contenere eventuali perdite e recuperare il carburante evitando un ennesimo disastro ambientale. Sto li a fotografare e ad ammirare il relitto e godermi il mare seduto sulla sabbia per un oretta poi, dopo il tramonto, me ne ritorno in ostello. Non entro in acqua, ormai la caletta è completamente all'ombra e poi in spiaggia c'è gente e non voglio lasciare le mie cose incustodite ma adesso che scrivo queste poche righe mi dispiace non essermi almeno avvicinato alla rete.

gigipeis

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