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giovedì 6 agosto 2020

Relitto dell'Anna Bianca a Giannutri



Durante le ferie forzate di agosto ne ho approfittato per visitare l'Argentario, campeggiando per poco più di una settimana a Feniglia e fare anche qualche immersione nel mare azzurro del promontorio e all'isola di Giannutri. Dopo aver preso parte, qualche giorno prima, ad un full day con due immersioni presso la costa sud dell'Argentario, oggi in previsione c'è un full day all'isola di Giannutri, partendo da Porto Ercole con una grande barca, comoda, dove a prua c'è la sala comando e la cucina e a noi clienti, che siamo in tanti, non è permesso entrare. L'isola è un area naturale protetta e fa parte del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano con una riserva marina su gran parte delle sue coste. Il mare è un po' mosso con vento da nord ma la piccola isola a forma di C possiede diversi luoghi ridossati per quasi tutti i venti. Una volta arrivati a Cala Ischiaiola e ormeggiati alla boa del parco mi aspetta una piacevole sorpresa: quando chiedo quale sarà il mio gruppo e la mia guida, mi chiedono se mi va di fare l'Anna Bianca ed io accetto senza condizioni, felicissimo e un po' incredulo visto che non mi aspettavo di fare il relitto, non avevo chiesto e loro non lo avevano neanche accennato. La boa che segnala il relitto è circa cento metri distante dalla boa dove siamo ormeggiati, dove la maggior parte dei subacquei faranno l'immersione, quindi io, con la guida e altri tre sub dobbiamo raggiungerla a nuoto, in superficie, di spalle, come si usa, ovvero con la faccia rivolta verso il cielo e girandosi a guardare la boa ogni tanto per non sbagliare rotta. Quando arriviamo ci fermiamo qualche minuto per riprendere fiato e appena tutti siamo pronti si scaricano gav e mute stagne e si va giù, nel blu, senza perdere di vista la cima che dalla boa arriva alla poppa della nave. Il relitto è diviso in due tronconi principali con tante lamiere e altri piccoli pezzi sparsi intorno, adagiato sulla sabbia a una profondità che va dai 35 ai 52 metri, noi visiteremo lo spezzone di poppa che raggiunge al massimo i 42 metri. La visibilità è fantastica, la sagoma della prua si comincia ad intravedere già dai primi metri d'immersione. L'Anna Bianca, forse varato col nome di “Vivien”, era un piccolo mercantile lungo quasi cinquanta metri e largo nove, costruito nel 1921 in Inghilterra e di proprietà di un armatore napoletano. È affondato la notte tra il 2 e il 3 aprile del 1971 con un carico di pietra pomice, il motivo dell'affondamento mi è incerto, su alcuni siti internet ho letto che fu sorpresa da una tempesta e cercando ridosso a cala Ischiaiola urtò alcuni scogli che aprirono delle falle che la portarono a picco, altre voci, tra cui la guida che mi ci ha portato, dicono che sia stata affondata dall'equipaggio per riscuotere i soldi dell'assicurazione, altri siti raccontano anche di un esplosione a bordo e che si sarebbe divisa in due per questo. Si racconta anche che il carico di pomice, una volta rilasciato in mare, si accumulò sulle spiagge dell'argentario, soprattutto a Feniglia, dove in effetti è facile tuttora trovare del pomice arenato sulle dune, e alcuni abitanti del posto, vedendo tutta questa polvere bianca che galleggiava, la scambiarono per droga e cercarono di recuperarne il più possibile, rimanendo un po' delusi una volta scoperta la vera natura del pescato. L'immersione è veramente bella e facile, complice la notevole visibilità e il ridotto spazio da visitare, poi essendo così pochi anche fare delle foto in tutta tranquillità è un vero piacere. Molto bello l'impatto della pala del timone e il reggi albero dell'elica (assente) con tutta la rotondità della poppa, ci si può affacciare nello squarcio che divide la poppa dove all'interno si notano tante attrezzature della sala macchine ma i tantissimi cavi e cime che penzolano fanno passare a quasi tutti la voglia di penetrarvi, anche le sovrastrutture sono ben distinguibili e il relitto è tana per i soliti scorfani, gronghi, murene e gamberetti, poi non mancano le solite castagnole, grandi spirografi e qualche stella marina. Dopo 15 minuti e a pochi secondi dal prendere della deco, saliamo a quindici metri nel blu e la guida con la bussola ci porta al sito dove ci sono gli altri gruppi di subacquei, praticamente sotto la barca, che chiamano “le cerniette” dove rimaniamo un altra ventina di minuti ad ammirare la vita lungo questi scogli a circa 12 metri e finiamo la bellissima immersione. Per la seconda immersione ci spostiamo praticamente dall'altra parte dell'isola, a Punta San Francesco, dove le pareti degradano dolcemente e sono molto frastagliate, a pochi metri dalla riserva integrale dove non si può fare nessuna attività, quindi nemmeno immergersi. Il mare si muove un pochino di più. Bella anche quest'immersione, anche qui con tantissima visibilità e tanta vita sottomarina, tra cui il piacevole incontro con una grande lepre di mare che sembra che voli agitando le sue ali.

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