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sabato 21 marzo 2009

West Bank Luxor

Seduto ad un tavolino sul tetto dell’Oasis hotel, aspettando il tramonto e bevendo un te, scrivo queste righe sul quaderno verde che mi ha regalato la mia amica Sonia prima di partire.
Alle 8 vado, con un pulmino che parte dall’hotel, a fare un escursione sul lato occidentale di Luxor, dall’altra parte del Nilo. È un escursione organizzata e nel gruppo ci sono americani, crucchi, giapponesi e argentini, la guida è una ragazza che parla inglese ma anche un po’ di italiano.
Attraversiamo il Nilo sul ponte, circa sei chilometri a sud di Luxor, vicino al fiume tanti campi di canna da zucchero, sullo sfondo aspre colline ed il deserto.
La prima tappa è La Valle dei Re, il solo nome è pieno di atmosfera romantica, ed è qui che la vetta più alta delle colline circostanti, che sembra una piramide, osserva i turisti venuti da tutto il mondo per visitare le tombe di alcuni grandi sovrani che l’ Egitto abbia mai conosciuto.
Dal centro visitatori, dove la guida ci mostra un modello in silicone della valle e ci racconta un po’ della storia del sito, raggiungiamo le tombe con il tuf-tuf, un piccolo trenino elettrico.
Fare foto o filmati dentro le tombe è severamente vietato, anche senza flash, si rischia una megamulta e il sequestro della pellicola o della memory-card, quindi mi guardano in faccia e mi dicono che è meglio lasciare la macchina fotografica nel guardaroba che c’è all’ingresso.

Fermi davanti alla tomba di Sethi I, chiusa al pubblico, la guida ci spiega altre cose e ci mostra alcune foto. La prima tomba che visitiamo è quella di Ramesse I, molto semplice, con un breve corridoio che conduce all’unica camera funeraria dove si trova il grande sarcofago di granito rosa. La camera è decorata con testi del “Libro delle Porte” e scene dove il faraone è al cospetto delle divinità.
La valle dei Re è piena di turisti, e per entrare nella tomba di Ramesse IX bisogna fare una lunga coda sotto il sole cocente, sudando e bestemmiando. Un ampio ingresso, un lungo corridoio in discesa, una grande anticamera ornata da immagini di animali, serpenti e demoni, ispirate dal “Libro dei Morti”, una sala colonnata e poi un breve corridoio che conduce alla camera funeraria. Questa tomba non fu mai completata, ma i dipinti sono ben conservati.
L’ultima tomba che visitiamo (il biglietto comprende la visita solo di tre tombe) è quella di Ramesse IV, che era già nota in epoca Tolemaica, e le pareti sono piene di graffiti di antichi visitatori (alcuni risalenti al 278 a.C.), i dipinti sono molto malconci e deteriorati però il sarcofago è uno dei più maestosi della necropoli.
Qui c’è anche la famosa tomba di Tutankhamun, la più grande scoperta di tutta la storia dell’archeologia egiziana fatta da Howart Carter nel 1922, ma per visitarla si paga a parte ed è molto cara, nessuno del gruppo la vuole visitare, in più tutto il corredo funebre sta nel Museo Egizio del Cairo e l’ho già visto, dentro la tomba rimangono solo l’ultimo sarcofago e la mummia.
Recuperata la macchina fotografica, con il tuf-tuf ritorniamo al centro visitatori e quindi al pulmino, per poi raggiungere un negozio di vasi e cimeli in alabastro, realizzati artigianalmente come gli antichi egizi, ci mostrano come si realizzano, ma quasi nessuno compra qualcosa.
La tappa successiva è il tempio di Hatshepsut nella zona di Deir el-Bahri.

Hatshepsut è il più famoso faraone donna dell’antico Egitto, Figlia di Thutmosis I, sposata al fratellastro Thutmosis II e madre di Thutmosis III, Hatshepsut riuscì a sfidare la tradizione e a installarsi saldamente sul trono dei faraoni. A partire da quel momento Hatshepsut divenne la personificazione femminile di un ruolo maschile, rappresentata sia come donna che come uomo, vestita con abiti maschili, dotata di accessori maschili e addirittura della barba finta tradizionalmente esibita dai faraoni. Pare che nei suoi 15 anni di governo coincisero con un periodo di pace e prosperità. Quando Tuthmosi III salì al potere, fece eliminare tutti i riferimenti della madre dalla storia Egizia. La tomba fu ritrovata da Howard Carter negli scavi del 1903 ma la mummia non è stata ritrovata.
Nel corso dei secoli questo tempio fu più volte devastato, prima da Tuthmosi III, poi Akhenamen tolse tutti i simboli del dio Amon e i primi cristiani lo trasformarono in monastero, sfigurando le divinità pagane. Punto centrale di questo edificio è una struttura colonnata progettata ed eretta da Senemut, principale collaboratore della regina. La costruzione si trova al culmine di una serie di terrazze che un tempo erano decorate da giardini.

Dopo questo magnifico tempio(anche se con un aria di esagerato restauro) ci dirigiamo alla Valle delle Regine, dove ci sono le tombe di regine, principi e principesse di epoca Ramesside. Visitiamo due tombe, la tomba di Titi, probabilmente moglie di Ramesse III, formata da un corridoio che conduce a una cappella quadrata, dalla quale si accede alla camera funeraria e a due piccoli ambienti, sulla sinistra è scavato un pozzo, di circa 4 metri dove c’era il sarcofago in legno. I dipinti sono molto sbiaditi ma ben riconoscibili.
La seconda e più interessante tomba, è quella del figlio di Ramesse III e forse di Titi che ha un nome difficile da ricordare ed apparentemente impronunciabile: Amonherkhepshef. Stupendi e brillanti rilievi. Morì in tenera età ed è raffigurato tenuto per mano al padre che lo presenta agli dei che lo accompagneranno nell’aldilà, il piccolo indossa un gonnellino, i sandali e ha la tipica treccia dei giovani egizi.
Prima di ritornare a Luxor ci fermiamo lungo la strada ad ammirare e fotografare i due Colossi di Memnone, un po’ deludenti dal mio punto di vista, che li immaginavo meno deteriorati. Due statue di 18 metri che sorvegliano la valle e facevano parte di un colossale tempio, quasi del tutto scomparso.

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