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venerdì 28 agosto 2020

Il Peschereccio di Gallipoli

Era da tanto tempo che non dormivo in macchina, e devo dire che non è stato poi così terrificante. Mercoledì sera mi hanno confermato che da giovedì sarei stato nuovamente in cassa integrazione. Subito la notizia mi ha buttato un po' giù, anche perché il meteo previsto nei posti vicino a casa per fare immersioni era molto brutto. Pensa e ripensa mi viene un idea malata. Preparo il borsone da sub, la tenda e metto un po' di magliette e mutande in uno zaino, carico le batterie delle fotocamere e alle 17 in punto parto direzione Gallipoli, le previsioni meteo dicono che al sud continua l'estate. Mi fermo a Modena a fare il pieno e al Decathlon a comprare un tavolino (l'ultima volta ne ho sentito la mancanza). C'è traffico in autostrada, soprattutto da Bologna a Imola. Alle 20 esco a Senigallia per cenare, niente di che, un panino all'America Graffiti e una passeggiata lungo la spiaggia fino alla rotonda sul mare e poi rientro alla macchina dal lungomare. Riprendo la strada alle 21 e dopo 2 ore e mezzo mi fermo in un autogrill, abbasso i sedili di dietro e mi metto a dormire. Alle 6 riparto e faccio diverse soste per caffè, colazione, un po' di gasolio. Alle 10:30 arrivo a Rivabella, dove c'è un camping, e chiedo se c'è posto per me, una bella piazzola a meno di venti metri dal mare. Monto tutto, gonfio il materassino, mando qualche messaggio per far sapere dove sono finito a qualche amico e a mamma & papà poi provo a fare qualche telefonata ai diving della zona, nessuno ha posto per me per domani, forse domenica pomeriggio, piccola delusione. Non mi arrendo e continuo a cercare diving su internet e mi accorgo che uno mi è sfuggito. Neanche loro hanno posto per domani, però se voglio c'è posto il pomeriggio alle 15... non so che ora è e chiedo a lui, le 14:30, gli dico dove sono e mi risponde che il diving è a 4/5 chilometri e che se voglio, comunque, mi può aspettare un po'. Sono stanco e già sdraiato sull'asciugamano di fianco alla tenda sotto la pineta ma non ci penso due volte e butto tutto dentro la tenda e corro alla macchina. Arrivo puntuale al diving, monto gav e erogatori, mi preparano la zavorra e seguo il furgone fino al molo, saliamo sul gommone e in circa 5 minuti siamo sopra il relitto di un peschereccio. Alle 16 inizia la discesa nel blu. Il relitto è su un fondale di 25 metri, immersione semplice ma molto bella, il vecchio barcone in legno è pieno di vita ed è molto scenografico. La rete a strascico, la luce e la strana visibilità gli danno un aria molto misteriosa e cupa. Dopo 45 minuti sono in superficie, ho preso 3 minuti di deco ma va bene lo stesso, tutto è successo molto in fretta ma alla fine sono molto soddisfatto.

Nel briefing pre immersione non mi hanno dato tante notizie riguardo il relitto ma su internet sono riuscito a trovare qualche informazione. Fu varato in Italia nel 1969 col nome “Andreina” ma negli anni settanta fu rinominato “Frangì”. Il peschereccio è affondato nel dicembre 2008 mentre rientrava in porto dopo la solita battuta di pesca giornaliera, a causa dello speronamento da parte di uno yacht “impazzito” che c'è finito letteralmente sopra, delle tre persone dell'equipaggio una rimase gravemente ferita. Il forte vento e il mare mosso hanno impedito il recupero immediato del motopeschereccio che si è inabissato dopo oltre un ora durante le operazioni di rimorchio delle due imbarcazioni incagliate tra loro, mentre lo yacht fu portato a Porto Gaio, a nord di Gallipoli, e posto sotto sequestro. Dal serbatoio dell'imbarcazione fuoriuscirono circa 200 litri di gasolio che le panne galleggianti, disposte dai mezzi antinquinamento riuscirono a contenere consentendone l'aspirazione, nei giorni successivi si riusci a recuperare tutto il carburante e per fortuna non ci furono conseguenze inquinanti e si decise di non recuperare il relitto. Per chi era alla guida dello yacht si ipotizzò il reato di naufragio colposo, ma non ho trovato notizie di come sia finita la vicenda.

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