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domenica 3 febbraio 2019

Immersione tra i mulini medievali sommersi di Capo d'Acqua

Parto il sabato mattina, non prestissimo, mi attende un lungo viaggio, cinque ore di macchina da dove vivo, in provincia di Reggio Emilia, fino al lago di Capo d'Acqua in provincia de l'Aquila, in abruzzo.
La strada è lunga e mi fermo un oretta per il pranzo al sacco e una passeggiata davanti al mare, a Grottammare in provincia di Ascoli Piceno poi proseguo ed arrivo nell'azienda agricola dove passerò la notte, circondato da montagne e da una natura che mi sembra quasi selvaggia. Capo D'Acqua è una piccola frazione, qualche casa sparsa qua e là, del comune di Capestrano un misto di borgo medievale e paese fantasma. Arriva la domenica mattina e mi aspetta l'immersione. Siamo una decina di sub, dopo il caffè ed aver preparato l'attrezzatura mi accorgo che io sono l'unico con la muta stagna, nonostante siamo ai primi di febbraio e su internet ho letto che era assolutamente consigliata perchè l'acqua è sempre fredda, intorno ai 10 gradi.

Il lago di Capo d'Acqua si trova nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei monti della Laga, nella valle del Tirino, in Abruzzo. L'immersione è facile ma molto affascinante, in un invaso, alimentato da molte sorgenti, realizzato negli anni sessanta per l'irrigazione dei terreni agricoli circostanti ed oggi usato anche per la produzione di energia elettrica. L'acqua è limpidissima, la visibilità è ottima e l'ambiente sommerso molto suggestivo. In acqua si conservano i ruderi di due mulini medievali in un paesaggio un tempo fulcro dell'importante economia locale. Il primo mulino che vediamo funzionava ancora quando è stato creato l'invaso, è quello in peggior stato di consevazione però si possono ammirare le pale in ferro, che hanno sostituito le più antiche in legno, che azionavano le macine.
L'altro mulino è un insieme di strutture e ambienti sommersi  molto belli ed affascinanti, nonostante fosse già un rudere alla creazione della diga che ha riempito d'acqua quel naturale avvallamento. Verso riva, quasi completamente emerso, si trovano le rovine del colorificio con di fronte bei cespugli di canne che dal fondo del lago cercano la superficie.




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