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mercoledì 17 giugno 2009

# Diamantina

La mattina mi sveglio presto e la colazione inclusa dell’hotel è veramente buona. Scendo in centro e molti negozi stanno cominciando ad aprire. Nuvoloni si alternano a schiarite azzurre. Le stradine lastricate e irregolari sono molto ripide e ad ogni passo rischio le caviglie. Come tutte le città coloniali le case sono basse e colorate, con tante chiese più o meno interessanti. Passando di fronte ad un bar vedo una bella ragazza e mi fermo a prendere un caffè e fare due chiacchiere con lei. Dopo un ispezione delle strade e stradine, visito il museo del diamante, una vecchia casa coloniale con arredamenti d’epoca, alcune pietre e oro raccolti nei dintorni, didascalie sulla storia della città.
Nei primi anni del 1700 i “Bandeirantes” trovarono dei diamanti nei pressi delle montagne conosciute dagli indigeni come “montanhas frias”. Diamantina venne fondata col nome di Arraial do Tijuco nel 1713 e divenne presto un importante centro minerario. Tutt’oggi l’attività mineraria è la base della sua economia. Nel 1831 cambiò il nome in quello attuale. Dopo essermi fermato a pranzare, veramente bene, in un ristorante “a kilo” nel centro, visito la casa di Chica da Silva, una ex-schiava che diventò l’amante di un ricco funzionario, contraente delle tasse, della corona portoghese. Personaggio controverso, un simbolo d’emancipazione per le persone di colore. Ci sono tante storie e leggende su questa donna e da queste è stata tratta una telenovela molto apprezzata qui in Brasile.
La curiosità mi spinge fino alla città bassa, da dove parte un sentiero, chiamato “Caminho dos escravos” strada degli schiavi, l’antica strada che conduceva fino a Paraty e poi a Rio de Janeiro.
La risalita verso l’hotel è veramente dura.
L’architettura coloniale, colorita e allegra si integra bene con le montagne che circondano la città.

gigipeis

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