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domenica 23 settembre 2007

*Qualche notizia in più su Cuba

Su Cuba ho scritto poco, non ho avuto molte occasioni di andare ad usare internet, ero a casa di Alessandro e Ariocha, vedendo al meglio come tirano a campare i cubani, vivendo in casa di una famiglia non legata direttamente al turismo e per il resto girando, con la macchina noleggiata, con gli autobus e con le vecchie automobili americane anni 50, per vedere altre realtà e fare il turista fai da te come è mio solito, anche se ero con amici e non solo come sono abituato a viaggiare.
A “La Habana”, ci son stato per pochi giorni. Appena arrivati abbiamo preso un autobus con destinazione Santiago de Cuba, tutta la notte in strada, e le case della periferia della capitale mi ricordavano le strade di Managua, stesse case basse, fatiscenti, colorate e con pesanti inferriate alle porte e alle finestre. Due giorni invece li ho trascorsi quando dovevo prendere l’aereo per il Venezuela, circa un mese dopo, accompagnato da Alessandro e Georby, il fratello di Ariocha, con una QuQu, piccolissima macchina cinese, a noleggio, ospitati da degli zii.
Il “Granma”, la nave con cui Fidel Castro salpò dal Messico per raggiungere Cuba e lanciare la sua rivoluzione contro Battista nel 1956, ora si trova dentro un’enorme scatola di vetro a temperatura costante nel cortile del museo della Rivoluzione Cubana, circondata da carri armati e aeroplani usati per prendere il potere. Il Granma, i blindati esposti, le fotografie, i documenti, il vecchio palazzo presidenziale che ospita il museo e dove un commando di studenti venne decimato nel tentativo di assassinare Battista, sono simboli che celebrano il duro cammino dell’isola verso la dignità e l’indipendenza dagli Stati Uniti.
Però a cuba “hay que luchar”.
La maggior parte dei cubani esprime il suo dissenso, non sul terreno della politica, ma su quello dell’economia. Il mercato nero è dappertutto, è onnipresente, è uno degli dei di Cuba. I cubani cercano di migliorare la loro situazione prendendo ciò che possono dal posto di lavoro. Quello che non usano lo vendono. Questo “Mercato” straccione, questa "Economia" basata sulla scarsità e la finta cecità da parte dello stato socialista, fanno si che il sistema, un po' zoppicante, si regga in piedi. Tutti ci marciano e tutti sanno che una Cuba capitalista non sarà mai una Germania o una Repubblica Ceca ma piuttosto una Haiti o una Repubblica Dominicana. Quando Fidel se ne andrà, e il sistema attuale cadrà per far posto al vero capitalismo, la fame di oggi si trasformerà in malnutrizione, i piccoli furti in rapine a mano armata, i lavoratori che oggi non fanno niente diventeranno disoccupati di massa, la corruzione di oggi diventerà etica pubblica.
A Cuba tutti vogliono cambiare. E a Cuba tutti hanno paura di cambiare.
Anche con tutti i problemi economici,
Cuba presenta i bambini meglio nutriti, gli scolari meglio assistiti di tutti i paesi dell’America Latina che ho visto. Dicono che la rivoluzione ha tante colpe, chiede troppi sacrifici alla gente, però tutta questa fatica sembra garantire un futuro ai bambini. Ma a dire il vero io non vedo questo futuro, un presente eccellente, non c’è che ammetterlo, però non ho visto futuro nelle ragazzine di quindici o sedici anni che ci proponeva un ragazzo, loro coetaneo, vicino al malecon de L’Avana. Ma mi piace pensare anche che Cuba non è solo L’Avana.

gigipeis

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