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martedì 9 giugno 2009

# Ouro Preto

I bandeirantes erano gruppi di avventurieri che partirono dalle zone costiere del Brasile verso l’interno del continente, ancora inesplorato, alla ricerca di metalli, pietre preziose e indigeni da ridurre in schiavitù. La leggenda narra che uno di questi, in una spedizione, si fermo per dissetarsi e sul fondo del ruscello trovò frammenti di uno strano metallo nero, più tardi, scoprì che era oro ricoperto da ossido di ferro. In pochi anni si trovarono vasti giacimenti d’oro, i più importanti del nuovo mondo. Ouro Preto (in italiano oro nero) fu fondata nel 1711 e diventò la capitale dello stato di Minas Gerais. Fu questo stato del Brasile che dettò le regole di una folle, sfrenata e brutale corsa all’oro. Fino alla fine del XVIII secolo la metà di tutto l’oro del mondo fu estratto dagli schiavi del Minas Gerais, che veniva subito trasportato in Portogallo. Forse, l’unico beneficio ottenuto dal Brasile, fu la nascita di cittadine minerarie ricche di chiese barocche e edifici coloniali arrampicati sulle colline del Minas Gerais.
Ouro Preto è un vitale centro d’istruzione e una delle destinazioni turistiche più visitate dai brasiliani. Di tutte le cittadine storiche è quella che ha il centro coloniale più grande. Strade lastricate strette, sconnesse e ripidissime in uno scenario, che se non fosse per le automobili, fermo nel tempo.
Mi fermo qui quasi una settimana, di giorno passeggiando e visitando musei, chiese, la vicina Mariana e una miniera, le notti passate nella città bassa dove c’è una festa “Junina”: concerti di musica “forro” e “sertaneja”, spettacoli di danza (la, più o meno, tipica quadriglia), bancarelle di cucina e bevande alcoliche regionali.

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