_____www.gigipeis.blogspot.com______

_____www.gigipeis.blogspot.com______

martedì 9 giugno 2009

# Arrivo ad Ouro Preto

La luce del sole filtra attraverso le fessure degli scuri delle finestre chiusi. Non riesco a dormire. Devo alzarmi ed andare in giro. Il corpo non sembra stanco ma mi sento il cervello come se fosse avvolto da una pellicola di cellophane. Gli scossoni, le curve e controcurve, le frenate e la strada dissestata, non mi hanno permesso di dormire in autobus.
Rio de Janeiro – Ouro Preto.
Sono partito alle 23:30 dal terminal rodoviario “Novo Rio”
e sono arrivato poco dopo le 6.
Mi fermo un po’ nella fredda stazione degli autobus, c’è solo un bar aperto e mi prendo un caffè, c’è poca gente, ad un tavolino due donne francesi, con la lonely planet, non si scambiano una parola, nemmeno loro devono aver dormito tanto. Una coppia con gli zaini ad un altro tavolino. Tre ragazzi che ridono e scherzano ad alta voce che aspettano il primo bus e che sicuramente hanno dormito nei loro comodi letti. Altre persone sparse qua e là. Un signore prende il caffè al banco, di fianco a me. Finito il mio caffè metto lo zaino in spalla e faccio per incamminarmi, il signore al mio fianco mi chiede se ho bisogno di informazioni turistiche, gli faccio notare che il chiosco delle informazioni turistiche è ancora chiuso ma mi dice che lui è l’impiegato e che sta aprendo.
Mi dà una mappa e mi dice un po’ di cose, mi consiglia un ostello e mi spiega come arrivare. L’ostello non è lontano da praça Tiradentes, il centro, che non è lontano dalla stazione, si può andare a piedi. Zaino in spalla,
dopo una cinquantina di metri l’asfalto diventa selciato, c’è una chiesa con una piazzetta davanti da dove si può vedere uno scorcio del bel paesaggio di montagna e la cittadina storica senza nessun edificio in stile moderno ad inquinare l’ambientazione coloniale. Faccio qualche foto. Riprendo il cammino ed in poco tempo mi trovo in praça Tiradentes, anche qui mi fermo pochi minuti per guardarmi intorno poi prendo la strada per l’ostello, centocinquanta metri più in là. Suono il campanello e mi accoglie una simpatica signora di colore che mi offre un caffè, mi spiega come funziona l’ostello, mi dà le lenzuola e una coperta poi mi manda a riposare. Mi sdraio sul primo letto vuoto che trovo, mi giro e mi rigiro, cerco invano di dormire ma alle dieci, dopo una bella doccia calda, vado a fare un giro.
Appena esco dal portone, in cielo,
aquiloni e avvoltoi.

gigipeis

free counters